14/05/18

Recensione di La casa degli spiriti di Isabel Allende


Trama: Una saga familiare del nostro secolo in cui si rispecchiano la storia e il destino di tutto un popolo. Un grande affresco che per fascino ed emozione può ricordare al lettore, nell’ambito della narrativa sudamericana, soltanto Cent’anni di solitudine di García Márquez.


E più di così non si può creare una trama!
Questo libro è complesso, denso e ricco di personaggi (non poi così tanti alla fine) e servirebbero tre pagine, con alto rischio spoiler, per mettere insieme un testo sensato.
Io poi le prime righe le avevo totalmente equivocate quando  parlano di Barrabàs (che io credevo un criminale per poi scoprire che è un cane O.o) e ciò introduce a noi il personaggio più importante, se non altro uno dei pilastri, ovvero Clara del Valle. Inizialmente non lo credevo, sembrava esistere al solo scopo di trascrivere le memore di famiglia, un suo vezzo personale assieme alle altre sue caratteristiche. La bambina infatti ha una certa predisposizione per l'occulto ed i fenomeni soprannaturali che inquieta più il mondo che i del Valle. Ma questa sua abilità sarà il collante delle vicende.
Davo molta importanza a Rosa, sua sorella, che serve invece ad inserire nella storia il fidanzato Esteban Trueba che le è distante perchè sta lavorando per garantirle un buon matrimonio e serenità.
Le cose purtroppo non vanno come previsto e si troverà a restaurare la decadente Tre Marie, proprietà di famiglia distante dalla capitale. Lì la storia avrà pienamente inizio con tutto il suo contorno di personaggi ed eventi e la famiglie Trueba e del Valle intrecceranno presto e definitivamente i loro cammini.
I fatti dovrebbero svolgersi, immagino, tra i primi del '900 e grossomodo fino al dopo guerra, negli anni '60 in America Latina e l'atmofera è assai particolare e ben distante dalla nostra, nonostante alcune cose siano identiche (le donne non valevano nulla, solo a sfornare i bambini e servire il marito, gli uomini avevano il compito di educare bambini e mogli a suon di botte, i lavoratori dovevano sudare e faticare senza diritti fino alla morte, le signorine e i contadini non si mischiano, etc). Si avverte un forte fatalismo e, nel caso dei del Valle, uno spiccato esoterismo che con Clara esploderà.

Di temi cui discutere ce ne sono bizzeffe: diritti dei  lavoratori, diritti delle donne, diritti dei bambini, dittature, regimi politici, educazione, manifestazioni... La lista è lunga.
Posso senz'altro dire che per me è stata una lettura lunga, pesante, estenuante.
Sono arrivata arrancando alla parola fine. Non infelice però. Le ultime cento pagine hanno dato consistenza alla storia, regalandomi la consapevolezza che alla mia sofferenza c'era un perchè. Non sono soddisfatta circa il finale, troppo aperto ed incerto, però tutto ha preso forma e le fila del romanzo sono state tirate.
Abbiamo dovuto passare 3/4 generazioni prima che il tutto assumesse un significato e non sembrasse esclusivamente un reportage familiare un pò strampalato XD
Anche con la narrazione ho avuto problemi. A volte pare che narri Esteban Trueba, altre non si sa quale narratore stia usando l'autrice. Alla fine si torna sempre a Trueba (cui  ho augurato a lungo una brutta fine e, leggendo, capirete perchè) ed ho dovuto macinare pagine per capire come mai sia stata fatta tale scelta narrativa.

Non sono una fan del realismo magico (salvo Il circo della notte di Erin Morgenstern e Guillaume Musso) e delle saghe familiari, per me è stato un pò un compito di scuola questo libro, ma sono felice di averlo letto. Ho imparato qualcosa e confermo che la sua fama è meritata. E' una storia complessa, dove ogni elemento è al suo posto e che farà felici lettori che amano dettagli, descrizioni e leggende di famiglia.


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