27/02/17

Recensione di Il principe e la Neve - Le cronache di Edenir - VOlume I di Angela C. Ryan

Trama: Neve vive con l’eccentrico zio e il gatto Platone da quando è rimasta orfana. Non ha grilli per la testa e non ha grandi ambizioni, se non quella di sopravvivere al dolore per la perdita dei suoi cari. Un giorno, per caso, si ritrova catapultata attraverso uno strano specchio, in una Terra che sembra uscita dalle pagine di un romanzo dei genitori, scrittori di libri fantasy. 

Edenir, magica landa di un mondo parallelo, è lo scenario favoloso in cui le fate sono guerriere logorroiche, le streghe ansiose guaritrici e i principi sono tutt’altro che gentili e amabili. Jack, erede al trono, è freddo e scontroso con l’Estranea proveniente da oltre il portale magico. Neve, poi, sembra avere la strana capacità di coinvolgere entrambi in situazioni assurde e pericolose. 
A Edenir, però, la vita non trascorre tranquilla come dovrebbe. L'ombra di una guerra nata dalla sete di vendetta della regina Deliah, rifiutata dal giovane erede al trono, minaccia di oscurarne il cielo e così, mentre Jake si prepara a combattere l'ennesima guerra, Neve si renderà conto che c’è molto di più in cui sperare e che a volte, l’impossibile diventa possibile. 

Il principe e la Neve è un romanzo autopubblicato di Angela C. Ryan, autrice nostrana a cui secondo me viene data poca attenzione dagli editori (e merita! Non solo per "Tutta la pioggia del cielo che ho recensito qui ed è edito da Newton Compton), che ha necessitato di qualche anno prima di essere pronto alla pubblicazione secondo Angela.
Questo è il primo capitolo di una saga speciale che ci riporta a un fantasy abbastanza classico, ma non del tutto.
Protagonista è Neve, una ragazza forte che dalla morte dei genitori compie sforzi stoici per rimanere in piedi, sorridere e non lasciarsi mai abbattere. Peccato che questo modo di fare l'abbia praticamente isolata da tutti e le abbia messo la voglia di esistere, ma non di vivere. Credo che avrei avuto anch'io la forza di andare avanti, ma in maniera meno inflessibile della sua.
Un giorno suo zio le regala un portagioie che era appartenuto a sua madre e che lui ha fatto restaurare. Neve è felicissima. All'interno scopre uno specchietto ed un foglietto che la ragazza prende per lo spunto di un vecchio romanzo. Peccato che dopo averlo letto si trovi catapultata in un regno magico la cui accoglienza si palesa con una strana creatura volante che le punta una freccia in faccia, pretendendo di sapere chi lei sia.

23/02/17

Recensione di La Lettrice di Traci Chee

Trama: Sefia sa cosa significa dover sopravvivere. Dopo che il padre è stato brutalmente ucciso, è fuggita con la misteriosa zia Nin, che le ha insegnato a cacciare, seguire le impronte e rubare. Ma quando Nin viene rapita, Sefia rimane completamente sola. L’unico indizio che può aiutarla a ritrovare Nin è uno strano oggetto rettangolare che il padre ha gelosamente custodito fino al giorno della sua morte. Un manufatto mai visto prima, di cui nessuno le aveva mai parlato, perché nel mondo in cui è nata e cresciuta la lettura è un’attività proibita. Con l’aiuto di questo libro e di un ragazzo che nasconde oscuri segreti, Sefia cercherà di salvare la zia Nin e scoprire che cosa sia realmente accaduto il giorno in cui suo padre è stato ucciso. Con un meraviglioso alternarsi di storie di pirati, duelli di cappa e spada e assassini spietati, La lettrice è un’avventura raccontata in modo magistrale da uno straordinario nuovo talento. 

Cosa posso dire se non che è stata una lettura meravigliosa?
Onestamente non so cosa aspettarmi. Della Newton diffido! Innanzitutto il titolo è sì calzante con la storia anche se non vien riportato il titolo della saga, ma la ragazza.. Cacchio ci fa una biondina avvenente vestita con un abito a fiori ed un giubbino di jeans? Tutta bella curata? Passi non mettere una ragazza coi capelli neri (si scopre leggendo questo dato sulla protagonista), ma in un libro ambientato praticamente in un mondo semimedievale che ci fa una in abiti moderni? 
Escluse le rimostranze sulla copertina, la storia, ambientata in un mondo duro e senza libri, è speciale.

Recensione di Percy Jackson e la Battaglia del Labirinto

Trama: La guerra tra gli dei dell'Olimpo e i Titani è alle porte, e ancora una volta il Campo Mezzosangue è in pericolo: gira voce che Luke e il suo esercito siano a un passo dall'invasione. E se i confini del Campo non fossero sicuri come una volta? Per difendersi, Percy, Annabeth e Grover devono addentrarsi nel Labirinto di Dedalo, cbe forse nasconde una via d'accesso al Campo. Un tempo a Creta e ora nel sottosuolo nordamericano, il Labirinto è un mondo sotterraneo che nasconde pericoli e insidie indicibili, e gli insegnamenti di Quintus, il nuovo istruttore di tecniche da combattimento, si rivelano preziosissimi. Percy e i suoi amici lotteranno con nemici sempre più potenti e terrificanti, scopriranno la verità sulla scomparsa del dio Pan e dovranno scontrarsi con il terribile segreto custodito da Crono. L'ultima sfida ha inizio... e questo è solo la prima delle battaglie.

Siamo arrivati al quarto volume della serie e le cose iniziano a farsi parecchio interessanti. 
Nello scorso volume avevamo lasciato Percy che lascia fuggire Nico di Angelo, arrabbiato con lui perchè crede sia il responsabile della sorella Bianca, per proteggere il suo segreto di essere figlio di Ade e non peggiorare ulteriormente la situazione relativa alla profezia che riguarda un giovane semidio prossimo ai sedici anni e figlio di uno dei tre Dèi maggiori. Ancora una volta riescono a difendersi dalla minaccia di Crono, ma non per molto. Lo scontro è soltanto rimandato.
Questa volta incontriamo il nostro eroe alla giornata di orientamento presso la scuola diretta dal fidanzato della madre e dopo si aspetterebbe di andare ad un appuntamento con Annabeth. Ma le cose non vanno come dovrebbero, Percy viene attaccato da delle empuse (antenate dei vampiri) ed i due si trovano costretti a far ritorno al Campo Mezzosangue, in preparazione al conflitto imminente. Lì troveranno anche Grover giudicato dagli Anziani Satiri, i quali lo ritegono un irriverente per aver detto che "sente" Pan e gli affideranno solo un'altra settimana per trovarlo.

18/02/17

Recensione di Il Prigioniero del Cielo di Carlos Ruìz Zafòn

Trama: Barcellona, dicembre 1957. Nella libreria dei Sempere entra un individuo misterioso che acquista una preziosa edizione del Conte di Montecristo e la lascia in custodia a Daniel perché la consegni al suo amico Fermin. Il libro porta una dedica inquietante: "Per Fermin Romero de Torres, che è riemerso tra i morti e ha la chiave del futuro", firmato "13". Tra malintesi, imbrogli e minacciosi ricordi dal passato inizia l'indagine di Daniel per decifrare quella dedica enigmatica e capire quali segreti nasconde il suo fedele amico. Prima di potersene rendere conto, il giovane libraio viene catapultato in un passato che lo riguarda da vicino, dove la morte di sua madre Isabella si lega al destino di David Martin, il grande scrittore che dal carcere scrive Il gioco dell'angelo, e a quello del perfido editore Mauricio Valls, una vecchia conoscenza degli anni di carcere di Fermin. Quello che Daniel scoprirà non rimarrà senza effetti sulla sua vita, molte domande rimaste in sospeso avranno una risposta e lui si troverà in mano, inaspettatamente, la possibilità di vendicarsi.

Il prigioniero del cielo è il terzo capitolo della saga anche se in maniera non ufficiale. Infatti, secondo indicazioni dello stesso Zafòn possiamo leggere nell'ordine che si preferisce.
Io a fine lettura invece sono contenta di aver seguito "l'ordine originale", se non altro per come termina il libro e per come getta le basi del prossimo.
Questo volume ci fa tornare alla Barcellona dove abbiamo conosciuto Bea e Daniel con Juliàn Carax. Bea e Daniel sono sposati, hanno un bambino di pochi mesi e stanno aiutando Fermìn e la promessa sposa, Bernarda, coi preparativi del matrimonio. Fermìn sembra però tormentato e le cose non migliorano quando Daniel racconta di aver ricevuto una visita da parte di un claudicante uomo misterioso che ha pagato una generosa cifra per un'edizione di pregio de "Il conte di Montecristo" di Dumas con tanto di dedica a Fermìn. Quest'ultimo impallidisce e, su pressione di Daniel, inizia a raccontare la verità su di sè e sul suo passato di prigioneri presso il castello del Montjuic, sui suoi conflitti col regime, nonchè le sue vere preoccupazioni matrimoniali poichè agli atti risulta "morto".

15/02/17

Recensione di Orgoglio, Pregiudizio e Zombie di Seth Grahame-Smith

Trama: Ricordate il capolavoro di Jane Austen? Siamo nelle campagne di Meryton, e la signora Bennet non pensa ad altro se non ad accasare le sue quattro figlie. Ma il signor Bennet sembra molto più concentrato sulla sopravvivenza delle sue ragazze, che sta addestrando per diventare nientemeno che cacciatrici di zombie. Sì, perché alla storia così come la conosciamo è stato aggiunto questo piccolo particolare e improvvisamente tutto è diverso: oltre all'amore e al corteggiamento ci sono battaglie cruente contro i non morti, oltre al romanticismo e ai cuori infranti ci sono duelli e cervelli spappolati. Meryton non sarà più la stessa, e Elisabeth e Darcy si ritroveranno a interpretare un ruolo che sembra creato su misura per loro.

Cosa ho mai fatto? Sì, me lo chiedo perchè merito di venire fustigata nell'aldilà per aver portato avanti simile lettura. 
Vidi questo libro anni fa ed ero fermamente convinta di non leggerlo, buona o meno lettura che fosse, in rispetto a Jane Austen. Poi mi sono trovata a doverlo leggere in questi giorni e devo dire che all'inizio stavo per farmi fregare.

12/02/17

Recensione de Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn

Trama: Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria...

Proseguo a leggere le avventure ideate da Zafòn. Ho preso il libro a scatola chiusa e devo dire che mi ha riservato molte sorprese.
Quando lo si inizia assolutamente non lo si deve considerare un successore de "L'ombra del vento". Innanzitutto è un prequel e troviamo assonanze e dissonanze col primo libro, motivo per cui i confronti sono inutili.
Protagonista è David Martìn, aspirante scrittore che lavora presso il giornale La Voz de la Industrìa. In realtà è più uno scribacchino che altro, che ha iniziato a lavorare li per tragiche circostanze. Il suo stimato e ricco collega Pedro Vidal, pupillo del giornale e figlio del maggiore sostenitore del quotidiano, intercede per lui presso don Basilio, rigido vicedirettore del giornale. Don Pedro infatti ha intessuto le lodi narrative del ragazzo che ora ha la sua occasione e può spiccare il volo. E qui Martìn ci dice che è il momento in cui perse la sua anima in cambio di vedere pubblicato il suo nome su un racconto.  Siamo nel 1917. Questo gli varrà presto il malanimo dei colleghi, don Basilio a malincuore lo licenzia e Martìn si trova a dover accettare l'offerta di Barrido ed Escobillas, editori di bassa risma che sfruttano al midollo il nostro protagonista che scriverà per loro una serie, La città dei maledetti, sotto lo pseudonimo Ignatius B. Samson. 

Recensione di L'alba di Elie Wiesel


Trama: Palestina, una calda sera d'autunno, un anno imprecisato tra la fine della Seconda guerra mondiale e il riconoscimento dello stato d'Israele. La resistenza ebraica lotta in Terra Santa contro il mandato britannico. Gli inglesi impiccheranno all'alba il prigioniero David ben Moshe, e i clandestini ebrei hanno deciso che, nello stesso momento, risponderanno giustiziando a loro volta un ostaggio, il capitano John Dawson. L'ingrato compito tocca al giovanissimo Elisha, emigrato in Palestina dopo aver vissuto l'inferno dei lager nazisti e dopo aver perso la sua famiglia. Durante la lunga notte che precede l'esecuzione, la mente del ragazzo è visitata dai ricordi: Elisha vede suo padre, sua madre, il suo maestro e il bambino che lui era. Le loro ombre sono lì, nel nascondiglio della resistenza, non per condannare l'atto che sta per compiere, ma perché il dramma di Elisha è il dramma di un'intera civiltà e di tutto un popolo. Un popolo che, per sopravvivere, dovrà imparare l'odio e la guerra. Narrato in uno stile scarno, di grande potere allusivo e metaforico, il tragico passaggio dal ruolo di vittima a quello di carnefice si dilata fino ai confini di una più ampia riflessione: sul destino dell'uomo, sul come e sul quanto la presenza di Dio possa influire su tale destino.

Non conoscevo questo autore di fama internazionale e sopravvissuto ai campi di concentramento. Informazioni che ho comunque appreso dopo e che per questo mi hanno stupito.
Infatti il protagonista è Elisha, un ragazzo misteriosamente sopravvissuto ai campi di concentramento. Nel suo paese d'origine (la Polonia, presumo) non vuole tornare ed allora ottiene la fortuna di essere ospitato ed adottato dalla Francia (bei tempi di intenti condivisi. Oggi invece un muro qui e uno lì). Vuole studiare Filosofia alla Sorbona, scoprire il perchè del male di cui è stato oggetto con altre migliaia di ebrei e diversi. Ma il suo progetto verrà stravolto perchè Gad lo rintraccia e lo incanta con parole sul destino ebreo. Gad fa parte del Movimento, un'associazione terroristica palestinese che combatte per uno stato ebreo. Il motto del Movimento è che gli ebrei sono sempre stati rispettosi. Ora basta. La loro bontà li ha portati all'annientamento. Dunque combatteranno ed uccideranno.

05/02/17

Recensione de I ragazzi del ghetto di David Safier

Trama: Varsavia, 1942. Mira è una ragazza piena di coraggio e di amore per la sua famiglia, rinchiusa nel ghetto di Varsavia sotto l'occupazione nazista. Con lei vivono la madre e la sorellina Hannah, che Mira protegge a ogni costo. Per loro, Mira sfida la feroce polizia, esplora la città in cerca di cibo decente, protetta solo dagli occhi verdi che non la fanno sembrare ebrea. Finché un giorno le "iene", come ha soprannominato i gendarmi polacchi che prendono ordini dalle SS, la fermano e sembrano non lasciarsi ingannare dal suo aspetto, come se fiutassero con avidità una facile preda. Ma mentre Mira si sente spacciata, un giovane biondo la afferra improvvisamente e la bacia, facendola passare per la sua fidanzata. La ragazza è salva, e da quel momento Daniel non la perderà più di vista. Né nell'orrore, quando Mira scoprirà che tutti gli abitanti del ghetto, nessuno escluso, sono destinati allo sterminio nei campi. Né nel coraggio, quando lei deciderà di entrare nella resistenza. Né per tutti i lunghissimi 28 giorni durante i quali, insieme a un gruppo di altri ragazzi, sfiderà i nazisti nella più impensabile delle imprese: la rivolta del ghetto contro le forze di occupazione. La più lunga rivolta degli ebrei nella Seconda guerra mondiale.

Mira si crede una ragazza coraggiosa. Suo padre ha lasciato tragicamente la famiglia, sua madre è piombata nella depressione e non può lasciar morire di fame nè lei ne sua sorella Hannah. Infatti fa da contrabbandiera indipendente, forte di non sembrare tipicamente ebrea grazie agli occhi verdi. Purtroppo durante una delle sue incursioni fuori dal ghetto di Varsavia viene intercettata dalle "iene", poliziotti polacchi al soldi delle SS che intuiscono che si tratti di un'ebrea. E forse non era così furba come credeva. La sua strafottenza viene un pò meno.
La situazione sembra volgere al peggio, ma interviene un ragazzo polacco che si finge il suo fidanzato e la trae in salvo.

Recensione di Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg

"Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop" è un piccolo capolavoro che molti lettori hanno scoperto e amato anche grazie all’omonimo fortunato film dei primi anni Novanta. Coniugando uno humour irresistibile alla rievocazione struggente di un mondo che non c’è più, Fannie Flagg racconta la storia del caffè aperto in un’isolata località dell’Alabama dalla singolare coppia formata da Ruth, dolce e riservata, e Idgie, temeraria e intraprendente. Un locale, il loro, che è punto di incontro per i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, poetici banditi, vittime della Grande Depressione. La movimentata vicenda che coinvolge Ruth e Idgie, implicate loro malgrado in un omicidio, e la tenacia che dimostrano nello sconfiggere le avversità, donano a chiunque segua le loro avventure la fiducia e la forza necessarie per affrontare le difficoltà dell’esistenza.


Pomodori verdi e fritti al caffè di Whistle Stop non so bene se mi sia piaciuto. Di certo non mi è dispiaciuto, ma è stata una narrazione che non mi ha coinvolto. La forma in cui è presentata è splendida. Molti brevi capitoli che si alternano negli anni, benchè in maniera confusionaria saltando da un anno all'altro in ogni direzione. Forse avrei apprezzato un'esposizione più unitaria, anche se, finalmente un romanzo che mette date chiare e definite, una rarità!
La storia ha principio nel 1929, quando apre il caffè gestito da Idgie Threadgood e Ruth Jamison e i capitoli si alternano al 1986 quando Ninny Threadgood, cognata di Idgie, trova il modo di far rivivere Whistle Stop narrandone le vicende a Evelyn, nuora di un'ospite della casa di riposo dove Ninny vive,

03/02/17

Recensione di Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino


Trama: Un viaggiatore, una piccola stazione, una valigia da consegnare a una misteriosa persona... Da questa premessa si possono snodare innumerevoli vicende, ma sono dieci quelle che l'autore propone in questo sorprendente e godibilissimo romanzo.
"È un romanzo sul piacere di leggere romanzi: protagonista è il lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l'inizio di dieci romanzi d'autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro."

Se una notte d'inverno un viaggiatore è un libro molto particolare ed a sè stante. Innanzitutto è l'opera che Calvino pubblica dopo alcuni anni d'assenza dal panorama editoriale nel 1979. Viene considerato un classico, ma sin dalla prima pagina è avvolto da una grande aurea di modernità. Certo, lo scrisse in anni moderni, mica nel 1915, però ci sono altri scrittori anche odierni che hanno una scrittura noiosa.
Innanzitutto la storia inizia con questo Lettore che arriva in libreria per comprare "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Calvino e qui l'autore già si fa amare perchè si fa anche dell'autoironia, come Pirandello, cosa grandiosa e che insegnerebbe umiltà a molti scrittori che credono di aver scritto I Promessi Sposi. Il bello del Lettore è che sembra un mio ritratto quando in libreria faccio lo scanner ai libri secondo le mie categorie: da comprare assolutamente, non letto ma come se lo fosse, libri che vorrei leggere ma ho una sola vita.
Il Lettore si crea poi l'habitat ideale alla lettura e sprofonda nel primo capitolo del libro, dove un uomo deve fare uno scambio illecito in una stazione ferroviaria sperduta, ma non trova il suo contatto ad aspettarlo. Al momento clou il Lettore scopre che la storia...si interrompe per un errore di stampa.