17/03/20

Recensione de I racconti di Pietroburgo di Nikolaj Vasil'evic Gogol' - L'angolo vintage #12

Buongiorno Lettori,

come state?
La preoccupazione in questo giorno è folle, ma non c'è molto da fare se non seguire le direttive e sperare in bene.
Intanto ci possiamo tenere compagnia con L'angolo vintage, rubrica ideata da La lettrice sulle nuvole al fine di smaltire le letture accumulate negli anni. Si può dire quel che si vuole del libro, magari è gradita la segnalazione di spoiler. Effetti collaterali? Allungare e non accorciare le wishlist o le liste di lettura!
Questo mese ho scelto un classico della letteratura russa.


Trama: Nei racconti del ciclo pietroburghese la capitale (che all'ucraino Gogol appare come una città non russa, splendida facciata di un edificio ormai in rovina dove si conduce una vita vuota, esteriore, alienata) si fa al tempo stesso scenario grottesco e sinistro burattinaio di quella "vita vegetativa" verso la quale lo scrittore si sentì sempre attirato, in un duplice atteggiamento di compiacimento partecipe e di beffarda ironia.


Affrontare la lettura di questa raccolta di racconti è stata una sfida. Temevo di annoiarmi, alla fine avrei letto una manciata di pagine scritte oltre un secolo fa su un’edizione vecchissima. Però ero anche curiosa di conoscere un autore russo a me poco noto, ma evidentemente importante (Dostoevskij dice che gli autori russi sono tutti figli de Il cappotto, uno dei racconti presenti nel libricino).

Devo dire che, dall’introduzione, non ero rimasta molto colpita perché complicata e mi ha passato l’immagine di un letterato russo (invero ucraino), malaticcio, un po’ complessato, ma geniale, innovativo ed acclamato soprattutto a teatro, con dei testi, anche comici, che spesso risultano una forma d’accusa della burocrazia russa, corrotta e caricaturale.

I racconti in totale sono cinque e li elenco in ordine di gradimento ( nel gruppo di lettura organizzato da Leggo Quando Voglio l’ordine era diverso ancora): Il ritratto, Il cappotto, La propsettiva Nevskij, Memorie di un pazzo, Il naso.

Il ritratto ha come protagonista un pittore dotato che però fa la fame. L’acquisto, casuale, di un dipinto da un commerciante di quadri fa volgere la fortuna a suo favore, purtroppo con risvolti imprevisti.

Il racconto in questione infatti contrappone il genio e la passione al desiderio di denaro ed a come cedere alla sua sete voglia spesso dire uccidere sogni e talento. Fa molto Dorian Gray.

Il cappotto invece è la storia di un umile funzionario che deve rifarsi il cappotto perché il suo è ormai rovinato del tutto. Non sarà però semplice perché prende pochissimi soldi ed il nuovo indumento costa molto. Si tratta comunque di una spesa irrinunciabile con l’inverno che ormai morde. Però…gli viene rubato e non dico altro.
Qui si ha come protagonisti, oltre al funzionario, i colleghi crudeli e vanesi che non si fanno problemi a farsi beffe di lui per il suo aspetto dimesso e “la vestaglia” (il cappotto lacero), ma di usarlo anche come pretesto, appena sfoggia il nuovo capo, per festeggiare. Avremo in ogni caso di che apprezzare il finale.

La prospettiva Nevskij invece è il fulcro dell’apparenza, una strada dove, ad orari più o meno precisi, si avvicendano famiglie, istitutrici, funzionari, individui poco raccomandabili…Tutti intenti ad osservare gli altri ed a fare mostra di sé. Qui iniziano le vicende di due amici, ognuno dietro ad una donna diversa. Per ognuno questo incontro avrà esiti diversi.
Questo è anche il terzo racconto dove c’è una piccola presenza di soprannaturale e dove la morte di alcuni sopraggiunge per follia.

In realtà, il soprannaturale c’è anche ne Il naso, ma l’intento è grottesco e soprannaturale sin dall’inizio in quanto il protagonista è un burocrate che…perde il naso e che lo reincontra pure, intento a fingersi uomo!
Qui c’è poco da dire…Mi sembrava l’Italia riprodotta in un vecchio racconto: abbiamo un burocrate vanesio che “non sapete chi sono io”, che si prende libertà tramite il suo ruolo e che lavora in un ministero con evidenti problemi organizzativi ed evidenti vizi di forma, vittima di un evento singolare ed esilerante. A me non è proprio piaciuto perché troppo surreale (o mi date fantasy o realtà).

L’ultimo racconto di cui devo parlare è  Memorie di un pazzo, un racconto divertente ed al contempo pazzo. Il protagonista, Aksentij, è un funzionario di bassissimo livello innamorato della graziosa figlia del capo, ma non capisce di non avere possibilità. Il suo è un viaggio lento nella pazzia e in quel che voleva dire essere pazzi nel passato (basti pensare a cos’erano i manicomi da noi, ma non solo, prima della legge Basaglia). Le punte esileranti (leggere la corrispondenza della cagnolina della figlia del capo e di un’altra canide amica della prima) sono presto sostituite dalle note tragiche in cui il protagonista non capisce di essere ormai pazzo, anzi è sempre più convinto di essere il re di Spagna. Bello e straziante.

Insomma, per me è stata una lettura bella, istruttiva, un viaggio in un’altra epoca, nella Russia burocratica ed imperialista, attraverso periodi forse desueti, ma ben strutturati e ricchi.



Ora andate a leggere le recensioni delle altre partecipanti per il mese di marzo!

13 commenti:

  1. Non sono una grande appassionata di raccolte di racconti ma ogni tanto ne leggo anche io.
    Questa però mi sembra un filo lontana dalle mie letture e sono titubante se aggiungerla o meno alle mie liste

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    1. Dipende da quanta voglia di classici hai. Per me le raccolte sono un'eccezione, ma stavolta ho scelto bene in base ai miei gusti

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  2. Mi piacciono i libri con racconti soprattutto se fatti bene e questo sembra interessante

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  3. Ciao! Purtroppo "mi manca" la letteratura russa...ma partire da una raccolta di racconti potrebbe non essere male!

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    1. No, infatti. La ragazza di cui ho seguito il gdl il prossimo anno farà l'anno russo e tengo d'occhio

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  4. Mi piacciono gli scrittori russi, ma non sono semplici. Bravissima

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  5. La lettura russa mi manca anche se da tanto vorrei leggere qualcosa. Non mi attirano però in generale i racconti, preferisco i romanzi

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    1. Anche a me. Non fosse stato per il gdl di classici cui partecipo....

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    2. Ma è stata una lettura molto interessante.

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  6. Non amo i racconti perché mi lasciano spesso insoddisfatta

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    1. Di solito non sono nemmeno la mia lettura preferita

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