22/04/19

Recensione di Espiazione di Ian McEwan

Trama: All'età di tredici anni, in un caldo giorno d'estate del 1935, Briony Tallis sente di essere diventata una scrittrice. La sera stessa, accusando di un crimine odioso un innocente, commette l'errore che la segnerà per tutta la vita. Eppure la giornata era iniziata sotto i migliori auspici. C'era la commedia da mettere in scena, i cugini arrivati dal nord per trascorrere qualche tempo in casa Tallis, e da Londra era atteso l'amatissimo fratello Leon con un amico, industriale della cioccolata. Soltanto la sorella maggiore Cecilia impensieriva Briony, con quel suo misterioso rapporto che la legava a Robbie Turner, il figlio della loro donna di servizio.

Tutti i personaggi entrano in scena ma, nella commedia della vita, non ci sono prove prima della recita e ogni gesto assume un carattere definitivo. Presto, sarà troppo tardi per fermare la macchina dell'ingiustizia e la guerra arriverà a spazzare via il vecchio mondo con le sue raffinate ipocrisie. 

Sono felice di aver finalmente affrontato questo notissimo libro!
Anche se per le prime cento pagine, mi stavo chiedendo perché mi stessi infliggendo questa tortura...Non mi aveva presa né coinvolta.
D'altronde di leggere delle velleità artistico-letterarie di Briony, tredicenne inglese, mi importava poco...Però tutto parte da qui.
Un giorno Briony, che scrive da un pò, vuole mettere in scena un suo scritto e approfitta dell'arrivo dei cugini per obbligarli coinvolgerli nella faccenda.
I cugini però non vivono una bella situazione familiare con la separazione dei genitori (genitori del genere esistono sempre!). Sono lontani dai genitori, non sanno gestire meglio le cose. Inevitabile che l'organizzazione della pièce non sia facile e che lei se ne risenta, mandando tutto a monte. Per caso si ritroverà ad essere artefice di un grave errore che causerà guai a molte persone.


A me ha colpito gli anni dell'ambientazione: 1935. La famiglia di Briony, i Tallis, sono straordinariamente aperti. Certo, le punizioni di un certo tipo o certi pensieri sono tipici del periodo. Adesso, bene che siamo in Inghilterra, ma non è comune che le donne studino, fumino senza conseguenze, siano libere di dire la loro, che una ragazzina possa coltivare il "futile" passatempo della scrittura. L'ho trovato modernissimo visto che, almeno in Italia, negli anni '50-'80, non era così comune e che tanti pregiudizi ci sono ancora oggi.
Adesso, questo è un romanzo, per quanto scritto e perfezionato con approfondimenti e non solo la forza delle idee e del sentimento, ma vengono presentate anche le pessime famiglie, come quella dei cugini. La mamma che fugge con l'amante e il padre dietro i suoi affari. Tranquilli, i figli non soffrono e si sanno crescere equilibratamente da soli, eh!

Riguardo il romanzo, la prima parte non mi ha colpito, nonostante le qualità narrative di McEwan.
Il bello viene dopo: quando viene commesso l'errore, il romanzo decolla e la seconda e terza parte sono superbe!
Si parla di guerra, in maniera atipica, ma estremamente realistica. Abbiamo a che fare con i soldati inglesi in ritirata in Francia. Molti sono morti, ancora di più feriti o mutilati. Qui viene reso evidente come la guerra segni, portando ad azioni che normalmente non si compirebbero. Ad esempio, c'è un personaggio notoriamente calmo che perde le staffe ed aggredisce un anziano. E' un'esperienza che non dovrebbe vivere nessuno, che sa distorcere ed annullare le persone. Rende bestie, fa perdere lucidità, ciò che conta è la propria sopravvivenza. Esistono le marce, gli attacchi, la difesa. Non a caso chi ritorna, è spesso un disagiato sociale. Anche chi si reinserisce, ne porterà i segni fuori e/o dentro fino alla morte, a prescindere dalla vita normale che potrà condurre. Si potrebbe fare un piccolo collegamento con la questione immigrazione, ma non è la sede.
Poi vediamo il vero funzionamento di un ospedale in tempo di guerra: terribile e duro. Giovani donne buttate in pasto alla cruda realtà, a trattare con moribondi, a sopportare turni massacranti perché altra via non c'è.
Mi piace anche la realtà: Briony è imperdonabile. Uno sbaglio da ragazzina che ha avuto esiti pesanti. Chi soffre per le sue scelte non la può perdonare. 

McEwan ha una scrittura densa e corposa, non si preoccupa di essere semplice, ma di scrivere la storia come va scritta, che piaccia o meno.
Ogni voce narrante è talmente ben caratterizzata a far risultare il personaggi scolpito, tridimensionale, reale, con pregi e difetti. Ho visto Briony, Cecilia, Robbie, i gemelli e la sorella Lola...così come gli altri.
La pazienza però paga e si arriva all'ultima pagina col cuore gonfio, di dolore  e completezza. Tutte le risposte vengono date ed anche grandi dolori. 
Una vicenda di poco conto ha messo in piedi un romanzo che ha parlato di persone, famiglia, guerra, storia, non a caso, espiazione nella sua forma più difficile, ovvero la consapevolezza di non poter espiare mai.

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