31/08/21

Doppia recensione: Fate The Winx Saga di Ava Corrigan e L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde


 Trama: Alla prestigiosa scuola di magia di Alfea, studenti di tutto l'Oltremondo imparano a padroneggiare i propri poteri. Tra loro ci sono le Winx, cinque ragazze molto diverse che si sono ritrovate a vivere insieme loro malgrado. L'atletica Aisha, una Fata dell'Acqua talentuosa ma talvolta vittima del suo stesso perfezionismo; l'empatica Musa, che preferisce tenere le persone a distanza per non finire sopraffatta dalle loro emozioni; Terra, insicura e goffa, che nei momenti di crisi sa però tirare fuori risorse inaspettate attingendo alla magia della natura; la bellissima Stella, Fata della Luce con un futuro da regina, dallo stile impeccabile e i modi altezzosi. E infine Bloom, l'unica a provenire dal mondo degli uomini, dotata di una magia del fuoco tanto potente da essere incontrollabile. Quando antiche creature malvagie che le fate credevano sconfitte per sempre riappaiono seminando morte, le Winx dovranno unire le forze per sconfiggerle. E un segreto riaffiorerà dalle tenebre del passato, un segreto sconvolgente che potrebbe cambiare per sempre il loro destino e il loro mondo...

Questo libro è senz'arte né parte, utile solo a ripassare la serie Tv e non è possibile rivederla.

C'è stato un momento divertente, per il resto non c'è originalità o voglia di approfondire, né licenze o episodi extra, anzi qualche sfumatura che ho colto nella serie tv qui non è nemmeno menzionata.

E' tutto molto superficiale, consente attaccamento solo a chi ha visto gli episodi, ma non so quanti lettori che non l'hanno vista potrà attirare. Almeno mi pare scritta abbastanza bene.


2 Rose e nemmeno da far la fatica di mettere il codice.


Trama: Nell'angusta atmosfera vittoriana di fine Ottocento irrompe uno straordinario scrittore capace di mettere sulla scena il teatro delle idee e dei problemi sociali. L'importanza di chiamarsi Ernesto, considerato da molti il capolavoro di Oscar Wilde, debuttò trionfalmente a Londra il 14 febbraio del 1895, riuscendo a ottenere moltissime repliche in tutta l'Inghilterra. In questa "commedia frivola per persone serie" Wilde, raffinato e provocatorio come sempre, stravolge i canoni narrativi e usa un linguaggio diretto e ricco di rimandi a situazioni comiche e imbarazzanti. Ne risulta un arguto e pungente scorcio dell'aristocrazia inglese, un mondo dove la forza degli individui risiede in quello che dicono e non in quello che fanno, nel blasone e non nelle idee. Ernesto è l'uomo che tutte le dame - e non solo - vorrebbero avere. E per aggiudicarselo sarebbero disposte a tutto. Una commedia di costume, brillante e moderna in grado, ancora oggi, di far amare questo personaggio e il suo creatore.


Questo è un testo teatrale cui non avevo mai prestato attenzione.

La società delle classi agiate diventa un mondo immateriale, privo di realtà psicologica, morale, fisica ed è tutto puro stile.

L'azione è un pretesto per elefanti conversazioni o dialoghi, seppure fini per il lettore.

E' una lettura particolare, atipica, l'autore ribalta molto volontariamente le situazioni: le donne qui comandano, valgono più il nome o le parole che la persona o i fatti (in quest'ultimo caso, a volte è così).

Ciò che è chiaro è che l'upperclass appare, ma non è.

Certo è che dev'essere dura per un attore rimanere serio e non farsi vedere divertito per risultare credibile anche durante le scene comiche (pure se comiche, effettivamente non sono, ma nella pratica la risata la strappano).

Wilde era proprio un maestro ad indagare l'animo umano, sin nelle sue più nascoste ipocrisie!

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