06/08/19

Recensione di Apri gli occhi d Matteo Righetto

Trama: Luigi e Francesca sono partiti in un qualsiasi pomeriggio di giugno, hanno lasciato la città diretti verso le montagne, per rispondere a una vecchia domanda che ancora li tormenta. Molti anni prima Luigi e Francesca sono stati amici, fidanzati, coniugi, ma poi la loro vita insieme è finita, spezzata senza rimedio da un evento che li ha segnati per sempre. Oggi sono finalmente partiti perché soltanto lassù, forse, c'è la risposta a quella domanda che stringe loro la gola come un dolore primitivo. Durante il viaggio ricorderanno tutto, proveranno di nuovo a sorridersi e si prepareranno a un'escursione drammatica e bellissima, dolorosa ma necessaria, sulle rocce e dentro se stessi. Con una successione di quadri essenziali, vividi e intensi, Matteo Righetto ci racconta una storia interiore di sofferenza e redenzione, amplificandola sullo sfondo imponente della montagna e unendo con particolare sensibilità il tempo veloce e frammentato dei cuori umani a quello eterno e luminoso delle vette. 





Questo romanzo è il primo che leggo di Matteo Righetto.
All’inizio è estremamente confusionario. Non capisco chi parli, perché, quale sia il motivo per cui si passi dal tu al noi al loro. Si avverte una voce narrante, ma senza capire quale. Poi la storia si delinea e si comprende che è la storia di Francesca e Luigi e del loro figlio Giulio. La storia di una qualunque coppia nata negli anni ’80, anni che si promettevano ruggenti e ricchi di benessere, come poi è stato, almeno per o protagonisti. Ma la ricchezza non salva da crisi e problemi di coppia, né da una difficile adolescenza che si mescola ( se non ne ha addirittura origine, per quanto non totale) a queste divergenze, avendo come unico prodotto l’incapacità di parlare perché si perde ed i problemi restano  lì, quando magari bastavano due parole o forse tre. Si creano vittime, dissapori e malesseri crescono, anche di natura psicofisica come gli attacchi di panico.
Leggendo troveremo molto dolore, smarrimento, la montagna come cura e terapia, anche un mezzo per superare sofferenza e dissolvere rancori.
E’ un libro scorrevole, condensa anni in poche pagine, è per questo anche troppo veloce, ma pieno. Non ho capito se l’autore mi piace, però posso dire che ho apprezzato la lettura.


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