Buonasera a tutti!
Ecco il sesto appuntamento de “Il Circolo Letterario”, un piccolo spazio dedicato al
nostrano e magari a quegli autori poco conosciuti sia perchè datati e non
famosi sia perchè autoubblicati che hanno deciso di affidarsi a questo nuovo
mondo anziché all'editoria a pagamento o proprio perchè vi si sono scontrati
contro.
Ultimamente ho letto qualche
romanzo italiano deludente stra sponsorizzato da editori conosciuti. E quindi
doveva essere “garanzia di successo”. Peccato fosse un obbrobrio. Capita invece
che i romanzi autopubblicati cadano molto dietro le quinte quando invece si può
trattare tanto di perle di valore che di lavori mediocri ed entrambi dovrebbero
avere la possibilità di saltare agli occhi.
Io mi auguro per lo meno, per
coloro di cui parlerò, di destare interesse nel lettore e di far conoscere tali
autori che non sono sotto ai riflettori. E nel caso siano autori più noti che la recensione sia gradita per la catalizzazione di attenzione su questi autori.Trama: Non basta un megafono per farti sentire se da tre mesi sei in fondo a un pozzo, nessuno ti trova e non sai più come gridarlo che sei lì, proprio dietro casa, e che è stato tuo marito a buttartici. Non bastano le parole per chi è costretta a lucidare il superattico di un petroliere per pochi euro al mese, tra botte e tentativi di violenza, finché un giorno, per non impazzire, "sceglie di diventare un raggio di luce dorata" impiccandosi al lampadario di cristallo. O per chi faceva la commessa in un negozio di intimo: suo marito l'ha strangolata "con un paio di mutandine modello Folie de Paris, nuova collezione pura seta, taglia 42, inserti in pizzo sintetici. Euro 27. Ottima scelta". Questo libro è anche una pièce teatrale che Serena porterà in scena con un grande cast di donne della cultura e dello spettacolo (Lilli Gruber, Geppi Cucciari, Susanna Camusso, Malika Ayane) nell'occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In questi racconti Serena Dandini rivela la capacità di usare tutte le sfumature dell'emotività, dal comico al dolente, dal grottesco al drammatico. Le vittime di femminicidio riprendono voce per un momento per raccontarci le loro vite, in queste pagine e nello spettacolo che Serena ha tratto dai suoi scritti: le storie portate in scena e quelle narrate nel libro si tengono per mano, lungo la strada impervia ma obbligata della presa di coscienza e dell'azione concreta.
Ferite a morte è un libro duro da leggere, non tanto per il tema quanto per la verità. Si parla di femminicidio, non nel senso cui siamo abituati grazie ad i telegiornali, nemmeno a quello da romanzo. Serena Dandini ci offre il punto di vista delle vittime. DI coloro che non hanno potuto parlare o che non sono state ascoltate per non dire osteggiate. E il primo racconto è tosto. Non si manda giù. Una situazione paradossale di cecità del tutto femminile..."Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti" . Sino ad avere raccapriccio all'ultima riga.
I casi poi non si contano...Leggiamo di italiane, messicane, indiane, giapponesi , cinesi, palestinesi...C'è un'ampia gamma di casistica da cui scegliere, un episodio più agghiacciante del precedente, soprattutto leggendo, come in questo caso, con lo stile scelto dalla Dandini. COn un comune denominatore: molti dei delitti sono causati, si da uomini, ma molto vicini alle vittime. Mariti, padri, fratelli...Senza escludere chiaramente soggetti esterni o particolari, non legati alla vittima.
Il peggio sono i delitti passionali..Come se la passione potesse essere una giustificazione. Visto che amo una persona può saltarmi in mente di ammazzarla sull'onda della passione . Chiaro, no? Al massimo si affianca l'altra giustificazione ..Il raptus. Così, apparso dal nulla, senza segni rivelatori..Poco importa che ci fossero segnali come la troppa possessività o cambi di umore troppo repentini. O che tutti sapessero senza parlare.
C'è anche la matrice culturale che è sintomo di un menefreghismo globale e locale che afferma "così è stato, così sarà, guai a cambiare". Oppure.."ma che me ne frega a me?"
Sulla cultura il discorso è difficile...C'è purtroppo la diffusa tendenza del modello occidentale a sentirsi superiore anche nel suo territorio, quando comunque tante cose non sono perfette come questo modello utopistico vorrebbe far credere. Nonostante ciò pensiamo di poterlo imporre alle popolazioni straniere, senza tanto pensare che bisogna analizzare un popolo prima di partire alla carica con le nostre idee "superiori". O per lo meno applicarle in termini umani...Ad esempio imbestialisco a tema "infibulazione" applicata per rendere la donna fedele poichè per lei ogni rapporto sessuale sarà doloroso, con esiti difficili durante il parto. Sempre che sopravviva alla pratica quando il taglio viene eseguito male e si muore di emorragie o infezioni. Ma anche gli uomini che lapidano una donna adultera. O l'infanticidio delle bambine nei paesi asiatici. La diffusione incotrollata dell'Aids nel paesi africani. Donne uccise perchè la loro dote è insufficiente come in India.
D'accordo non stravolgere le culture imponendo il nostro modello. Non siamo perfetti ne inattaccabili e le tradizioni altrui non vanno attaccate e demolite.Si tratta pur sempre di patrimoni umanitari e dell'essenza di popoli. Ma lottare contro pratiche barbare e violente, soprattutto quelle che aggrediscono bambini e sempre le donne, sarebbe davvero di fondamentale inportanza.
Non che noi siamo meglio sia chiaro..Uccidere per gelosia, come il caso di un diciassettenne nel calabro non molti giorni fa, o perchè la fidanzata guadagna di più o ha mollato il proprio ragazzo....Mi fa augurare che si tratti di autentica follia. Non del classico uomo servito e riverito che non sopporta l'avanzata femminile e che non accetta dinieghi.
Non ho l'autorità e le comptenze o le abilità necessarie ad approfondire il tema. Ma non credo serva a molto per dire "BASTA". Basta alle violenze, alle morti senza, senso, alle giustificazioni, agli occhi chiusi, all'omertà. E non solo per le donne, ma anche per bambini e vecchi. Per tutti i presunti "deboli".
Su http://www.feriteamorte.it/ trovate varie informazioni, anche sullo spettacolo teatrale originatosi dal libro ed altri avvenimenti. Nonchè il link diretto a Petizione contro la violenza alle donne. Mancano ancora parecchi voti per convocare gli Stati Generali contro la violenza. Diamo un aiuto concreto alla lotta contro queste ingiustizie. Basta una firma. Potremmo essere veramente noi le prossime senza saperlo. O qualcuno a noi caro. E il nostro governo fa ben poco. Non ho visto grandi note alla lotta contro la violenza nei programmi ellettorali. O sbaglio? Forza, facciamoci avanti.
"Tra morire di sete e bere dell'acqua che si sa avvelenata, non c'è scelta: si berrà sempre. "Emmanuel Carrère-Bravura
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