12/01/17

Recensione di Voci di Dacia Maraini

Trama: Una porta spalancata, un paio di scarpe da tennis azzurre appaiate, un acuto odore di disinfettante accolgono, al suo ritorno nella casa romana dopo una breve assenza, la giornalista di una radio privata, Michela Canova. Apparentemente questi segni non sembrano indicare nulla di particolare, in realtà sono le tracce, le uniche, di un delitto - l'assassinio di Angela Bari, una vicina di casa di Michela - un delitto che rivela, all'improvviso, come dietro l'apparente normalità si nascondano il mistero e la violenza. Incaricata dal direttore della radio di condurre un'inchiesta sulla criminalità urbana, la giornalista mette progressivamente a fuoco episodi che la conducono a ricostruire in un sorprendente mosaico la verità.

Questa è la mia prima esperienza con un'autrice famosa e nostrana come Dacia Maraini.
Ne ero intimorita e diffidente. Non sapevo di cosa scrivesse, innanzitutto. Poi per caso ho dovuto scegliere un libro di un/a noto/a autore/trice italiano/a.
Non avevo idea di cosa aspettarmi da questo libro, sia dalla trama che dal titolo che dalla lettura.
Una sorpresa totale.
Ammetto che quando ho capito che la trama aveva a che fare con omicidi e con la radio ho storto il naso, sono due ambiti che allo stato puro, non mi attirano in eccesso.
Ma poi la lettura è comunque decollata subito e devo dire che mi sono goduta la lettura.
La protagonista è Michela Canova, giornalista radiofonica di Radio Italia Viva, una rete privata.
Tornata a Roma, nel suo condominio in Via Santa Cecilia, da un corso di aggiornamento, scopre più o meno brutalmente che la sua dirimpettaia, Angela Bari, è stata assassinata quando lei era via. Il giorno dopo il direttore le affida un programma che ha a che fare con i delitti irrisolti al femminile. Deve costruirne una trasmissione in quaranta puntate dove alternare pareri degli esperti e casi di cronaca nera. Angela capita a puntino.
Però Michela al caso di Angela si affeziona. L'ha incrociata poche volte, ma le è rimasta impressa, vuole fare chiarezza. Fa domande a tutti i suoi affetti ed amici stretti che riesce a rintracciare, senza cavare tanto dalle loro dichiarazioni. Innanzitutto, come normale che sia, ognuno vede Angela in modo diverso. La sorella Ludovica, la madre Augusta, i portinai Stefana e Giovanni, così come altre comparse che avranno modo e ragione di comparire più avanti. E nessuno che sia sospettato, non in maniera formale o dichiarata. Michela sperava di captare anche qualche segnale di colpevolezza, secondo me. 
La nostra giornalista fa amicizia con il commissario Adele Sòfia, un donnone bolzanino siracusano, materno e bonario quanto sicura, un poco beffeggiatoria e dalla risposta pronta. Capita spesso che le due mangino assieme alla convivente del commissario i piatti preparati dalla poliziotta che è una gran cuoca che si vanta spesso che cucinare richieda i migliori ingredienti.
Questi casi irrisolti però la tormentano e a nulla giovano i consigli del commissario di nn farsi piegare da queste brutalità, purtroppo il mondo ne è pieno.
Non aiuta poi la latitanza del fidanzato Marco, attualmente a lavorare in  Angola per il suo giornale. La chiama poco e non vuole lasciarle un recapito, salvo poi ogni tanto farle telefonate disperate e spassionate. Ragazzo, un controllino sull'equilibrio mentale al posto tuo lo farei.
In conclusione posso dire che si tratta di un romanzo scorrevole e godibile, non ho avuto voglia di finirlo in fretta. Si è fatto gustare.
La voce di Michela è ipnotica, rassicurante. Tiene incollati alle pagine. Il suo dono vocale di giornalista radiofonica si è diffuso alla parola scritta?
La grande abilità dell'autrice però è far si che ogni personaggio dica la sua verità, ma che gli si creda o meno e che lo si ami o meno, quello che dice è credibile.
Tutti, anche i presunti colpevoli, sono credibili. Instilla un gran dubbio nel lettore perchè tutto sembra vero, ma com'è possibile se c'è una morta probabilmente uccisa da una persona cara? Eppure tutti esprimono una razionale idea su Angela e si discolpano tutti agilmente, consci di non aver ucciso.
E la stessa defunta non sai se odiarla e dire "te la sei cercata" o compatirla, vittima di un mondo troppo crudele e violento per una creatura come lei.
Il finale ci da all'ultimo le risposre che cerchiamo in quanto a colpevole.
In quanto a verità possiamo scegliere noi a cosa credere. Perchè il cerchio si chiuderà, ma quello che ci rimarrà tra le mani non avrà una spiegazione. Dovremo noi scegliere che significato avrà quello che avremo scoperto. Nessuna verità è assoluta, quando si tratta di opinioni personali e punti di vista. E qui ogni punto di vista è praticamente opposto all'altro. Una verità oggettiva è impossibile da ottenere, se non immaginandosi cose che non si sa essere vere o nostre stesse personali opinioni.
Io mi sono chiesta se è vero quello che è stato detto del killer da altri. Il killer, ancora non confesso, ci dice le sue verità, ma i fatti dimostrano il contrario. Certamente non sono tutte bugie. Ma dove sono le bugie esattamente?
Ecco, un autore capace di regalarti un'ottima storia e di farti scervellare senza avere una risposta perfetta merita il suo successo. Non ti intorta, non scrive banalità, ti mette alla prova.
E poi l'ambientazione. Amo Roma e non c'è altro da dire! 


1 commento:

  1. Ottima recensione, brava! La migliore che io abbia letto finora!
    Amo alla follia questo libro, lo so quasi a memoria e ogni volta che lo rileggo ne colgo altre sfumature ... Amo le sinestesie che evoca!
    Avrei una curiosità ... io sono stata di recente a Roma e sono subito andata a cercare la casa di Via Santa Cecilia perché volevo assolutamente vederla ... immergermi nell'atmosfera del racconto ... La casa è descritta con precisi particolari ... ma io non l'ho trovata! Ma esiste?
    Grazie!

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