Trama: Se il bosco potesse parlare, racconterebbe di due ragazzi che amavano respirare il profumo della resina. Se le montagne e i sassi avessero voce, direbbero che lassù, dove le cime graffiano il cielo, a volte il respiro si ferma. Come quello di Giacomo, bloccato dalla terra che all'improvviso frana; come quello del suo più caro amico, che preferisce non ricordare il proprio nome, perché da quando la montagna si è sgretolata niente ha più senso. E parlerebbero anche del respiro di Chiara, amica preziosa che ama i boschi solo in cartolina. Non bastano le parole di genitori, professori o amici per riempire un vuoto che sembra incolmabile: Giacomo se n'è andato e ha portato via il sole. Vivere ancora sembra impossibile, se non passando attraverso ciò che è accaduto. Passando di nuovo attraverso il bosco.
Voce di Lupo è un'altra opera per ragazzi di indiscusso valore emotivo (alla faccia che i libri per ragazzi sono "infantili").
Protagonista è un ragazzo che scappa via, che fugge per dire addio al dolore e ritrovare l'amico perduto nelle loro amate montagne. Lo fa senza pensare alle conseguenze. Il dolore per la morte di Giacomo, il suo migliore amico, per quella che lui crede mano sua, gli fa perdere la bussola.
La sua scomparsa fa morire dentro i genitori e la sua amica Chiara, membro importante del trio composto da Giacomo e dal protagonista.
I suoi genitori sono i classici genitori che non ascoltano mai i figli, la madre più propensa al senso di colpa, il padre più rigido e razionale, entrambi estranei alla passione per i sentieri del figlio. Vorrebbero cercare di tirarlo fuori a forza dal suo lutto perchè la vita va avanti, ma non capiscono che non possono imporlo così facilmente. Infatti il figlio scappa, lasciandoli sgomenti ed ancora più incapaci di capirlo ed incaponiti nelle loro idee. Peccato che questa decisione sconvolga anche Chiara, la più cara amica dei due che ora avrà del dolore supplementare, aggiungendosi la preoccupazione per il ragazzo e la rabbia verso di lui, che ha pensato solo a sè...
Ecco, io ho apprezzato il racconto, ma il protagonista e quasi esclusiva voce narrante, mi ha spesso irritata ( aggiungiamo che poi io ero innervosita dai tredicenni anche quando erano miei coetanei..Acida sin da giovane XD). Ha le sue ragioni, ma avrebbe dovuto pensare meglio ed essere più razionale, cosa abbastanza in contrasto con la maggioranza degli adolescenti, lo so.
Lui non vuole sentire ragioni, accettare consigli. Non gli dò affatto torto, ma diamine... Cosa possono dirti le persone? Ma si seppellisciti nel dolore, fatti più male che puoi? No, un pò d'empatia! Sei vittima di un lutto, però avanti, puoi capire chi ti vuole bene, parlare con loro!
Apprezzo però delle idee che il protagonista esprime ovvero che noi adulti pretendiamo che sappiano presto cosa fare da grandi e, a seconda dei casi, vedere i ragazzi come maturi o bambini. E' molto incoerente e spesso ingiusto. Può a volte avere una logica, ma dovremmo spiegarla.
Oppure spesso consideriamo gli amori giovanili futili, non seri... Ma che ne sappiamo davvero noi?
Oppure spesso consideriamo gli amori giovanili futili, non seri... Ma che ne sappiamo davvero noi?
Il linguaggio usato da Chiara e dal protagonista (il nome lo saprete alla fine!) però mi sembra un pò troppo articolato. Non che un ragazzo non possa esserne capace, ma non lo trovo naturale.
L'autrice ha assolutamente reso la confusione e la complessità di quell'età. Abbastanza grandi, pronti per affacciarsi alla vita adulta o quasi eppure ancora fragili, confusi, in pieno contrasto emotivo.
E' anche una bella lettura che apre i ragazzi al lutto, argomento che i genitori cercano in tutti i modi di occultare finchè la vita non colpisce o finchè i ragazzi non scoprono le cose da soli, che non è sempre un bene. Il confronto serve sempre, soprattutto in famiglia.
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