20/01/17

Recensione di Conclave di Robert Harris

Trama: Il Papa è morto. Dietro le porte chiuse della Cappella Sistina, in completo isolamento, centodiciotto cardinali provenienti da ogni parte del pianeta sono pronti a votare in quella che è l'elezione più segreta del mondo. Sono uomini santi. Ma hanno le loro ambizioni. E hanno tutti dei rivali. Nel corso di settantadue ore uno di loro diventerà la figura spirituale più potente della Terra. Robert Harris, "il maestro dell'intelligent thriller", come è stato definito dal "Times", permette ai lettori di questo straordinario romanzo di entrare nell'universo impenetrabile e segreto del Vaticano, in cui le regole sono sostanzialmente immutate da secoli, creando una storia avvincente che si immerge con inquietante puntualità nei grandi temi che attraversano la società contemporanea. 

Ho scelto questo libro sulla fiducia. Questa copertina rossa, cupa, con infiltrazioni di luce in una navata con il cardinale che cammina e gli altri che confabulano in fondo mi ha conquistata subito.
Le vicende hanno luogo credo almeno nel 2018, se non anche nel 2019 in base ad alcune date che ci viene dato sapere nel romanzo. Comunque un futuro un poco più prossimo di questo poichè l'argomento è ovviamente il Conclave (immagino non sia carino ambientarlo giusto ora.. come a dire malaugurio all'attuale Papa, credo. Meglio evitare).
Tutto comincia con la scoperta da parte del decano Lomeli della morte del Pontefice. In realtà  è praticamente l'ultimo a saperlo. Prima di lui è arrivato il camerlengo Tremblay , il segretario di Stato Bellini, il cardinale penitenziere maggiore Adeyemi e vari altri personaggi.
Si procede subito alle procedure di sigillazione degli appartamenti del Papa e, nelle settimane a seguire, dell'allestimento del Conclave per eleggere una nuova guida.
Peccato che quando sta per cominciare la procedura Lomeli, il coordinatore del Conclave, verrà informato di pecche nell'operato di Tremblay, che forse c'è stato un alterco tra lui e il precedente pontefice prima che questi morisse. Un inconveniente non da poco. Ma ormai "lo show" deve andare avanti. Anche durante il conclave di sorprese non ne mancheranno, tra cui, sempre prima dell'inizio del Conclave, la comparsa di un nuovo cardinale nominato "in pectore" (dal cuore) da parte del vecchio pontefice. Tutto ciò è stato tenuto ancora più segreto del solito perchè Benìtez, questo è il suo nome, è a capo della diocesi di Baghdad, non esattamente un luogo pacifico con tutti i dissidi tra cristiani e musulmani. Accoglierlo all'inizio è un dubbio perchè è tutto troppo repentino e temono si tratti di un impostore.
Comunque viene ammesso e il Conclave inizia, con tante sorprese durante il suo svolgimento che lo renderà uno dei conclavi più lunghi, laboriosi e combattuti della storia.
Il libro, ammetto, è di una noia mortale. I presunti colpi di scena sono alquanto blandi o comunque piatti. Mi suscitano poca emozione. Certo, non posso aspettarmi che un gruppo di "nonnetti" (i candidati hanno una media di 60/79 anni..a 80 si è fuori dai giochi) faccia follie.
I personaggi che mi hanno colpito maggiormente sono Benìtez, perchè è diverso..Non pensa alle gerarchie, al potere, bensì all'uguaglianza, al bene di tutti, all'onestà. Ho amato anche Lomeli perchè è un membro abbastanza importante della curia, ma ci mette a parte dei suoi dubbi di fede che lo assalgono da qualche tempo, dalla sua voglia di urlarlo a tutti e della difficoltà a mantenersi equo. E' un sostenitore del dubbio, di una chiesa che non deve sparare giudizi a salve, che deve essere tollerante, perdonare il peccatore pentito. 
Diversamente da lui Adeyemi e Tedesco (patriarca di Venezia) sono molto conservatori, soprattutto Tedesco, e difensori della lotta all'omosessualità e dei culti minori che minano il cristianesimo, affermano che c'è troppa tolleranza e che non dovrebbero esserci dubbi.
E' una sfida "all'ultimo sangue" o se non altro all'ultima votazione.
In lizza ci sono , con variazioni nella classifica ad ogni votazione, Adeyemi, Tedesco, Tremblay, Bellini (i noti) ed a sorpresa Lomeli e Benìtez.
Comunque, noia  a parte, il libro va letto solo per il finale. Non so se trovarlo esilerante o geniale, ma è certamente diverso e sconcertante.
Harris ha uno stile di scrittura scorrevole. Non accattivante, ma certamente godibile.
Ha ottenuto il permesso di accedere a luoghi e documentazioni normalmente non fruibili dai fedeli, dunque siamo certi dell'accuratezza della descrizione di luoghi e procedure. Ovviamente la storia è di fantasia e ricalca la realtà, ma a parte accenni storici non c'è nulla di veritiero nei personaggi inventati.
Io ammetto che, nonostante sia atea, sono molto delusa da una chiesa che anche nella letteratura appare disincantata, spesso chiusa e non tollerante, dove ci sono lotte di potere nella cerchia che dovrebbe indicarci la via che il Papa non è libero di svolgere il suo lavoro.
Io non la chiamo fede, ma ottusità e marketing.


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