30/07/17

Recensione de Il rumore della pioggia di Gigi Paoli

Trama: Sono ormai alcuni giorni che Firenze è sferzata da una pioggia battente e, come se non bastasse, la visita del presidente israeliano ha completamente paralizzato la città. Carlo Alberto Marchi è intrappolato nella sua auto che da casa lo porta al Palazzo di Giustizia, quando apprende una notizia davvero ghiotta per un cronista di giudiziaria a corto di esclusive: all'alba, in un antico palazzo di via Maggio, la prestigiosa strada degli antiquari, viene trovato morto con ventitré coltellate l'anziano commesso del negozio di antichità religiose più rinomato di Firenze. Un caso molto interessante anche perché il palazzo è di proprietà della Curia e sopra al negozio ha sede l'Economato. Marchi si mette come un mastino alle calcagna dei magistrati nella speranza di tirar fuori uno scoop e chiudere finalmente la bocca al direttore del Nuovo Giornale. Sempre correndo come un pazzo, intendiamoci, perché a casa c'è Donata, la figlia di dieci anni che inizia a lanciare i primi segnali di un'adolescenza decisamente in anticipo. Ma stavolta conciliare il ruolo di padre single con quello di reporter d'assalto sembra davvero un'impresa disperata: sì, perché c'è tutto un mondo che ruota intorno al delitto di via Maggio e le ipotesi che si affacciano sono sempre più inquietanti. Su tutte, l'ombra della massoneria, che in città è prospera e granitica da secoli. E l'inchiesta corre veloce in una Firenze improvvisamente gotica e oscura.

Il romanzo di Gigi Paoli mi ha attratto per la cover dalla prima volta che l'ho visto tra gli scaffali, ma la sua appartenenza ad un genere che non è tipicamente il mio mi ha dissuaso a lungo dall'iniziarne la lettura. Non che io avessi torto, ma non è stata una pessima scelta.
La trama è piuttosto semplice. Un antiquario di via Maggio a Firenze, via  degli antiquari, viene trovato assassinato e dunque iniziano le indagini, inizialmente un delitto perfetto, immotivato e senza soluzione. La classica base per un romanzo della categoria.
Quel che ho trovato interessante è stato leggere la storia da varie angolazioni.
Ci viene presentato il punto di vista principalmente di tre personaggi: il colonnello Lion, del Reparto (corpo speciale dei carabinieri), del pm Mastrantonio e di Carlo Alberto Marchini, giornalista del giornale "la Nuova".
Ovviamente non saranno le esclusive voci che ci spettano, ma sono quelle che sento più imponenti.
Mi ha colpito molto il personaggio del giornalista. Uomo ambizioso, le sue aspirazioni vengono stroncate dal doversi occupare da alcuni anni della figlia Donata, quando la madre decide di andare via e vivere la sua vita. Diviso tra lavoro e sensi di colpa (che una figlia in pre-adolescenza sa alimentare molto bene), ci mostra un uomo vero che non si nasconde dietro scuse e che però ama il suo lavoro. Si vede, soprattutto quando il caso dietro un articolo lo coinvolge davvero come per l'omicidio"via Maggio" che ci fa sembrare l'uomo di penna un detective improvvisato, tutto preso a cercare collegamenti anche improbabili, anche grazie all'aiuto del collega Della Robbia. Nemmeno da dire che il vero obiettivo sarebbe fare un bello scoop...
Però noto un certo parallelismo con la biografia dell'autore. Che credo essersi semplicemente ispirato alla realtà, essendo lui giornalista, padre di una teenager ed avendo una gatta a casa.
I retroscena di un delitto che ad un certo punto sembra "di facile risoluzione" sono molteplici e variegati, con implicazioni anche piuttosto contorte e pesanti. Io, al finale, ci sono arrivata a bocca aperta perchè è stata proprio una sorpresa.
Il tutto ambientato sotto la pioggia scrosciante (la mia passione) di una Firenze oscura, gotica come viene a più riprese definita la città rinascimentale, meraviglia dell'Italia.
Un romanzo che si fa leggere con piacere e calma, anche se non lo consiglio a chi cerca adrenalina pura e semplice perchè qui ci saranno emozioni, ma non da cardiopalma.


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