20/02/20

Recensione di Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone

Trama: La vita di Andrea Scotto è tutto fuorché perfetta, specie quando c'è di mezzo la famiglia. Quarantenne single e ancora ostinatamente immaturo, Andrea ha sempre preferito tenersi alla larga dai parenti: dal padre Libero Scotto, ex comandante di navi, procidano, trasferitosi a Napoli con i figli dopo la morte della moglie, e dalla sorella Marina, sposata, con due figlie e con un chiaro problema di ansia da controllo. Quando però Marina è costretta a partire lasciando il padre gravemente malato, tocca ad Andrea prendere il timone. È l'inizio di un fine settimana rocambolesco, in cui il divieto di fumare imposto da Marina è solo una delle tante regole che vengono infrante. Tallonato da Cane Pazzo Tannen, un bassotto terribile che ringhia anche quando dorme, costretto a stare dietro a un padre ottantenne che non ha affatto intenzione di farsi trattare da infermo, Andrea sbarca a Procida e torna dopo anni sui luoghi dell'infanzia, sulla spiaggia nera vulcanica che ha fatto da sfondo alle sue prime gioie e delusioni d'amore e tra le case colorate della Corricella scrostate dalla salsedine. E in quei contrasti, in quell'imperfetta perfezione che riporta a galla ferite non rimarginate ma anche ricordi di infinita dolcezza, cullato dalla brezza che profuma di limoni, capperi e ginestre o dal brontolio familiare della vecchia Diane gialla della madre, Andrea troverà il suo equilibrio. 

Questo è praticamente uno degli ultimi romanzi di Marone che mi mancavano da leggere.
E’ un autore che leggo sempre molto volentieri perché capace di offrire riflessioni in poche pagine, partendo da un paio di elementi.


In questo caso mette insieme un padre prossimo alla morte, Libero, e suo figlio Andrea che dovrà occuparsi di lui per un week end, mentre sua sorella Marina è andata dal suocero malato.
Andrea sa già che si tratterà di un compito difficile. D’altronde, cosa dire e cosa fare con un padre che non è mai stato tale, ma sempre e solo un rigido comandante e ostacolato dalle rigide regole della maniaca del controllo che è sua sorella? Infatti Andrea dovrebbe seguire un decalogo estremamente limitante per tutelare la salute del padre. Però nessuno dei due ha fatto i conti con la testa brillante ed attiva che ha ancora quell’uomo perché, in quattro e quattr’otto, convince il figlio partire (e di conseguenza a mentire alla sorella) per Procida, la loro isola Natale, per sistemare delle questioni, portandosi dietro l’isterico bassotto di Marina.

Che dire? Già solo il valore nostalgico mi ha stesa. Sono molto legata ai luoghi del mio passato e comprendo in pieno lo stordimento di Andrea quando mette piede a Procida, rivede luoghi e, in alcuni casi, persone. E’ assalito dai ricordi, ovviamente non tutti piacevoli, soprattutto se, come lui, tutto è inestricabilmente legato alla defunta madre, belga naturalizzata italiana, moglie incompresa e, come tutte le procidane, madre sola. Questa parentesi è anche uno scontro/incontro col padre che, dopo una vita, inizia ad aprirsi, ma non può cancellare un’esistenza di mancanze e cattiverie, ritenute giuste, verso la sua famiglia. Come si può accettare la sincerità dopo una vita di batoste?
Però questo viaggio sarà occasione di rinascita, il momento di affrontare incubi e ricordi, andare davvero avanti, paradossalmente, con un salto nel passato. Non solo per lui.

Questa storia, fresca e frizzante, finisce anche troppo in fretta, non mancando di emozionare e commuovere, ma anche rifornire i nostri cuori di speranza e gioia e la voglia di poter visitare Procida prima possibile.

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