25/08/21

Recensione di Becoming La mia storia di Michelle Obama

 

Trama: Quando era solo una bambina, per Michelle Robinson l’intero mondo era racchiuso nel South Side di Chicago, dove lei e il fratello Craig condividevano una cameretta nel piccolo appartamento di famiglia e giocavano a rincorrersi al parco. È stato qui che i suoi genitori, Fraser e Marian Robinson, le hanno insegnato a parlare con schiettezza e a non avere paura. Ma ben presto la vita l’ha portata molto lontano, dalle aule di Princeton, dove ha imparato per la prima volta cosa si prova a essere l’unica donna nera in una stanza, fino al grattacielo in cui ha lavorato come potente avvocato d’affari e dove, la mattina di un giorno d’estate, uno studente di giurisprudenza di nome Barack Obama è entrato nel suo ufficio sconvolgendole tutti i piani. In questo libro, per la prima volta, Michelle Obama descrive gli inizi del matrimonio, le difficoltà nel trovare un equilibrio tra la carriera, la famiglia e la rapida ascesa politica del marito. Ci confida le loro discussioni sull’opportunità di correre per la presidenza degli Stati Uniti, e racconta della popolarità vissuta – e delle critiche ricevute – durante la campagna elettorale. Con grazia, senso dell’umorismo e una sincerità non comune, Michelle Obama ci offre il vivido dietro le quinte di una famiglia balzata all’improvviso sotto i riflettori di tutto il mondo e degli otto anni decisivi trascorsi alla Casa Bianca, durante i quali lei ha conosciuto meglio il suo Paese, e il suo Paese ha conosciuto meglio lei.

Becoming ci conduce in un viaggio dalle modeste cucine dell’Iowa alle sale da ballo di Buckingham Palace, tra momenti di indicibile dolore e prove di tenace resilienza, e ci svela l’animo di una donna unica e rivoluzionaria che lotta per vivere con autenticità, capace di mettere la sua forza e la sua voce al servizio di alti ideali. Nel raccontare con onestà e coraggio la sua storia, Michelle Obama lancia una sfida a tutti noi: chi siamo davvero e chi vogliamo diventare? 

Da quando quest'autobiografia è uscita, mi riprometto di leggerla.
Finalmente è arrivato il suo momento, benché le quasi 500, dense, pagine l'abbiano resa un'impresa intensa.

Non conoscevo molto, se non superficialmente, l'ex first lady, e l'ho trovato utile.
Michelle si presenta come un comune essere umano, fallibile, ma resiliente e così la sua famiglia.
Non ha mai avuto nulla di regalato, ha dovuto tirare fuori unghie ed artigli per ogni cosa, anche la più semplice, perché, per una donna afroamericana, non è scontato niente.
Eppure ce l'ha fatta. E così suo marito.
E' una figura positiva, si è battuta per un'alimentazione sana in un paese dove i fast food regnano e lo sport e il movimento sono praticati a macchia di leopardo per più ragioni.
Ha lottato per le famiglie dei militari, per la sanità e per l'istruzione di tutti i giovani affinché sia garantita e loro consapevoli di poterla richiedere, per far capire l'importanza di arte e musica che sembrano un lusso, ma sono, in realtà, un'esigenza fondamentale per l'esperienza educativa. Una buona formazione può fare la differenza.
E' anche riuscita, come il marito, ad essere un genitore presente ed amorevole, nonostante i  molti impegni, ed anche una professionista coscienziosa e determinata.
Però al suo posto non definirei la Regina Elisabetta empatica e la sua convinzione che l'umanità sia importante di etichetta e protocollo. Diana e Meghan non concorderebbero.

Questo libro è stato importante perché mi ha mostrato l'America nel bene e nel male e soprattutto nelle sue parti più controverse, ad esempio la questione dei neri, una convivenza ostile e dalle origini radicate nel tempo.
I bianchi si mostrano superiori, lì, anche i mediocri perché è il messaggio che passa, intolleranza e xenofobia perché viste come "giuste".
Inoltre, come può un nero avere fiducia nel governo quando, ai tempi dei nonni e dei genitori, non si potevano avere le tessere sindacali o fare lavori specializzati se di colore, quando per sperare in una promozione ci si doveva impegnare anche fuori da lavoro e, nel mentre, oltre ai bianchi, perfino gli immigrati europei li superano?
Le cose nel tempo sono cambiate, a volte perché qualcuno ha fatto qualcosa, ma sfiducia e negatività hanno messo radici, difficili da sradicare.
La politica degli Obama ha dato anima e corpo per far cambiare le cose (poi è arrivato Trump...), anche solo con i discorsi di Michelle su dove l'ha portata il suo impegno, pur nera e donna.

La gente non ama non saper collocare le cose in un gruppo prestabilito, nel caso di Michelle è stato difficile far coincidere chi era col luogo da cui veniva e con quello dove voleva andare.
E pensare a dove potremmo arrivare, fossimo capaci di aprire le porte e superare pregiudizi e stereotipi!
"Foste non fatti per viver come bruti, ma per conseguire virtute e conoscenza" (a braccio, la ricordo così). Dante docet.
L'importante  è non arrendersi. Dopo aver riflettuto è tempo di agire perché la vita è breve. Dobbiamo anche ricordarci di avere un peso politico, ma pure di cercare di essere preparati ad argomentare bene le nostre idee.
Gli Obama non sono perfetti, ma hanno dato loro stessi al 100%, prendiamo il meglio e cerchiamo di darci dentro!

Finito il 07/04/21


2 commenti:

  1. ciao! mi ispira molto ce l'ho in wl ma non avendo letto molte bio ho sempre paura di arenarmi...

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    1. È particolare... Ci vuole sicuramente determinazione perché, per quanto interessante, è corposa e ricca di concetti a noi un po'distanti.ma vale la pena.

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