13/07/13

Recensione de Il mercante di Stoffe di Coia Valls

Trama: Nel 1320 Barcellona è in fermento: sorgono palazzi, fioriscono commerci, le strade si riempiono di viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Le vie traboccano di profumi esotici e spezie, di stupendi tessuti e di scintillanti gioielli cesellati dagli orafi di tutta Europa. Una città così nuova e attiva offre mille occasioni a un giovane intelligente e pronto a tutto. Come Jaume Miravall. Che vuole diventare un ricco mercante e fondare una grande famiglia. Due imprese ambiziose, due obiettivi che richiedono coraggio, lavoro, astuzia e fortuna. E che possono essere messi in pericolo dai segreti e dai peccati di un uomo. Quando arriva a Barcellona, insieme con la dolcissima moglie Elvira, Jaume deve accontentarsi di vivere in un miserabile quartiere dove tradimento, malvagità e morte fanno parte indissolubile del paesaggio. Ma non si lascia scoraggiare e, mentre Elvira dà alla luce l'attesissimo primo erede, Jaume si avventura nella città alla ricerca della sua occasione. La troverà commerciando in stoffe: prima raccogliendo gli scarti degli altri, poi solcando il Mediterraneo infestato dai pirati saraceni con un manipolo di amici fedeli, e infine stabilendo una florida impresa. Sul suo cammino, però, inaspettata, trova anche la grande passione: l'aristocratica Blanca, bellissima e altera, che gli potrà concedere solo sporadici e infuocati incontri clandestini. Diviso tra l'affetto di moglie e figli e l'amore per Blanca, Jaume resta invischiato nel segreto del suo peccato.


 Amanti del genere storico, venite a trovare rifugio in questo romanzo ricco di sfumature ed avvenimenti. Non ve ne pentirete.
Ho terminato ieri questo bellissimo romanzo che mi ha immerso ancora una volta nelle atmosfere della Barcellona medievale che tra fasti e devastazione mi ha ammaliato senza via di scampo.
Finora, a tema, ho letto solo La cattedrale del Mare di Ildefonso Falcones, narrato in epoca analoga che mi ha veramente stravolta. Un romanzo così coinvolgente,benchè prettamente storico, è fatto raro. Nonostante Falcones sia raro da eguagliare (anche con l'altro volume, La mano di Fatima, ha dato il meglio di se) ogni pagine che sfogliavo de "Il mercante di stoffe" mi spronava a girare la pagina dopo e quella dopo e quella dopo ancora. E' stato una droga che solo impegni ufficiali mi hanno costretto a ritardare di finire.

Le vicende di cui veniamo a conoscienza sono quelle di Jaume Miravall, giovane aspirante mercante che con la sua sposa abbandona la natia Reus per andare a tentare la sorte a Barcellona.
La vita non è facile ne clemente con i nuovi arrivati. Elvira, moglie di Jaume, è incinta e la sua è una gravidanza difficile benchè sia sorvegliata dalla sorella Margarida, partita con loro. Purtroppo una nube oscura li insegue...Jaume tornerà una sera con un bambino che questi giura di aver trovato abbandonato come sporcizia e non accetta nessuna lamentela della moglie. Certo, l'uomo ha fatto un nobile gesto ad accogliere un essere sfortunato anche se loro hanno da mangiare a malapena per loro. Però ad Elvira la storia puzza...E la puzza che sente ha un'origine. Come solo il lettore sospetterà da subito quel bambino, Abelard, è figlio della relazione illeggittima con Blanca de Clara, nobile barcellonese il cui padre ha permesso alla figlia di portare a termine la gravidanza alla sola condizione che se ne occupasse l'uomo con cui è andata a letto. Questi in cambio avrebbe ottenuto un'ottima occasione di rilanciare la sua attività ed il manipolo di aiutanti-accattoni che si porta dietro in cambio del silenzio sulla relazione con la figlia dei Clara. E l'occasione arriva : Jaume sarà portavoce dei Clara a Valencia che cercheranno di vendere le loro mercanzie alla città devastata da un'alluvione, traendone il massimo profitto.
Per il resto è storia..L'attività del mercante, come supponiamo, naviga, i componenti della sua famiglia aumentano, crescono e maturano...
I fatti da leggere sono abbondanti..Sicuramente il lettore non conoscerà la noia!

La nota dolente è che la fine arriverà e mi sono sentita parecchio insoddisfatta. Ecco perchè questo romanzo non potrà avere un 10 pieno. 
E' tutto perfetto, soprattutto perchè Coia riesce a farci sembrare i personaggi veri. Mi sono trovata a provare gli stessi sentimenti che proverei con amici e persone amate/odiate. Tante decisioni che prendono mi stanno a cuore, le approvo, le mal sopporto, odio certi atteggiamenti e altri li preferisco. Mi pareva di conoscere veramente la città. E' un romanzo realistico. Talvolta crudo, barbaro perchè l'autrice ci fa conoscere da vicino anche il marcio di Barcellona ed il suo lato povero, mentecatto così come l'alterigia e la boria che derivano dal rango e non dimentichiamo l'avidità che aumenta man mano che prestigio e potere si rafforzano. Ma c'è anche il bello: la lotta per i propri principi anche se si ha il mondo contro, l'ingegno che si aguzza soprattutto durante la carenza di grano prima e la pestilenza poi.
E i lati storici concreti abbondano: superstizione,  timore di Dio, rimedi popolari. E si vede che la mia mentalità troppo aperta mi farebbe morire se capitassi per sbaglio nel Medioevo! Quando c'erano certi atteggiamenti come far ricadere la colpa sulle levatrici o curatrici se qualcosa va storto perchè voleva dire che avevano fatto comunella con Satana. Per carità, negli Anni Bui sicuramente non c'era la cultura scientifica portata da Rinascimento ed Illuminismo e tutto sommato quali altre spiegazioni potevano darsi le persone? Forse è un'invenzione della Valls, però persone intelligenti che cercavano di farsi sentire e spiegare esistevano. Ma non erano ascoltate o condannate.
Il mio lato femminista mi avrebbe fatta condannare due volte. In un tempo ancora più maschilista del nostro sarei morta suicida perchè la questione era "donna, taci, cuci e cucina!". 
Un fatto poco concreto? Che gli uomini fossero attenti a non usare parolacce davanti ai bambini! C'è una scena che fa pensare che lo fossero...Quasi quasi nemmeno nel rango alto, ma a livelli di volgo ne dubito proprio! Le persone umili non credo badassero a queste cose...
Abbastanza "schifo" mi viene dalla corruzione della Chiesa, che, si sa, è cosa nota ieri come oggi. Oggi però è più facile nasconderlo se si è periziosi. Ma anche disgusto quando gli uomini perdono il loro metro di giudizio e compiono le peggiori bassezze anche se lo capisco quando lo si fa per fame.
L'unico lato brutto del romanzo è che bum, fine. Non si sa più nulla. Finisce tutto con una scena clou e molte domande irrisolte.Che non posso svelarvi per non rovinare la lettura.
Per carità, è un romanzo storico e non mi aspetto di sapere tutto di ogni singolo personaggio. E' perfino coerente non esasperare la narrazione. Ma in altri romanzi letti c'era una fine con una risposta, piacevole o meno, a tutti gli interrogativi importanti. In un certo senso, il romanzo è concluso. Però spero che questo finale sia lo spiraglio che narri le avventure dell'irriducibile famiglia Miravall.

Qualche piccola citazione...

"Quand'è che la vita ti ha avvertito delle sue intenzioni, Elvira? Mai. La vita non ti concede una pausa, non ti da tregua, non aspetta che tu sia pronta per affrontarla All'improvviso capita qualcosa di imprevedibile che minaccia di travolgerti. E' allora che devi tirar fuori tutta la tua esperienza. Perciò bisgna imparare prima a nuotare in mare aperto. Altrimenti si è perduti"

"Non potevi fare altro, amore mio."
"Eccome se potevo far altro! Potevo allontanare la bambina dalla madre e dal suo fetore di morte, toglierle i pidocchi, darle del latte fresco da bere. MA subito, appena l'ho vista. Non lo capisci? Il denaro non è in grado di ripulire la coscienza."

"Tutto ha un prezzo, e non sempre ciò che desideriamo maggiormente ci viene concesso al momento opportuno. Talvolta sarebbe il caso di riflettere bene su dove possono condurci le nostre aspirazioni, perchè può capitare che, quando si avverano, ci si spaventi per ciò che comportano e alla fine ci blocchino, facendoci rinunciare ad andare avanti."

"Santo cielo! Siete così alto che faccio fatica aguardarvi in faccia! Siete l'aiutante del pittore, vero?"
"Come l'avete capito?-le domandò Narcìs, piuttosto sorpreso.
"E' facile-rispose ridacchiando la suora,-Non vi lavate molto e avete i capelli di tutti i colori."

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