Trama: Olga Papel è una ragazzina esile come un ramoscello e ha una dote speciale: sa raccontare incredibili storie, che dice d'aver vissuto personalmente e in cui può capitare che un tasso sappia parlare, un coniglio faccia il barcaiolo e un orso voglia essere sarto. Vero? Falso? La saggia Tomeo, barbiera del villaggio sostiene che Olga crei le sue storie intorno ai fantasmi dell'infanzia, intrappolandoli in mondi chiusi perché non facciano più paura. Per questo i racconti di Olga hanno tanto successo: perché sconfiggono mostri che in realtà spaventano tutti, piccoli e grandi. Un giorno, per consolare il suo amico Bruco, dal carattere fragile, Olga decide di raccontargli la storia della bambina di carta che un giorno partì dal suo villaggio per andare a chiedere alla maga Ausolia di essere trasformata in una bambina normale, di carne e ossa. Il viaggio fu lungo e avventuroso: s'imbatté in un venditore di tracce, prese un passaggio da un ragazzo che viveva a bordo di una mongolfiera e da un altro che attraversava il mare remando. Più volte rischiò la vita, si perse, ma fu trovata da un circo. E quando infine trovò la maga, solo allora la bambina di carta comprese quante cose fosse riuscita a fare...
Varie peripezie mi hanno portato
a leggere il secondo volume lo scorso mese e quindi è diventato prioritario
leggere il primo volume, di cui ora mi accingo a scrivere la recensione.
La protagonista è, come
facilmente intuibile, Olga papel, bambina che vive a Balicò con la famiglia e
gli amici. E’ una bambina speciale, col dono di incantare il paese con le sue
storie, storie che lei stessa vive. Ed è su questo punto che gli abitanti hanno
tutti una diversa opinione. C’è chi adora le sue storie, chi le crede, chi dice
che è una bugia, che lei dovrebbe smetterla come sua nonna che teme per lei e
cerca di farla desistere anche tirando in ballo Dio. Ma Olga senza storie non
può vivere. E narra le avventure di un’altra Olga, fatta di carta, che compirà
un viaggio per diventare umana. Vuole essere come gli altri.
Quindi tra i brani narrati agli
amici Bruco e Mimma e gli stralci rubati dagli abitanti del villaggio ,
assisteremo all’evolversi di questo viaggio straordinario…
Bè devo sottolineare un
aspetto che in quanto mamma mi preme:
Olga è stata portata in fascia dalla madre, ne sono felicissima. Credo sia
importante per un bambino! Ma questa è solo una riga della storia e non ruberò
oltre l’attenzione…
In questa storia ci sono molte
lezioni da imparare, sia da Olga che dalla sua omonima.
L’Olga “reale” ci insegna il lato
terapeutico delle storie che ci parlano, ci cullano, ci fanno apprendere. E nel
farlo spalma un balsamo sulle ferite della maggior parte di chi ascolta.
La sua omonima ci rende possibile
apprendere l’importanza di cercare se stessi e la propria strada nel mondo.
Certo, tutto questo ha un prezzo e non sarà una strada in linea retta. Ma a chi
suda , la vita sa premiarlo per la sua fatica.
Ci faremo anche una domanda: che dote abbiamo? Ma non aggettivi e qualità,, ma proprio una dote. Domanda a cui, scommetto, in pochi, abbiamo risposta.
Il tutto mischiato ad una
classica routine di paese e di amicizie che mi ha riportata indietro ne tempo.
Un po’ vorrei tornare a quei tempi, benchè non fossero facili.
Le storie di Elisabetta Gnone
cullano e rilassano, fanno pensare e tranquillizzare. Il suo è un talento che
allieta grandi e piccini. Leggere Olga è come fare un riposino ristoratore o
andare nella propria pasticceria preferita. Una garanzia e relax assoluto.
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