Trama: Stefano ha ventidue anni e una vita tranquilla. Simpatico, belloccio e con la battuta sempre pronta, divide il suo tempo tra le serate a Trastevere con gli amici, il lavoro che non ama particolarmente ma che gli permette di avere una casa tutta per sé, le polpette piene d'amore di mamma e la storia con Michela. Sembrerebbe andare tutto per il verso giusto eppure a Stefano qualcosa non torna. Non può fare a meno di sentirsi incompleto, fuori posto, fuori cuore. Stare con Michela gli ha fatto capire che "con una donna puoi ridere, mangiare, guardarci un film, scoparci tutta la notte, prenderci il caffè insieme e correre comunque il rischio di non amarla". Perché l'amore vero è un'altra cosa. E sta da un'altra parte. Allora succede che ritrovare un dischetto di cartone con sopra disegnato un pettirosso dia uno strattone alla sua vita costringendolo a ripensare a quando, dieci anni prima, era poco più che un bambino. E a ricordare quegli occhi scuri e profondi, quelle lentiggini che diventavano una costellazione, quel modo goffo e particolarissimo di tirarsi da parte i capelli rosso fuoco. Da quel momento niente ha più senso se non andare a cercarla, ovunque sia, rischiando di perdere tutto pur di ritrovarla. Lei, Alice, il pezzo mancante, la ragazzina che ti guardava in un modo che non sai spiegare, in un modo che ti sentivi subito a casa. Perché, davvero, certe volte perdersi diventa l'occasione unica e imperdibile per ritrovarsi. Perché "si possono dimenticare episodi, eventi, parole, canzoni, ma mai le persone che ci hanno fatto del bene".
Questo romanzo è qualcosa di poco classificabile. contemporaneo quanto "rosa" ed entrambe le caratteristiche si compenetrano, ma non dicono tutto.
Protagonista è Stefano, ventiduenne che sembra avere tutto. Un miracolato negli anni dalla crisi perchè è giovane, lavora a tempo indeterminato in un negozio di calzature anche se è una noia (perfino il padre fatica a lavorare con la crisi), ha una bella ragazza e degli amici unici e divertenti. Eppure...Si lascia vivere, non prende decisioni, le lascia prendere. Qualcosa cambia quando viene mollato dalla sua ragazza e si ritrova tra le mani la scatola dei suoi ricordi con dentro un giochino che gli ha regalato un'amica d'infanzia tanto tempo fa.
Un'amica d'infanzia di nome Alice che è scomparsa dieci anni prima. Avrà traslocato? E perchè non l'ha fatto sapere a Stefano, che all'epoca era in vacanza dai nonni? Mai un cenno, una notizia (o così crede lui..).
Ma trova degli indizi e la cercherà, per riparare ai suoi errori, per dare un senso a qualcosa, per decidere anzichè lasciarsi scorrere addosso gli eventi.
Ho trovato poesia, riflessioni, tristezza a cui nessuno ha mai posto rimedio, vite spezzate e rovinate, forse risanabili e forse no, però anche risate! Stefano ed i suoi amici sono una banda di buffoni, ma simpatici e buoni. Abbiamo avuto modo di vederli poco, come i genitori del protagonista, ma in fondo è la storia di Stefano (e forse di Alice).
Il maggior pregio però non è che il volume sia autoconclusivo ( ormai una rarità), ma che accade quel che ci si aspetta. Io l'ho trovato prevedibile, eppure ero sorpresa ogni volta! Sono stata cullata, riscaldata, ferita... Non è facile. Un libro normale che nella sua normalità è unico.
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