30/07/18

Recensione di Jonas Fink - Una vita sospesa di Vittorio Giardino

Trama: Jonas ha solo dodici anni quando suo padre, un onesto ebreo borghese, viene arrestato con l’accusa di aver cospirato contro il regime comunista che dal 1949 tiene sotto scacco la Cecoslovacchia. Comincia così l’incubo di un ragazzo segnato dal marchio dell’infamia, vittima di una realtà in cui anche i muri hanno orecchi e la delazione è all'ordine del giorno. Incurante del pericolo, Jonas stringe amicizia con un piccolo gruppo di contestatori che animerà l’intensa e luminosa stagione del Sessantotto. Vittorio Giardino, che a quest’opera ha dedicato oltre vent'anni della sua vita, è riuscito a fissare – come in una goccia d’ambra – il momento storico in cui un intero Paese ha smesso di essere una società e i singoli cittadini sono diventati l’uno il peggior nemico dell’altro. Con la crudele dolcezza del suo segno, Giardino ha immortalato la sofferenza e il desiderio di riscatto di una generazione cresciuta all'ombra della dittatura.

Amo leggere fumetti. A onor del vero quelli giapponesi e talvolta coreani. Secondo me si tratta di letteratura per immagini e mi perdo ad osservare linee, colori, forme... Qualche volta però cambio e leggo anche letteratura a vignette europea.
E' il caso di Jonas Fink  - Una vita sospesa di Vittorio Giardino, noto fumettista italiano.
Aggiungo poi che questa graphic novel soddisfa una mia particolare passione, anche se il termine non è quello giusto, sviluppatasi negli ultimi anni. Mi sento spinta sempre più verso i Balcani e la storia slava e questo libro ne è pregno.

Jonas Fink è il nome immaginario di un ragazzino di Praga che, nel 1950, vede degli uomini arrestare suo padre.
Sono gli anni clou della vita nell'Unione Sovietica e basta nulla per essere accusati e cadere in disgrazia.

Sarà per Jonas l'inizio di anni duri che non piegheranno questo ragazzo, ma sicuramente lo dilanieranno dentro, pur senza mai distruggere il suo nucleo intelligente.
La storia a fumetti ripercorre l'infanzia (rubata, spezzata, rovinata), l'adolescenza ( niente affatto spensierata) e la sua vita adulta (sempre turbolenta).

Questo fumetto spiazza, fa arrabbiare, rende impossibile non spalleggiare Jonas che, come molti altri coetanei, ha solo la colpa di essere nato nel posto sbagliato nel momento peggiore.
Jonas è vero, vicino, reale, non sembra un personaggio immaginario.
Da ragazzino fa tenerezza quando ha degli scatti dovuti al dolore o momenti di sfogo per le continue rinunce. Pare odiare la madre, la cui preoccupazione è solo pensare al marito in carcere.
Deve rinunciare alla scuola, agli amici, agli svaghi. Capisco quello che prova, pur non avendo vissuto sotto il dominio sovietico. Però ho dovuto lottare per tutto e rinunciare a molto, in un clima pessimo, e tutto vivendo in una piccola famiglia italiana. Quindi mi figuro molto bene i suoi sentimenti.
La vita qui descritta è il risultato di cosa succede quando, delle ideologie potenzialmente buone, vengono applicate e si mostrano come utopie, alla mercé di uomini avidi di potere e senza scrupoli verso niente e nessuno. Nasce così ogni totalitarismo, quei regimi che uccidono dentro e fuori e per cui anche i vivi "finiscono male" perché vivere sotto un regime distorce l'anima.
Nel 1968 sembra che le cose siano migliorate, che tutto vada per il meglio, invece manca poco all'occupazione sovietica ed al ritorno degli incubi, ancora più cupi di prima. Nel 1989, con la caduta del muro le cose cambieranno o così pare. Si trovano ancora angoli di Praga uguali agli anni sovietici, segno che la Storia è entrata dentro le pietre e gli animi più del previsto.
Dovrei comunque approfondire visto che vengono nominati, senza particolari sentimenti negativi, Caesescu e  Tito. Di quest'ultimo ho letto qualcosa in "La figlia" di Clara Usòn in cui ho percepito sentimenti contrastanti dai personaggi che animavano la Belgrado dell'autrice.

Quel che è ridicolo è che si parla solo dei maggiori fatti storici, senza fare cenno alla recente storia balcana/slava che non si svolge lontano da noi, ma praticamente accanto alla nostra nazione.
Ringrazio Giardino per questo racconto a fumetti che rende giustizia al periodo narrato e per i meravigliosi disegni di cui ho ammirato perizia, proporzioni e capacità espressiva dei personaggi.

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