come state?
La preoccupazione in questo giorno è folle, ma non c'è molto da fare se non seguire le direttive e sperare in bene.
Intanto ci possiamo tenere compagnia con L'angolo vintage, rubrica ideata da La lettrice sulle nuvole al fine di smaltire le letture accumulate negli anni. Si può dire quel che si vuole del libro, magari è gradita la segnalazione di spoiler. Effetti collaterali? Allungare e non accorciare le wishlist o le liste di lettura!
Trama: Nei racconti del ciclo pietroburghese la capitale (che all'ucraino Gogol appare come una città non russa, splendida facciata di un edificio ormai in rovina dove si conduce una vita vuota, esteriore, alienata) si fa al tempo stesso scenario grottesco e sinistro burattinaio di quella "vita vegetativa" verso la quale lo scrittore si sentì sempre attirato, in un duplice atteggiamento di compiacimento partecipe e di beffarda ironia.
Affrontare la lettura di questa
raccolta di racconti è stata una sfida. Temevo di annoiarmi, alla fine avrei
letto una manciata di pagine scritte oltre un secolo fa su un’edizione vecchissima.
Però ero anche curiosa di conoscere un autore russo a me poco noto, ma
evidentemente importante (Dostoevskij dice che gli autori russi sono tutti
figli de Il cappotto, uno dei racconti presenti nel libricino).
Devo dire che, dall’introduzione,
non ero rimasta molto colpita perché complicata e mi ha passato l’immagine di
un letterato russo (invero ucraino), malaticcio, un po’ complessato, ma
geniale, innovativo ed acclamato soprattutto a teatro, con dei testi, anche
comici, che spesso risultano una forma d’accusa della burocrazia russa,
corrotta e caricaturale.
I racconti in totale sono cinque
e li elenco in ordine di gradimento ( nel gruppo di lettura organizzato da
Leggo Quando Voglio l’ordine era diverso ancora): Il ritratto, Il cappotto, La
propsettiva Nevskij, Memorie di un pazzo, Il naso.
Il ritratto ha come protagonista
un pittore dotato che però fa la fame. L’acquisto, casuale, di un dipinto da un
commerciante di quadri fa volgere la fortuna a suo favore, purtroppo con
risvolti imprevisti.
Il racconto in questione infatti
contrappone il genio e la passione al desiderio di denaro ed a come cedere alla
sua sete voglia spesso dire uccidere sogni e talento. Fa molto Dorian Gray.
Il cappotto invece è la storia di
un umile funzionario che deve rifarsi il cappotto perché il suo è ormai
rovinato del tutto. Non sarà però semplice perché prende pochissimi soldi ed il
nuovo indumento costa molto. Si tratta comunque di una spesa irrinunciabile con
l’inverno che ormai morde. Però…gli viene rubato e non dico altro.
Qui si ha come protagonisti,
oltre al funzionario, i colleghi crudeli e vanesi che non si fanno problemi a
farsi beffe di lui per il suo aspetto dimesso e “la vestaglia” (il cappotto
lacero), ma di usarlo anche come pretesto, appena sfoggia il nuovo capo, per
festeggiare. Avremo in ogni caso di che apprezzare il finale.
La prospettiva Nevskij invece è
il fulcro dell’apparenza, una strada dove, ad orari più o meno precisi, si
avvicendano famiglie, istitutrici, funzionari, individui poco raccomandabili…Tutti
intenti ad osservare gli altri ed a fare mostra di sé. Qui iniziano le vicende
di due amici, ognuno dietro ad una donna diversa. Per ognuno questo incontro
avrà esiti diversi.
Questo è anche il terzo racconto
dove c’è una piccola presenza di soprannaturale e dove la morte di alcuni
sopraggiunge per follia.
In realtà, il soprannaturale c’è
anche ne Il naso, ma l’intento è grottesco e soprannaturale sin dall’inizio in
quanto il protagonista è un burocrate che…perde il naso e che lo reincontra
pure, intento a fingersi uomo!
Qui c’è poco da dire…Mi sembrava
l’Italia riprodotta in un vecchio racconto: abbiamo un burocrate vanesio che “non
sapete chi sono io”, che si prende libertà tramite il suo ruolo e che lavora in
un ministero con evidenti problemi organizzativi ed evidenti vizi di forma,
vittima di un evento singolare ed esilerante. A me non è proprio piaciuto perché
troppo surreale (o mi date fantasy o realtà).
L’ultimo racconto di cui devo
parlare è Memorie di un pazzo, un
racconto divertente ed al contempo pazzo. Il protagonista, Aksentij, è un
funzionario di bassissimo livello innamorato della graziosa figlia del capo, ma
non capisce di non avere possibilità. Il suo è un viaggio lento nella pazzia e
in quel che voleva dire essere pazzi nel passato (basti pensare a cos’erano i
manicomi da noi, ma non solo, prima della legge Basaglia). Le punte esileranti
(leggere la corrispondenza della cagnolina della figlia del capo e di un’altra
canide amica della prima) sono presto sostituite dalle note tragiche in cui il
protagonista non capisce di essere ormai pazzo, anzi è sempre più convinto di
essere il re di Spagna. Bello e straziante.
Insomma, per me è stata una
lettura bella, istruttiva, un viaggio in un’altra epoca, nella Russia
burocratica ed imperialista, attraverso periodi forse desueti, ma ben
strutturati e ricchi.
Non sono una grande appassionata di raccolte di racconti ma ogni tanto ne leggo anche io.
RispondiEliminaQuesta però mi sembra un filo lontana dalle mie letture e sono titubante se aggiungerla o meno alle mie liste
Dipende da quanta voglia di classici hai. Per me le raccolte sono un'eccezione, ma stavolta ho scelto bene in base ai miei gusti
EliminaMi piacciono i libri con racconti soprattutto se fatti bene e questo sembra interessante
RispondiEliminaVeramente! Più delle aspettative
EliminaCiao! Purtroppo "mi manca" la letteratura russa...ma partire da una raccolta di racconti potrebbe non essere male!
RispondiEliminaNo, infatti. La ragazza di cui ho seguito il gdl il prossimo anno farà l'anno russo e tengo d'occhio
EliminaMi piacciono gli scrittori russi, ma non sono semplici. Bravissima
RispondiEliminaGrazie :-)
EliminaLa lettura russa mi manca anche se da tanto vorrei leggere qualcosa. Non mi attirano però in generale i racconti, preferisco i romanzi
RispondiEliminaAnche a me. Non fosse stato per il gdl di classici cui partecipo....
EliminaMa è stata una lettura molto interessante.
EliminaNon amo i racconti perché mi lasciano spesso insoddisfatta
RispondiEliminaDi solito non sono nemmeno la mia lettura preferita
Elimina