10/02/20

Recensione di La città invisibile di Monika Peetz

Trama: «Questa ragazza ha troppa fantasia…» è il solito, lamentoso ritornello che Lena sente a casa della zia Sonja, dove vive insieme alle due cuginette, e dove si sente una perfetta estranea. La sua migliore amica, Bobbie, sostiene che sia così per tutte le quindicenni, ma Lena sa che per lei è diverso. C’è una ferita nel suo passato che non si rimargina. Aveva solo quattro anni quando i suoi genitori sono morti in un incidente e ogni suo tentativo di sapere qualcosa di più su di loro si infrange contro un muro di silenzio. La zia non vuole raccontarle niente e tutto quello che Lena ha della sua infanzia è una foto di loro tre, felici, sul divano di casa. Poi, un giorno, rovistando in un vecchio scatolone, Lena trova dei ricordi di famiglia, libri, giocattoli e soprattutto un orologio ottagonale, nuovo fiammante, sul quale è incisa una data antecedente alla sua nascita e il suo nome. Dunque c’era una Lena prima di lei nella vita dei suoi? Che cosa nasconde quell’orologio dallo strano quadrante che ripete i numeri da zero a nove? E perché subito dopo che lo ha indossato Lena incontra un affascinante ragazzo dagli occhi di colore diverso che sembra sapere molte cose sul suo conto? È solo l’inizio di un’incredibile avventura che catapulterà Lena in un mondo segreto e misterioso, quello della Città invisibile, in cui dovrà capire di chi può fidarsi davvero e dove forse potrà trovare le risposte che cerca sul suo passato.

Un romanzo potente e visionario, con una protagonista che rimane a lungo nel cuore dei lettori. Una storia intensa che pone una domanda inquietante: che prezzo sei disposto a pagare per cambiare il tuo passato?


Preso sull'onda della curiosità, ho deciso di provare a leggere questo fantasy.

Lena, protagonista del romanzo, è un'adolescente orfana, i cui genitori sono morti in un incidente d'auto (ma nessuno gliene vuole parlare), che sopporta le piccole angherie delle sorelline e l'acidità della matrigna, in realtà cugine e zia del ramo paterno.
Sonja, la mamma adottiva, non è un'adulta molto ricettiva ed aperta, anzi è ansiosa e non fa che sfornare regole e divieti, desiderando che Lena sia la figlioccia perfetta, benché le regole siano per le figlie, ma per lei sia sempre "diverso" perché ha pensieri e responsabilità.
Saranno delle coincidenze a condurla ad un orologio dal quadrante atipico, probabilmente dei suoi genitori. Il suo ritrovamento e la sua attivazione scateneranno  eventi che porteranno sulla strada della protagonista Dante, un ragazzo davvero singolare, ed una città davvero particolare e sconosciuta. Chiaramente segreto porta segreto!

Nonostante l'entusiasmo, non avevo sentito fior fior di commenti circa questo libro che ho deciso di leggere ugualmente.
Non me ne sono affatto pentita, ma quel che è certo è che ho avuto la percezione di un pò di confusione narrativa da parte dell'autrice. La storia viene condotta, ma non sento molta sicurezza. Ad esempio: i capitoli di Bobbie, la migliore amica di Lena, li trovo di troppo o comunque troppo lunghi, nonostante la ragazza abbia una parte nella storia, per quanto non fondamentale o centralissima.

Per Lena, l'avventura che vivrà, significherà affrontare un percorso di crescita. Lei vorrebbe cambiare molte cose della sua vita, ma non è per niente facile. Se non si ragiona, pretendere cambiamenti porta guai, soprattutto nel caso di chi ha un orologio come il suo.
Scoprirà che conoscere il passato è una benedizione e una maledizione, a seconda dei punti di vista, soprattutto se non puoi cambiarlo e se scava dolore dentro di te.
Il mondo con cui Lena entrerà in contatto è quello della città invisibile e dei viaggiatori del tempo, un universo diversissimo, ricco di regole, e di persone dedite solo al lavoro. Dante è una piacevole eccezione. Tipico abitante del posto, ha una verve però affatto usuale.

Purtroppo i personaggi hanno una caratterizzazione poco approfondita, ma il romanzo in sé è discreto, soprattutto come prima opera.
La scrittura è scorrevole e i capitoli brevi, il linguaggio semplice non appesantisce la lettura.
 Si capisce che ci sarà un seguito e che a molte domande manca una risposta.
Penso che lo leggerò volentieri.

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