06/12/19

Recensione di E tu splendi di Giuseppe Catozzella

Trama: Arigliana, «cinquanta case di pietra e duecento abitanti», è il paesino sulle montagne della Lucania dove Pietro e Nina trascorrono le vacanze con i nonni. Un torrente che non è più un torrente, un’antica torre normanna e un palazzo abbandonato sono i luoghi che accendono la fantasia dei bambini, mentre la vita di ogni giorno scorre apparentemente immutabile tra la piazza, la casa e la bottega dei nonni; intorno, una piccola comunità il cui destino è stato spezzato da zi’ Rocco, proprietario terriero senza scrupoli che ha condannato il paese alla povertà e all’arretratezza.

Quell’estate, che per Pietro e Nina è fin dall’inizio diversa dalle altre – sono rimasti senza la mamma –, rischia di spaccare Arigliana, sconvolta dalla scoperta che dentro la torre normanna si nasconde una famiglia di stranieri. Chi sono? Cosa vogliono? Perché non se ne tornano da dove sono venuti? è l’irruzione dell’altro, che scoperchia i meccanismi del rifiuto. Dopo aver catalizzato la rabbia e la paura del paese, però, sono proprio i nuovi arrivati a innescare un cambiamento, che torna a far vibrare la speranza di un Sud in cui si mescolano sogni e tensioni.

Un’estate memorabile, che per Pietro si trasforma in un rito di passaggio, doloroso eppure pieno di tenerezza e di allegria: è la sua stessa voce a raccontare come si superano la morte, il tradimento, l’ingiustizia e si diventa grandi conquistando il proprio fragile e ostinato splendore.
Attraverso questa voce irriverente, scanzonata eppure saggia, Catozzella scrive un romanzo potente e felice, di ombre e di luce, tragico e divertente, semplice come le cose davvero profonde.

Ho scoperto questo romanzo grazie alla rubrica di Donna Moderna e dopo mesi sono riuscita a leggerlo.
Per fortuna è stata un'ottima lettura. Dopo "Non dirmi che hai paura", che mi è piaciuto, temevo un bel romanzo, ma non capace di convincermi al 100%.


Il protagonista è Pietro, un ragazzino che vive a Milano con suo padre, in un pessimo quartiere e sa bene cosa voglia dire essere indesiderati. Al nord non ci vanno tanto leggero con meridionali e stranieri, soprattutto qualche decennio fa, neanche coi bambini.
Finita la scuola va con la sorella in vacanza dai nonni ad Arigiliana, in Basilicata e ritrova gli amici di sempre, anche se lui viene considerato un mezzo nordico ormai.
Questa estate però sarà diversa perché Pietro sarà "colpevole" di aver scoperto un piccolo gruppo di stranieri nella torre del centro del paese.

La reazione del paese sarà pessima, becera, violenta, ignorante, rabbiosa. Ben pochi sono equilibrati e razionali, capiscono cosa queste persone hanno passato. Sono magri come la fame e si vede che hanno patito e certo non sono lì per rubare agli altri poiché sono spaventati e disorientati, senza riferimenti, aiuti, indicazioni. Eppure in questo frangente fa comodo dimenticarsi di avere parenti migranti e, quando lo ricordano, solo loro hanno lavorato, pagato le tasse e non hanno rubato niente a nessuno, ignorando volutamente l'odio a loro volta ricevuto. Mica come gli stranieri, no? Ah, quanta stupidità!
La nonna, per quanto sembri arcigna, assieme a Zì Salvatore, sembra una dei pochi a capire che si tratta di persone, in difficoltà inoltre. Anche Pietro capisce, benché qualche scemenza immatura la faccia per evitarsi di essere isolato a causa della sua "colpa". Sua sorella, più piccola, è più equilibrata e matura.

Il pregio dell'autore? In questo volume sono tanti.
Innanzitutto il registro utilizzato. sembra davvero che parli un ragazzino (quanti congiuntivi sbagliati, ahi! Mi sa che la bocciatura tanto fuori luogo, benché "pilotata", non era). Eppure, nonostante il linguaggio semplice è un gran libro che colpisce e non si fa mollare.
Inoltre rende benissimo l'atmosfera del paese sia per le dinamiche quotidiane sia per la reazione allo straniero, quanta rabbia che ho provato!
E' realistico anche sotto altri punti di vista. Il lieto fine non esiste. C'è anche, tra i protagonisti, la famiglia potente che sottomette tutti, li costringe a non avere scelta, in pratica il mafioso del posto a cui nessuno si oppone, neppure la legge. Si deve vivere sconfitti e guai ad alzare la testa perché la mazzata arriverà pronta. Questa famiglia sfrutterà a suo favore anche la questione degli stranieri per seminare zizzania ed aumentare i suoi conti.
Poi c'è Pietro che fa tenerezza...Ci si confonde perché a volte non si capisce bene la narrazione poiché il ragazzo parla con la madre che in realtà è morta e ci viene fatto intendere subito. Si vede però che si trattava di un rapporto profondo.

Un libro che consigli nonostante sia molto amaro.

2 commenti: