31/05/17

Recensione di La fioraia del Giambellino di Rosa Teruzzi

Trama: Avvicinandosi il tanto atteso giorno delle nozze, Manuela, ragazza milanese romantica e un po' all'antica, sogna di realizzare il suo desiderio più grande: essere accompagnata all'altare dal padre. Il problema è che lei quel genitore non l'ha mai conosciuto e non sa chi sia. È un segreto che sua madre ha gelosamente custodito, e che per nulla al mondo accetterebbe di rivelare. Stanca delle continue liti in famiglia per ottenere la confessione cui tanto tiene, a Manuela non resta che cercare aiuto altrove. Così bussa alla porta del vecchio casello ferroviario, dove abitano tre donne assai originali, sulle quali ha letto qualcosa in una pagina di cronaca nera: la poliziotta Vittoria, tosta e non proprio un modello di simpatia, sua madre Libera, fioraia con il pallino dell'investigazione, e la nonna Iole, eccentrica insegnante di yoga, femminista e post hippie. Sono tre donne diversissime, spesso litigiose, con il talento di mettersi nei guai ficcando il naso nelle faccende altrui. Saranno proprio loro, dopo le iniziali esitazioni, ad andare alla ricerca del misterioso padre. Le tracce, come in una caccia al tesoro di crescente suspense, le condurranno in giro per Milano e nei paesini della Brianza, a rivangare l'oscuro passato della madre di Manuela, custodito nei ricordi e nelle omertà di chi l'ha conosciuta da giovane. E a mano a mano che si avvicineranno alla soluzione del caso, si troveranno di fronte al dilemma: rivelare la scabrosa verità, oppure no? 

E ora ci divertiamo! Ho letto recentemente il primo romanzo ( Qui la recensione) e l'ho trovato assolutamente gradevole.
Questo secondo volume tiene alta la fama del primo, forse la migliora addirittura.
Ritroviamo Iole, Libera e Vittoria. Mi ha fatto piacere rivederle, le ho apprezzate meglio.
Questa volta c'è di mezzo l'indagine di una figlia che chiede di sapere chi è il padre oltre ad un bouquet per le nozze. La "cliente" di Libera è Manuela, vuole sposarsi con la coscienza pulita, ma la madre, Patrizia, le rifiuta questa verità. Libera inizialmente non vorrebbe perchè sa bene di non essere un'investigatrice, checchè ne dicano i giornali che l'hanno resa celebre innanzitutto come fioraia. Ma nonna Iole non accetta dinieghi

Recensione di Lui è tornato di Timur Vermes

Trama: Ricordate Le memorie di Schmeed di Woody Allen?: “Nella primavera del 1940, una grossa Mercedes venne a fermarsi davanti al mio negozio di barbiere al 127 di Königsstrasse ed entrò Hitler. ‘Voglio una spuntatina leggera’ disse ‘e non tagliatemi molto sopra.’” Schmeed, il barbiere del Reich, depositario dei segreti del Führer. Ecco: il romanzo di Timur Vermes sembra rimandare alla comicità di Allen. È l’estate del 2011. Adolf Hitler si sveglia in uno di quei campi incolti e quasi abbandonati che ancora si possono incontrare nel centro di Berlino. Egli non può fare a meno di notare che la guerra sembra cessata; che intorno a lui non ci sono i suoi fedelissimi commilitoni; che non c’è traccia di Eva. Non può non sentire un forte odore di benzina esalare dalla sua divisa sudicia e logora; e non riesce a spiegarsi l’intorpidimento delle sue articolazioni e la difficoltà che prova nel muovere i primi passi in una città piuttosto diversa da come la ricordava. Regna infatti la pace; ci sono molti stranieri; e una donna (sì, proprio una donna, per giunta goffa), tale Angela Merkel, è alla guida del Reich. 66 anni dopo la sua fine nel Bunker, contro ogni previsione, Adolf inizia una nuova carriera, stavolta a partire dalla televisione. Questo nuovo Hitler non è, tuttavia, né un imitatore, né una controfigura. È proprio lui, e non fa né dice nulla per nasconderlo, anzi, è tremendamente reale. Eppure nessuno gli crede: tutti lo prendono per uno straordinario comico, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti lo imitano. Il mondo che Hitler incontra 66 anni dopo, infatti, è cinico, spudorato, bramoso di successo e incapace di opporre qualsiasi resistenza al “nuovo” demagogo. Al massimo riesce ad apporre il compulsivo “mi piace” “non mi piace” dei social network. Farsa, satira, pura comicità, analisi spietata e corrosiva del nostro tempo, il romanzo d’esordio di Timur Vermes è un gioiello di intelligente umorismo, ed è divenuto in breve tempo, grazie al passaparola, un fenomeno editoriale con pochi precedenti. 

Parlare di "Lui è tornato secondo me è difficilissimo, benchè sembri facile.
Hitler si risveglia un giorno del 2011 in Germania, in un campo di Berlino, ricorda solo che fossero gli ultimi giorni di aprile.
Si accorgerà con sgomento di essere nel "futuro" e ben presto se ne da una spiegazione logica, accetta l'aiuto dell'edicolante che lo aiuta quando lo vede inizialmente barcollante poco dopo il risveglio e che gli trova anche lavoro, pensando si tratti di un comico che interpreti Hitler.

27/05/17

Recensione di La ragazza del treno di Paula Hawkins

Trama: La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua.
Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos’ha visto davvero Rachel?
Nelle mani sapienti di Paula Hawkins, il lettore viene travolto da una serie di bugie, verità, colpi di scena e ribaltamenti della trama che rendono questo romanzo un thriller da leggere compulsivamente, con un finale ineguagliabile. Decisamente il debutto dell’anno, ai vertici di tutte le classifiche.

La ragazza del treno, non si può negare, è un fenomeno editoriale, tanto che ne è stato perfino tratto un film che spero di vedere presto.
Non sapevo cosa aspettarmi, ma mi ha sorprendentemente colpita.
La storia è narrata da tre voci narranti femminili: Rachel, Megan, Anna. Non capiremo poi molto del perchè loro tre e non solo una o due voci narranti se non alla fine .
Tutto inizia dai viaggi in treno di Rachel dalla periferia di Londra verso la city. Lei ama i treni ed è solita immaginare le vite degli altri, in particolare di una giovane coppia che abita vicino alla sua vecchia casa, quella dove abitava con l'ex marito Tom, che ama ancora follemente e ciò le causa molte grane con l'attuale moglie poichè ha comportamenti molesti dovuti all'alcolismo in cui è caduta da alcuni anni.
Ma ai vicini dell'ex marito è istintivamente affezionata. Le sembrano una coppia perfetta, dolce, in armonia. Ha inventato nomi, professioni, delineato i caratteri. Finchè non vede qualcosa che non deve e poi il giorno dopo la sua "Jess" scompare. Scoprirà allora che si chiama Megan e la Hawkins ci farà vedere chi è   realmente.

Recensione di Noi due ai confini del mondo di Morgan Matson

Trama: Amy Curry pensa che la sua vita sia uno schifo. Suo padre è recentemente scomparso in un incidente d’auto e sua madre ha deciso di trasferirsi dalla California al Connecticut, proprio durante il suo ultimo anno di scuola. Il viaggio in macchina per raggiungere la costa opposta degli Stati Uniti è lunghissimo, e con lei ci sarà Roger, figlio di un’amica della madre, che Amy non vede da quando erano bambini. Perciò, quando se lo trova di fronte, Amy ha uno strano sussulto, che però è brava a nascondere. La verità è che non è esattamente entusiasta all’idea di attraversare il Paese con qualcuno che non conosce, ma la strada è infinita e bisogna darsi il cambio alla guida. Il tragitto scrupolosamente programmato da sua madre viene però completamente stravolto, via via che l’iniziale diffidenza tra i due diventa simpatia, e il viaggio si trasforma, ora dopo ora, in qualcosa di diverso, molto speciale e più profondo… Noi due ai confini del mondo è un grande successo internazionale, un viaggio romantico e indimenticabile che vorresti non finisse mai.

Mi sono trovata a dover leggere un libro di viaggi on the road, genere che non apprezzo molto.
"Noi due ai confini del mondo"  invece è stato carino e scorrevole, anche se la mia passione per la tipologia di romanzo resta bassa(e nonostante fosse un NA/romance newton, ma quello è un altro discorso...).
Amy Curry da tre mesi fa finta di vivere, dalla morte del padre. Ha chiuso tutti fuori, non prova nulla, sa che deve fare finta che tutto sia a posto ma è anche consapevole che deve tenere le distanze se non vuole crollare. Poi sua madre decide che devono andare a vivere in Connecticut, via dalla solare California. Amy non vuole lasciare la sua casa anche se nulla sarà come prima e ci si mette pure l'imprevisto: lei non guida più quindi dovrà fare il tragitto in auto con Roger, il figlio di un'amica della madre, fino alla sua nuova casa.

14/05/17

Recensione L'eroe perduto . Gli eroi dell'Olimpo di Rick Riordan

Trama: Jason si risveglia in uno scuolabus, accanto al suo migliore amico e a una bellissima ragazza. Ed è terrorizzato. C'è infatti un piccolo problema: non ricorda assolutamente nulla di sé. E quando una torma di spiriti della tempesta cerca di ucciderlo, qualcosa gli suggerisce che dovrà al più presto venire a capo del mistero. Piper non si spiega perché il suo ragazzo non si ricordi di lei. Da qualche giorno il mondo sembra impazzito: suo padre si è volatilizzato, incubi ricorrenti la tormentano e una ragazza di nome Annabeth dice di essere in cerca di un tale Percy Jackson, scomparso dal Campo Mezzosangue... Leo ha sempre avuto un'attrazione per il fuoco, e quando arriva al Campo si sente stranamente a casa. Sarà quello il motivo per cui tutti gli dicono che una parte di lui discende dagli dei? Nel frattempo Era è stata rapita dai giganti, che minacciano di ucciderla. C'è solo un modo per salvarla, e solo tre semidei discendenti da antiche divinità Romane potranno affrontare l'impresa.

Se sono sorpresa? Eccome!
Questa è la seconda serie di Riordan che leggo. Non è stato casuale perchè ho intenzione di concludere il cerchio con le avventure di Jackson anche con questa pentalogia. Certo, lui non è più il protagonista indiscusso, ma è senz'altro importante.
La storia inizia con Jason che si sveglia durante la gita scolastica non ricordando nulla della sua vita. E' con la sua ragazza Piper e il suo amico Leo (o almeno così dicono loro) e vengono attaccati da alcune forme nebulose e da mostri che scoprono essere spiriti della tempesta. Qui i tre scopriranno che il coach Hedge, loro direttore della scuola correttiva che frequentano, è in realtà un satiro che si sacrifica per loro per permettere di raggiungere il campo Mezzosangue grazie all'arrivo di Annabeth, semidea della casa di Atena che cercava però lo scomparso Percy Jackson.

Recensione di Hollow City di Ransom Riggs

Trama: Chi è Jacob Portman? Un ragazzo qualunque finito dentro un’avventura più grande di lui, o un predestinato, uno Speciale dai poteri prodigiosi, cacciatore di mostri terrificanti? Nessuno conosce la verità. L’unica cosa certa è che sembrano trascorsi secoli dal giorno in cui la misteriosa morte del nonno lo ha spinto a indagare sul passato della sua famiglia, catapultandolo sull’isoletta di Cairnholm, al largo delle coste gallesi. È qui che si imbatte nella bizzarra e affascinante combriccola degli Speciali: creature dotate di curiosi e irripetibili poteri, membri superstiti di una stirpe meravigliosa, costretti, per sfuggire alla persecuzione di un mondo ottusamente normale, ad affidarsi alle inflessibili cure di Miss Peregrine, la donna-uccello in grado di manomettere il tempo. Ma ora che Miss Peregrine è ferita e non riesce a recuperare le proprie sembianze umane, i ragazzi speciali e Jacob dovranno vedersela da soli con chi minaccia di distruggerli, e così abbandonare l’eterno presente in cui hanno vissuto per avventurarsi nel mondo reale. 

E così il secondo volume della trilogia di Riggs ricomincia esattamente da dove ci eravamo lasciati, quando Jacob e gli Speciali combattono Vacui e Spettri e cercando di salvare Miss Peregrine, per poi darsi alla fuga. E riescono in tutto, ma Miss P non riesce a tornare umana. Qualcosa non va.

Recensione Il sentiero del bosco incantato di Rosamund Hodge

Trama: All’età di quindici anni, Rachelle era la migliore allieva di sua zia: aveva appreso le arti magiche e proteggeva il villaggio dalla magia nera. Ma la sua natura impavida la portò ad abbandonare il sentiero sicuro e a inoltrarsi nel bosco, per poter liberare una volta per tutte il suo mondo dalla minaccia dell’oscurità eterna. L’incontro proibito non diede i risultati sperati, e Rachelle fu costretta a fare una scelta terribile che la legò a quello stesso Male che aveva sperato di sconfiggere. Tre anni più tardi, Rachelle ha messo la sua stessa vita al servizio del Regno, combattendo creature mortali nel vano tentativo di espiare la propria colpa. Quando il re le ordina di proteggere il figlio Armand, l’uomo che lei odia con tutta l’anima, Rachelle riesce a farsi aiutare proprio da lui a trovare la spada leggendaria che potrebbe salvarli. Insieme, i due compiranno un viaggio pericoloso attraverso l’opulenza e le insidie delle élite di corte, dove non possono fidarsi di nessuno. Inaspettatamente alleati, Rachelle e Armand scopriranno l’esistenza di pericolosi, giganteschi complotti e magia occulta… e un amore che potrebbe essere la loro rovina. All’interno di un palazzo maestoso costruito su ricchezze incredibili e segreti pericolosi, riuscirà Rachelle a fermare l’arrivo di una notte senza fine?

Il sentiero del bosco incantato è il secondo libro di Rosamund Hedge, autrice che ho scoperto di apprezzare in seguito alla lettura di "Bellezza crudele" perchè fa rivisitazioni di fiabe, sottogenere che adoro.
Solo che se, mentre la prima opera è più romantica benchè sia ambientata in un mondo grigio e senza speranza, questa è più cupa. 

10/05/17

Recensione L'amico immaginario di Matthew Dicks

Trama: Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma, detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per fortuna c'è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta la sua storia. Finché un giorno accade qualcosa di terribile: Budo vede Max uscire nel cortile della scuola e sparire nell'auto della signora Patterson, la maestra di sostegno. Lo chiama, gli ordina di fermarsi, lo rincorre, ma è tutto inutile. L'auto sfreccia via e per la prima volta Budo è solo. Da quel momento, di Max non si hanno più notizie. E quando a scuola arriva la polizia per interrogare gli insegnanti, Budo è l'unico a sapere con certezza che la signora Patterson non sta dicendo la verità. Ma nessuno al mondo può sentire le sue parole, nessuno, tranne il suo amico scomparso... Dov'è finito Max? Che cosa può fare Budo per risolvere un mistero più grande di lui e riaverlo con sé? 

Questo romanzo è stato una vera sorpresa, comprato per caso durante la spesa.
Tratta di autismo, tema che mi interessa, ma in modo insolito ovvero con la narrazione dell'amico immaginario del protagonista. Infatti la storia verrà narrata da Budo, l'amico di fantasia di Max, un bambino autistico che vive con difficoltà ogni giorno.
Budo ci rivela un mondo sconosciuto:  scopriamo infatti che gli amici immaginari sono moltissimi, tutti diversi tra loro e solo pochi vivono a lungo. Budo è un fuoriclasse: sei anni, al contrario degli altri che vanno dai pochi minuti ai tre anni. Mediamente con l'ingresso a scuola iniziano a morire. Probabilmente Max, coi suoi problemi, ha molto bisogno di lui. Infatti Budo lo aiuta, lo suggerisce, sa prenderlo meglio dei suoi genitori. 

01/05/17

Recensione La ragazza dai sette nomi di Hyeonseo Lee


Trama: Come tutti i bambini cresciuti nella Corea del Nord anche Hyeonseo Lee pensa che il suo paese sia «il migliore del mondo». È una «brava comunista», studia le gesta leggendarie del Caro Leader Kim Il-sung, partecipa alle coreografie di massa organizzate dal Partito e crede che la Corea del Sud, l'acerrimo nemico, sia un paese poverissimo, pieno di senzatetto, dove la gente muore per le strade e gli odiati yankee si divertono a prendere a calci bambini e disabili. Per lei, proveniente da una famiglia della classe media «leale» nei confronti del regime, le cose cambiano all'improvviso quando, nel 1994, la Corea del Nord viene sconvolta da una terribile carestia. È allora, nel vedere molti suoi connazionali morire di fame o sopravvivere a stento cibandosi di erba, insetti e corteccia d'albero, che Hyeonseo, appena diciassettenne, comincia a interrogarsi sulla reale natura del proprio paese e a dubitare delle verità confezionate dalla propaganda. Ed è allora che si accorge che al di là del confine, in Cina, poco lontano dalla sua casa di Hyesan, le luci non si spengono mai. E che forse, dall'altra parte del fiume ghiacciato, un'altra vita è possibile. Comincia così la storia di una rocambolesca fuga da una dittatura spietata e corrotta, una fuga che la porterà dapprima a vivere da illegale nella Cina del tumultuoso sviluppo economico, e in seguito a Seul, la capitale del Sud, dove riuscirà a condurre anche la sua famiglia dopo un avventuroso viaggio di oltre duemila chilometri attraverso il Sud­est asiatico. Una fuga vissuta quasi interamente in clandestinità e fatta di lavori precari, di interrogatori da parte delle autorità, di mediatori senza scrupoli pronti a vendere a caro prezzo il sogno di transfughi disperati, di celle sovraffollate, di notti solitarie trascorse nel ricordo di un'infanzia in fondo felice e nella speranza di un futuro ancora tutto da scrivere. La ragazza dai sette nomi, però, non è soltanto la storia di una «diserzione» o una preziosa testimonianza su uno dei regimi più oscuri, oppressivi e sprezzanti dei diritti umani, o, ancora, il resoconto di una lotta per la sopravvivenza e per un destino migliore, che accomuna coloro che fuggono dalla povertà, dalle guerre e dalle dittature sanguinarie. Quello di Hyeonseo Lee è soprattutto il racconto della ricerca di un'identità. Un'identità a lungo celata dietro documenti fittizi, diversa a seconda dei luoghi e delle circostanze, negata per la paura di essere scoperta e rimpatriata. Un'identità che forse resterà solo un sogno, sino a quando non esisterà una Corea finalmente unita.

Questo è un altro libro che ho letto in seguito alla citazione in un articolo di giornale.
E' la storia di Hyeonseo Lee, ragazza nord coreana, della sua fuga da quella che altro non è che una dittatura per cui si lotta poco per debellarla dal mondo, come andrebbe fatto con altri governi empi.
Io credo che le siano occorsi anni per metabolizzare le cose, trasformarle in un libro, parlarne e che farà i conti fino alla morte con quello che ha dentro.