Trama: Lena è ormai parte integrante della resistenza contro chi vuol eliminare l'amore dalla faccia della Terra, ma non è più la stessa ragazza di un tempo. Dopo aver salvato Julian dalla morte, Lena ha trovato rifugio nelle terre selvagge, dove ha anche rincontrato Alex, il primo amore che pensava morto. Ormai, però, nemmeno le terre selvagge sono un luogo sicuro: il governo non può più negare l'esistenza degli invalidi e i regolatori sono in viaggio per abbattere i ribelli. È scoppiata una vera e propria rivoluzione. Nel frattempo, Hana vive una vita tranquilla e senza amore a Portland, fidanzata al sindaco della città. Inaspettatamente le strade delle due amiche si incroceranno ancora una volta, prima che la lotta abbia fine.
Requiem è il capitolo conclusivo della trilogia di Lauren Oliver iniziata con Delirium.
Lena è anestetizzata...Ha iniziato ad affezionarsi a Julian da quando le loro strade si sono incrociate in Chaos durante il loro rapimento. Ma Alex è vivo e la odia, non è più l'Alex che Lena conosceva. E ora c'è anche Julian.
Il tempo per i drammi personali poi è nullo. La lotta contro i Curati deve continuare. Gli Invalidi e la Resistenza vogliono vincere ed essere veramente liberi, non animali che sopravvivono di giorno in giorno.
La lettura è stata rapida ed intensa...La scrittura della Oliver come sempre mi ammalia. Amo il suo stile asciutto, conciso ed essenziale ma al contempo ricco di sfumature e sentimento.
Ha saputo rendere benissimo quel che Hana e Lena vedevano, sentivano, provavano. Entrambe riconoscevano il buono e il marcio della situazione che entrambe vivono così come l'analisi delle loro azioni passate.
Il tutto si intreccia benissimo alla Resistenza ed alla lotta per la libertà e l'amore.
E da che Lena ritrova Alex continuavo a sperare in scene meno strazianti di quelle che ho visto. Non riuscivo a conciliare la durezza del nuovo Alex, la sua indifferenza con il ragazzo conosciuto e stavo male con Lena che stava dilaniandosi dentro, avvelenandosi ancora di più contro la società dominante. Ma d'altronde i Curati, gli zombie, sono in grado di avvelenare tutto e mesi passati ad essere torturato nelle Cripte non fanno l'effetto di un bagno termale.
Per Hana non si può non provare un misto di pietà e rabbia. Pietà perchè è prigioniera del suo sistema, cui ha chinato obbediente la testa nonostante sognasse altro. Rabbia perchè non ha mai saputo raccogliere davvero il coraggio a due mani. E la cura non l'ha migliorata, l'ha solo resa più docile.
Sinceramente non ho trovato la lentezza di cui alcuni si sono lamentati leggendo Requiem. Anzi, di movimento ce n'è molto. Forse è come essere in un'estensione di "Chaos" senza una fine precisa, dove si parla di questa lotta finale che arriva proprio alla fine. Ma non c'è assolutamente stasi.
Semmai devo dire che è il libro meno doloroso della scrittrice nonostante dal titolo pensassi di dovermi buttare giù da un ponte.
Altro punto criticato è il finale che per me è perfetto. E' un finale aperto, tipico di un distopico di qualità. Mica tutto può finire con un happy ending con cuori, fiori e scintille o con un disegno bianco e nero. Mi ricorda un pò la fine de Il canto della Rivolta della Collins. Un finale dolce-amaro ma non per questo meno adatto. Certo, avrei voluto scene più dolci che so possibili per mano della Oliver, ma non sarebbe stato nel suo stile ne in quello dell'opera in sè.
Il messaggio di fondo di tanti distopici è quasi sempre uguale: continuare a lottare, mai dare nulla per scontato. E sono convinta che non si ripeta mai abbastanza. Troppe cose andrebbero diversamente se applicassimo sempre questo mantra.
Lena è anestetizzata...Ha iniziato ad affezionarsi a Julian da quando le loro strade si sono incrociate in Chaos durante il loro rapimento. Ma Alex è vivo e la odia, non è più l'Alex che Lena conosceva. E ora c'è anche Julian.
Il tempo per i drammi personali poi è nullo. La lotta contro i Curati deve continuare. Gli Invalidi e la Resistenza vogliono vincere ed essere veramente liberi, non animali che sopravvivono di giorno in giorno.
La lettura è stata rapida ed intensa...La scrittura della Oliver come sempre mi ammalia. Amo il suo stile asciutto, conciso ed essenziale ma al contempo ricco di sfumature e sentimento.
Ha saputo rendere benissimo quel che Hana e Lena vedevano, sentivano, provavano. Entrambe riconoscevano il buono e il marcio della situazione che entrambe vivono così come l'analisi delle loro azioni passate.
Il tutto si intreccia benissimo alla Resistenza ed alla lotta per la libertà e l'amore.
E da che Lena ritrova Alex continuavo a sperare in scene meno strazianti di quelle che ho visto. Non riuscivo a conciliare la durezza del nuovo Alex, la sua indifferenza con il ragazzo conosciuto e stavo male con Lena che stava dilaniandosi dentro, avvelenandosi ancora di più contro la società dominante. Ma d'altronde i Curati, gli zombie, sono in grado di avvelenare tutto e mesi passati ad essere torturato nelle Cripte non fanno l'effetto di un bagno termale.
Per Hana non si può non provare un misto di pietà e rabbia. Pietà perchè è prigioniera del suo sistema, cui ha chinato obbediente la testa nonostante sognasse altro. Rabbia perchè non ha mai saputo raccogliere davvero il coraggio a due mani. E la cura non l'ha migliorata, l'ha solo resa più docile.
Sinceramente non ho trovato la lentezza di cui alcuni si sono lamentati leggendo Requiem. Anzi, di movimento ce n'è molto. Forse è come essere in un'estensione di "Chaos" senza una fine precisa, dove si parla di questa lotta finale che arriva proprio alla fine. Ma non c'è assolutamente stasi.
Semmai devo dire che è il libro meno doloroso della scrittrice nonostante dal titolo pensassi di dovermi buttare giù da un ponte.
Altro punto criticato è il finale che per me è perfetto. E' un finale aperto, tipico di un distopico di qualità. Mica tutto può finire con un happy ending con cuori, fiori e scintille o con un disegno bianco e nero. Mi ricorda un pò la fine de Il canto della Rivolta della Collins. Un finale dolce-amaro ma non per questo meno adatto. Certo, avrei voluto scene più dolci che so possibili per mano della Oliver, ma non sarebbe stato nel suo stile ne in quello dell'opera in sè.
Il messaggio di fondo di tanti distopici è quasi sempre uguale: continuare a lottare, mai dare nulla per scontato. E sono convinta che non si ripeta mai abbastanza. Troppe cose andrebbero diversamente se applicassimo sempre questo mantra.
Mmm come sai non credo che leggerò questo libro avendo abbandonato Delirium! proprio non m i è piaciuto :/
RispondiEliminaMica tutto puó piacere a tutti :-) sarebbe preoccupante! a te, per esempio, the hunt ha fatto impazzire, a me é solo piaciuto!
RispondiEliminaio non vedo l'ora di leggerlo! *w*
RispondiEliminaEro anche io impaziente e posso dire che l'attesa è stata premiata!
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