12/11/18

Recensione di Vox di Christina Dalcher

Trama: Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere.

Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto.

Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi.
Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.
[limite di 100 parole raggiunto]

Ho letto questo libro per puro caso. Titolo e fama non mi mettevano nelle condizioni di volerlo provare. Non sembrava il genere che prediligo e vederlo sempre in giro mi dava poca fiducia.
Invece devo ringraziare un'amica e il caso che mi ha fatto trovare il libro in biblioteca perché è un distopico coi controfiocchi, anche se sfiora l'ucronia. Insomma, era destino che io lo leggessi.

Già dalle prime righe è impossibili dirsi indifferenti.
La storia inizia con un piccolo anticipo del finale (o comunque di quello che si prospetta essere tale)  in base ad un pensiero che formula Jean, la protagonista. Questo è il suo modo di introdurci ai fatti.
La società, più o meno parallela alla nostra, poco più in là negli anni rispetto a quella reale ed attuale, negli Stati Uniti è stata stravolta. Siamo tornati ad almeno due secoli fa: le donne a casa ed a fare figli, l'uomo a lavorare e nel peggiore dei modi. Le donne sono infatti condannate al silenzio, hanno un limite di 100 parole al giorno e se lo superano verranno prese a scosse tramite un braccialetto  che tiene il conto delle parole pronunciate. Non possono scrivere, tutto ciò che riguarda il lavoro e le responsabilità diverse da quelle casalinghe sono vietati. Le conseguenze per chi non si attiene al nuovo modo di vivere ed alla nuova, rigida morale, saranno durissime e dolorose.


Si intuisce subito che Jean è una tosta. Anche da zitta ci mette molta verve nel suo pensiero, sa essere perfino tagliente. Per cui, quando esigenze di governo la vogliono di nuovo operativa, sfrutterà la sua rinnovata libertà vocale per imporsi e dirne quattro un pò a tutti, per lo meno fin dove può senza passare troppi guai.

Questo romanzo è stato una bomba!
Innanzitutto è veramente realistico, non fatico ad immaginarmi una simile realtà, sia per la bravura della scrittrice che per alcune verosimiglianze. Chi sono gli uomini che hanno dato il via a questo processo? Uomini bianchi, religiosi (o semplicemente bigotti), frustrati, per lo più giovani e stufi di sottostare alle regole ed agli anziani. Mi ricorda qualcosa... In America ci sta, tranne per il fatto che il ciuffone non è esattamente giovane, ma noto una certa somiglianza con il governo italiano...E l'Italia è messa bene quanto gli USA a bigotti. D'altronde si parla di due padri che non possono essere genitori, visto che la famiglia naturale è solo una ed abbiamo detto tutto!
Purtroppo è sempre un attimo ad arrivare a vivere in una situazione pessima. La furbizia di chi governa, il menefreghismo della popolazione ed il fervore dei votanti.. Et voilà, il gioco è fatto!

Poi i personaggi: fenomenali! Mi sembrava di averli sempre davanti agli occhi.
Jean può non piacere, ma è una donna colta, preparata e decisa che mal si adatta alla nuova vita. Dei suoi figli solo i gemelli sono mal caratterizzati, ma la più piccola fa venire voglia di coccolarla e proteggerla, già dotata di un contatore. La mamma cerca di proteggerla insegnandole inconsapevolmente a parlare meno possibile e non rivelandole gli aspetti peggiori. Ma il maggiore, Steven, fa venire a galla la voglia di tornare ai metodi educativi considerati sani fino al secolo scorso. Come tutti gli adolescenti è scontroso e sfida i genitori, già sufficiente a far perdere la pazienza, ma è anche un cretino che pende dalle labbra del reverendo che ha ispirato il movimento. Secondo lui la nuova situazione è buona e giusta. E' fortunato che sua madre non possa parlare (anche se presto inizia a farlo e quando se lo mangia gioisco! Anche per delle batoste che prenderà, ma non dico altro che ho già detto troppo e fatico a trattenermi..).
Suo marito, Patrick, è dolce e premuroso, ma a volte sembra che gli stia benissimo così, salvo quando, durante un litigio, le dice che la preferiva quando era costretta a tacere. Ecco, non può proprio parlare visto  che è uno che si adatta senza mezza protesta. La sua indole da "orsetto Trudy" dovrebbe impedirgli certe uscite!
Mi colpisce anche un personaggio che non vediamo mai: l'amica d'università di Jean, Jacko, che l'ha sempre esortata a votare, scendere in piazza e guardarsi alle spalle dagli sviluppi politici che poi sono precipitati fino alla situazione ufficiale, mentre l'amica prendeva seriamente solo lo studio, sopra cui non metteva niente. Questa donna avrà qualche problema di eccessiva autostima, ma sa quello che vuole e conosce l'importanza dei diritti civili!
Non posso dire chi sia Lorenzo,  vi basti sapere che è un ex collega italiano di Jean che ci farà sospirare molto quando apparirà, permettendoci di dimenticare il tiepido Patrick (tanto dolce e carino che quasi dispiace).

Anche il finale è stato col botto. Inizialmente ero indecisa se considerarlo un difetto perché è veramente affrettato e soprattutto confusionario, benché gli aspetti più importanti siano chiari, ma è proprio questa l'intenzione dell'autrice. Gli eventi delle ultime 70 pagine sono concitati e come termina la storia può essere solo spiegato a grandi righe. Spetta a noi spiegarci le cose e colmare i buchi in maniera sensata.

Comunque si vede che la scrittrice è una linguista da come parla e per come espone l'argomento quando il governo chiederà a Jean di trovare una cura all'afasia di Wernicke. Il registro utilizzato in tutto il libro è dinamico, concreto e poco sentimentale. Anzi a volte solo l'intenzione celata in una frase comunica molto. Mi piace quando la protagonista pensa al passato col senno di poi.
Ci si immedesima, o per lo meno ci si sente molto coinvolti, soprattutto grazie alla narrazione in prima persona che colpisce molto quando è ben fatta e non sembra solo l'elenco di quel che il personaggio fa nella giornata.
Gli eventi poi non sono mai scontati, ma razionali e ben concatenati tra loro.
Si svolge tutto in un ristretto periodo di tempo e, nonostante l'efficienza nella scrittura, non ne risentiamo.
E' un romanzo che costringe a correre fino all'ultima pagina chiedendosi: "e adesso?".



4 commenti:

  1. Mi ispira tantissimo. Spero di procurarmi presto il libro *_*

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  2. Molto interessante, bella recensione!

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    1. Sì, attuale e coinvolgente! Ti ringrazio!

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