Trama: Rachel, giovane studentessa ebrea, frequenta una scuola speciale, la Maison di Sèvres, e ama guardare il mondo attraverso la sua Rolleiflex. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale è però costretta a fuggire e a cambiare identità. Aiutata da una rete di partigiani, Catherine - questo il suo nuovo nome - dovrà nascondersi in luoghi sempre diversi e imparare a fidarsi di persone nuove, senza mai separarsi dalla sua macchina fotografica. Da questo lungo viaggio prenderà vita la sua testimonianza per immagini che invita a non dimenticare la bellezza nascosta nel quotidiano e che celebra gli eroi anonimi, che mettono a rischio la propria vita per salvare quella degli altri. Un viaggio che l'aiuterà a crescere e che la trasformerà in una donna libera.
Questa è una graphic novel per
ragazzi, ispirata ad una storia vera.
Ci troviamo negli anni ’40,
durante il secondo conflitto mondiale, e lo scenario si apre sulla Maison de
Sèvres, in Francia, alle porte di Parigi, una scuola dai metodi pedagogici
innovativi che stimolavano i ragazzi ad apprendere da soli, ad esplorare e non
ad essere chiusi in rigide classi dove l’obiettivo è solo riempire i ragazzi di
studio. Si applicano però anche in altri ambiti, come l’inserimento sotto
copertura di bambini e ragazzi ebrei che
altrimenti sarebbero perseguitati. Rachel Cohen è una di loro, ma presto sarà
costretta a spostarsi più volte assumendo l’identità di Catherine Colin per
sfuggire ai nazisti.
E’ impossibile non amarla, sempre
positiva, matura, incapace di arrendersi, perspicace e ricca di iniziativa.
Avrà in lei una spalla, Alice, piccola sfollata lontana dal fratello e dai
genitori, molto isolata e bisognosa di affetto.
Le persone con cui ha a che fare
(insegnanti ed altri soggetti che le ospitano) sono molto umani anche se
diversi tra loro. Fanno capire che c’è un’umanità ancora presente ed attiva
anche se minacciata da poteri forti eppure incapace di accettare ingiustizie.
La storia è puramente di
fantasia, ma ispirata a Tamo Cohen, madre di Julia Billet, ospite della Maison
de Sèvres. Ci viene raccontata così, attraverso i semplici, ma comunicativi disegni di Claire Fauvel, in
maniera leggera eppure incisiva, una parte di storia poco nota. Di solito si
pensa agli ebrei sterminati o fuggiti,
non a chi rimaneva nel mezzo, non fuggito e non rinchiuso, ma a rischio di
cattura. Si tratta comunque di un modo di vivere insicuro, che vede chi lo
subisce sempre pronto a troncare vita e rapporti ovunque e in qualunque
momento, sempre abituato a mentire o non rivelare nulla di sé, sotto copertura
a tempo indeterminato, non si sa quando e come il conflitto finira. Dietro c’è
una storia di separazioni e di assolutamente incerte e non garantite future
riconciliazioni. Non è facile per nessuno, meno ancora per dei giovani che, più
o meno evidentemente, ne soffrono. Tutto per colpa di un totalitarismo che
vedeva nel diverso una minaccia da estirpare.
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