03/08/18

Recensione di La scuola degli ingredienti segreti di Erica Bauermeister

Trama: È lunedì, nel ristorante di Lillian è giorno di chiusura, e come ogni settimana si tengono le lezioni del corso di cucina. Circondata dagli allievi, Lillian muove delicatamente le mani, sta per aggiungere l'ultimo tocco, l'ingrediente segreto, e poi la torta sarà pronta. Nessuno meglio di Lillian conosce la magia degli ingredienti, nessuno meglio di lei sa che a volte basta una tazza di cioccolata per cambiare un po' la vita. Era solo una bambina quando, grazie a una misteriosa ricetta donatale da Abuelita, la donna della bottega delle spezie, ha salvato sua madre. Sono passati anni da allora, anni in cui ha combattuto, ha sofferto, si è ribellata, a volte ha perso ogni certezza, tranne una: la fiducia nella magica alchimia del cibo. È per questo che il suo ristorante è un luogo speciale, dove si ritrovano ricordi perduti, si stringono promesse d'amore o nasce un'amicizia. Lo sanno bene gli allievi del corso di cucina, tutti alla ricerca dell'ingrediente segreto che ancora manca alla loro vita. Come Claire, giovane madre insicura, o Tom, che ha appena perso la moglie; Chloe, ragazza maldestra e vitale; Isabelle, che non ricorda nulla tranne le ricette. Per tutti loro Lillian ha la soluzione: sa che le tortillas restituiscono il gusto piccante dell'avventura, che una soffice glassa può far dimenticare un tradimento e che un ragù schiude le porte di un nuovo amore. Quello che non sa è la ricetta giusta per lei. Potrà trovarla solo se accetterà di mettersi alla prova, almeno una volta. 

Questo è stato un esperimento più di altre letture fatte in questo periodo che, viste le temperature, richiede pause e svago. Un libro di questo genere può rivelarsi tanto un capro espiatorio valido tanto una tortura, come ho a lungo temuto.

Lillian è la giovane proprietaria di un noto ristorante newyorkese. E' un locale particolare, fuori dal tempo, che non segue le comuni regole del marketing e dove il menù sorprende ogni volta, esattamente come la donna che lo gestisce.

Qui ha anche sede, un lunedì al mese, "La scuola degli ingredienti segreti", un corso di cucina fuori dagli schemi, dove le lezioni sono vere e proprie esperienze di vita. Lillian non saprà mai, ogni volta, quali saranno i suoi allievi e cosa li porta da lei, ma è certa che il cibo possa guarire e lenire lo spirito poiché tutti abbiamo ferite più o meno lievi da sanare o questioni da sbrogliare. Lei per prima lo sa perché è riuscita a salvare sua madre da una coltre di oblio, nata dal dolore, grazie alla cucina.
Questo gruppo sarà poi molto promettente e ricco di personalità complesse.
Ho amato a mio modo ogni personaggio, ma la mia favorita è l'imbranata Chloe che dovrà raccogliere il coraggio per prendere in mano la sua vita, credere in sé stessa e smetterla di essere succube altrui. Ma anche la storia di Isabelle, signora anziana che soffre di Alzheimer, o di Tom. Sono storie diverse, ma che mi hanno fatto notare quanta forza si nasconde in noi anche in presenza di una malattia o di un dolore dilaniante. Ogni percorso è stato speciale ed ogni corsista ha saputo stimolare la mia empatia.

Per quanto impercettibile il volume è pervaso di realismo magico che, normalmente non amo molto, ma che qui si sposa a  meraviglia con la storia. Lillian infatti sembra sempre leggere nel pensiero e la sua lezione del mese è quasi sempre collegata alla storia di uno dei partecipanti. 
Ciò che mi ha un pò deluso però è la struttura del romanzo. C'è infatti un capitolo per ogni partecipante del corso, inclusa Lillian stessa (che imbroglia perché la sua voce si sente anche nel prologo e nell'epilogo). Il problema è che si inizia il capitolo, sempre preceduto da un'illustrazione che rappresenterà il cuore dell'esperienza del personaggio di turno, si comincia ad empatizzare con il protagonista di quelle poche pagine, si conoscono i vari scenari e poi, quando si pensa che se ne saprà di più, ecco che si passa al nuovo capitolo. E non è che si evinca granché nemmeno nell'ultimo. Perde un pò da questo punto di vista perché, a mio avviso, lascia molto in sospeso. Andiamo oltre al finale aperto.
Il ritmo della storia è lento, non c'è fretta. Anzi, occorre prendersi il tempo necessario per cucinare e tutto questo si rivela nella narrazione, dotata di un linguaggio semplice e scorrevole.
Trapela con forza l'amore dell'autrice per le arti culinarie e cerca di darci alcune dritte, a volte poco convenzionali, ma che per comune denominatore hanno la passione e l'amore che si devono mettere nel preparare un qualunque piatto, oltre che quello che si vuole comunicare con quella preparazione.

Questo è un libro perfetto da leggere quando il gioco si fa duro e ci si vuole rilassare, magari stuzzicando anche i sensi.

Nessun commento:

Posta un commento