14/06/18

Recensione di L'animale femmina di Emanuela Canepa

Trama: Rosita è scappata dal suo malinconico paese, e dal controllo asfittico della madre, per andare a studiare a Padova. Sono passati sette anni e non ha concluso molto. Il lavoro al supermercato che le serve per mantenersi l'ha penalizzata con gli esami e l'unico uomo che frequenta, al ritmo di un incontro al mese, è sposato. Ma lei è abituata a non pretendere nulla. La vigilia di Natale conosce per caso un anziano avvocato, Ludovico Lepore. Austero, elegante, enigmatico, Lepore non nasconde una certa ruvidezza, eppure si interessa a lei. La assume come segretaria part time perché possa avere più soldi e tempo per l'università. In ufficio, però, comincia a tormentarla con discorsi misogini, esercitando su di lei una manipolazione sottile. Rosita la subisce per necessità, o almeno crede. Non sa quanto quel rapporto la stia trasformando. Non sa che è proprio dentro una gabbia che, paradossalmente, si impara a essere liberi.

Ho fatto questa lettura grazie al gruppo de Le Personal Book Shopper. Non era prevista e nemmeno sapevo se mi avrebbe convinta, ma ho deciso di provare a scatola chiusa.

Protagonista è Rosita, giovane studentessa di Medicina a Padova che stenta a vivere perchè arranca con un lavoro che non le permette praticamente di studiare. Adesso è fortemente nei guai, ma un evento inaspettato, durante la vigilia di Natale, la mette sulla strada dell'anziano avvocato Ludovico Lepore.
E' la possibilità di ricominciare come segretaria presso lo studio legale dell'uomo di legge. Un impiego ben remunerato, poco pesante, che le permette di avere molto tempo per studiare.
Peccato che ci sia il trucco: l'avvocato la incastra sempre in discussioni misogine e cervellotiche che mettono la nostra protagonista a disagio perché non sa reagire né rispondere e teme anche le conseguenze di quell'eventuale gesto.


Ho trovato questa lettura coinvolgente.
Innanzitutto è scritta benissimo, uno stile dinamico eppure accurato, privo di trascuratezza, renderebbe leggibile pure una conferenza complessa.
Ma poi c'è di più... I protagonisti sono concreti, sembrano persone vere. La protagonista mi ricorda me. Sempre in bolletta, timorosa di parlare, le repliche migliori mi vengono sempre dopo, mi faccio incastrare in situazioni indesiderate, evito le discussioni come fossero bombe, osservo la gente e in linea di massima ci prendo, sono fuggita anche io da casa per non tornarci...Anche se mi posso vedere  pure nella maniacalità della madre (non arrivo a quei livelli con le lenzuola ne rompo talmente le scatole, poco ma sicuro!). Ma anche il vecchio capo di Rosita, la collega Dina (averla una santa così a lavoro!), l'avvocato e la sua, si presume, badante ucraina, la collega di Lepore (mi, che paura!). Solo per citare i principali.
L'autrice ha occhio per descrivere l'animo umano.
In più i discorsi misogini dell'avvocato nascondono un fondo di verità. E' cinico, esagera, ma non dice veramente delle balle. Possiamo non concordare, dimostrare il contrario, ma non negare la realtà.
Per esempio la realtà che agghindarsi, anche poco, cambia l'opinione verso una donna. La nostra ingenua e naturale protagonista lo scoprirà sul lavoro, quando non ci faceva caso perchè certe cose "non facevano per lei".
La storia è realistica, ma incalza, inchioda ed appassiona fino a raggiungere l'ultima parola.
Mi sono sentita emozionata e sballotata, sempre più curiosa di scoprire gli esiti della vicenda.

Il finale è tronco, ma perfetto. La lezione di Rosita è finalmente appresa, peccato solo non poter sapere cosa le accadrà perché non è un romanzo che elargisce risposte né che fornisce gli esiti di tutti i personaggi principali.

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