28/04/20

Recensione di La porta di Magda Szabò - Ci provo con #7

Buongiorno Lettori, 

come state? Come sta andando la quarantena (si spera, ormai, progressivamente)?
Io perdo colpi e faccio fatica a star dietro a tutto, ma ci si prova.
Intanto oggi è il turno della rubrica Ci provo con , ideata da La lettrice sulle nuvole al fine di provare nuovi autori (e magari al contempo sfoltire la pila di eterni accumuli).
Spoiler concessi, ma ovviamente è gradita la segnalazione.


Questo mese tocca alla letteratura slava e dell'area balcana.

Trama: È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredás, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.

La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti piú drammatici del Novecento.
Pubblicato in Ungheria nel 1987, ma in qualche modo disperso negli anni della transizione politica, La porta è il romanzo che ha rivelato la piú grande scrittrice ungherese contemporanea.

Dovevo partecipare ad un gdl, ma erano i primi giorni di caos da quarantena e non ho potuto. Peccato perché devo essermi persa una bella discussione!

Tutto comincia quando la protagonista e suo marito si mettono alla ricerca di una donna di servizio. I due sono scrittori ed intellettuali molto impegnati nell'ambiente ungherese e la cura della casa sottrae loro molto tempo. Le ricerche si concludono presto perché, grazie ad un suggerimento di una ex compagna di scuola della scrittrice, va presso di loro Emerenc Szeredas, anziana molto abile e proveniente dalle stesse zone della letterata.

Ecco, sin dalle prime pagine la voglia di litigare con la "vecchiaccia" è tanta, ma poi si impara a conoscerla. La voglia di prenderla a "badilate" magari resta, ma la si inizia ad apprezzare e conoscerla, a volte addirittura a saperla prendere.
E' una donna che accetta lei i datori di lavoro e non il contrario, va e viene come e quando vuole, senza accettare orari. Risponde come le pare, agisce in totale autonomia e senza approvazione. Se vuole cantarne mille, guai ad arrabbiarsi, si è comunque costretti a tornare da lei con la coda tra le gambe. Certo, spesso ha ragione e, col tempo, si capisce il perché del suo comportamento, ma io non avrei retto alla prima settimana con lei e mi sarei tenuta la casa sporca!

Comunque ho apprezzato questo personaggio fuori dalle righe e da tutti gli schemi, che ha sopportato cose durissime sin dalla più tenera età: lutti, anche violenti, botte, guerre e dittature, abbandoni, furti.
Il contrasto con ogni protagonista o comparsa è evidente e nessuno le tiene testa. La scrittrice sembra una grande esponente del suo settore, ma a casa e con Emerenc sembra priva di spina dorsale, una bimba a volte capricciosa che si arrabbia per come si comporta l'anziana, al massimo a volte è ricca di contegno. Del marito su può dire che è un uomo tranquillo, posato, una tappezzeria però ricca di dignità e che si impone solo quando è davvero necessario.
Tutti gli altri, amici e/o vicini, sembrano mere comparse anche quando caratterizzati con dettagli della loro storia personale.
Emerenc però ha un segreto ed un "vezzo": nessuno può oltrepassare la porta di casa sua, per nessun motivo. La spiegazione c'è, ma risulta una bizzarria di questa signora che è apprezzata da tutta la via perché, da sola, si accolla lavori che in cinque farebbero fatica a fare (sia presso abitazioni che nella via in quanto portinaia, aggiungendo magari visite ai malati) e che si contraddistingue per la cura verso gli altri e la qualità nel lavoro.

Apprezzo però il sarcasmo ed il cinismo dell'anziana, anche a tema religioso. Sono numerose le discussioni tra Emerenc e la scrittrice che è una gran fedele (per quanto la signora potesse a volte astenersi dal punzecchiarla sempre sulla fede). E' blasfemo, certamente non il primo discorso del genere che si sia sentito sul tema, ma fa una parodia moderna, un paragone di Gesù, Giuseppe e Maria che m'ha fatto morire: Giuseppe è un lavoratore di buona volontà come suo figlio, che però si fa fregare dai politici che lo eliminano quando si rende scomodo, e il venerdì santo è la prima notte in cui la madre può dormire tranquilla, dopo una vita di preoccupazioni per il figlio. Sì, è di cattivo gusto, ma adoro il sarcasmo ed il cinismo in letteratura nella maggior parte dei casi (almeno sono pertinenti perché spesso, nella vita, le persone sanno davvero essere irrispettose, magari offendendo disabili e malati per intendere che qualcuno è matto o maleducato). Poi, dopo quanto sono stata costretta a seguire a livello religioso con i figli alla materna, quando pur con provvedimenti statali in merito che assicurano la libertà o assenza di culto, è stata una piccola vendetta.
Un altro tema su cui Emerenc ha idee diverse dalla massa è il suicidio: per lei ognuno deve aver diritto a poter dire basta. Io sono d'accordo quasi alla totalità, purché prima ci siano stati tentativi sulla salute fisica e mentale, altrimenti arrendersi e basta non riesco ad accettarlo.

Ho amato anche i numerosi cenni alla storia slava, ovviamente dell'Ungheria in questo caso. Occorrerebbe studiare un po' per capirli meglio, ma sono comunque un po' chiari perché l'editore  inserisce piccole note allo scopo. L'autrice è sicuramente un'ottima fonte perché ha vissuto in pieno il '900 e sa di cosa parla.
Mi ha colpito che da fine '800 il paese continui ad andare da una dittatura/regime o quasi all'altro (fascista o socialista che sia) ed anche la politica recente ne è una prova. Sembra un paese destinato a farsi dominare, dopo un passato che, anche in base alla resistenza ai turchi nei secoli che furono, si prospetta più libero e coraggioso del presente. Comunque dà l'idea di un paese ed una popolazione tranquilla, anche se un po' omologata a comportamenti comuni, come ormai ovunque, ma oggi questi sono gli effetti della globalizzazione che sicuramente non aveva l'impatto odierno a fine anni '80.

Leggendo un elemento mi porta a chiedermi: quanto c'è di autobiografico? Probabilmente qualcosa, le atmosfere, la storia, qualche fatto perché tutto sarebbe irreale.

Ho amato leggere questo romanzo, scritto con un ritmo scorrevole ma non certo rapido e  periodi curati.
C'è molta attenzione alla caratterizzazione dei personaggi, alla loro storia, alle motivazioni che possono muovere i comportamenti avuti. La protagonista assoluta  Emerenc, nella sua integrità e nelle sue contraddizioni, tanto buona quanto inflessibile, (solo lei è una sfilza di "anti" e "contro": contro gli intellettuali, contro la cultura, contro i falsi buoni sentimenti e via dicendo), spesso infantile nel senso che è pura e onesta, senza filtri.

L'ho trovato un buon ponte per guardare un altro lato di una cultura e di una società che non mi dispiacerebbe approfondire.


Sotto le altre blogger che partecipano alla rubrica. Andate a leggere le loro recensioni (ed allungare le vostre wishlist!).


12 commenti:

  1. Mai sentito, ma sembra davvero un libro interessante e con cui fare molte belle discussioni.

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    1. Nemmeno io lo conoscevo, il potere dei gdl!

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  2. Anche io non ho mai sentito questo romanzo.

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    1. Anche per me è stata una novità, non l'avevo proprio sentito mai nominare.

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  3. Sto facendo il giro dei blog per le recensioni del ci provo con e tutti i romanzi che avete proposto mi sono sconosciuti. Sto segnando a manetta

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    1. Il pregio della rubrica è creare WL infinite XD

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  4. Non conosco questo libro, ma è un genere molto lontano dal mio

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    1. Eccezioni a parte, non so cosa esattamente non sia il mio genere XD

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  5. Bellissimo. L'ho letto l'estate scorsa. Ho amato subito il modo di scrivere dell'autrice ed ho amato Emerenc.
    Anche io mi sono chiesta se la storia è autobiografica e credo proprio di sì, ho provato anche a cercare nel web, ma non è pubblicamente dichiarato.

    Un altro elemento che mi ha fatto riflettere è proprio la porta. Un simbolo carico di significato.
    Grazie per la ricca recensione.

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    1. Il forte sentore che sia autobiografico c'è. Immagino anche perché non si trovino prove, benché sia un peccato. Ovviamente non tutto può essere vero, sarebbe paradossale!
      Sì, la porta è geniale anche come titolo, una volta pensato al significato a fine lettura.

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  6. Che bella recensione, non credo il libro faccia per me, ma mi è piaciuto il tuo punto di vista

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    1. Grazie, è sempre bello confrontarsi con altri punti di vista e con recensioni, gdl e rubriche accade molto spesso!

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