Trama: Yūko è in grado di vedere cose che gli altri non vedono, e di indovinare i desideri e i pensieri di chi le sta intorno grazie a una sensibilità fuori dal comune. Compiuti quattordici anni, tutto sembra assumere sfumature misteriose, e il mondo si popola di bizzarre creature. Yūko sta imparando ad assegnare un colore a ogni stato d'animo e a ogni emozione; a insegnarglielo è Kyū, il suo maestro di disegno, che ha il doppio dei suoi anni. Quando dal fusto di una pianta fuoriescono degli strani omini verdi, loro sono gli unici a vederli. Nello stesso istante, Yūko assapora l'incanto sottile del primo amore.
Sospesa tra realtà e immaginazione, un'adolescente va incontro alla vita accompagnata dagli affetti più cari, e scopre, giorno dopo giorno, i turbamenti del cuore, la tenerezza dei sentimenti e la difficoltà di diventare grande.
Questo piccolo volumetto (106 pagine) racchiude una storia tanto piccola quanto magica e dolce.
Protagonista è Yuko, quattordicenne speciale. Ama disegnare e vede cose che gli altri sono incapaci anche solo di percepire. E' speciale il momento in cui lei e il maestro di disegno vedono le stesse cose nello stesso momento.
La giovane si innamora e punta dritto all'obiettivo anche se, chiaramente, Kyu, l'insegnante, si nega conscio che la questione non si può porre. Ma non si può negare che quell'istante c'è stato e secondo me la ragazza provava qualcosa pure prima, quando Kyu insegnava a lei ed alla classe a lavorare liberamente e ad assegnare un colore ad ogni stato d'animo o emozione.
Cosa saranno questi omini che vedono? L'ipotesi più plausibile è la pazzia, ma può anche essere sia possibile che i due siano più in contatto con la propria spiritualità e con la linfa vitale del mondo, rispetto ad altre persone.
Certo è che i due conoscono la sofferenza. C'è una certe differenza d'età, si nota, ma sanno cosa vuol dire genitori atipici (quando lei parla della madre che si dimentica di darle da mangiare se depressa o se presa da un libro ho pensato che quella donna è uguale a me, anche se non arrivo a quel livello!), sentirsi soli, soffrire. Per Yuko è atroce la lontananza dal padre, Kyu ci rivelerà cosa lo ha fatto soffrire, ma, come ammette lui, è veramente immaturo per la sua età.
C'è anche l'altro lato della medaglia perché, nella maggior parte dei casi, i genitori fanno il meglio che possono e si rendono conto a posteriori di non esserci riusciti o che avrebbero potuto agire diversamente.
Ci sono anche interessanti riflessioni come pensare alle relazioni come qualcosa di sbagliato se si considera l'altro qualcuno cui appoggiarsi ed un rifugio. Secondo me non è un male, purché non sia dipendenza totale.
Ma si parla anche di cose più leggere, come l'abitudine delle persone a mangiare alle inaugurazioni di vendite o mostre, avendo a malapena dato un'occhiata alle opere, magari anche quelle che hanno prenotato e comprato. Abitudini comuni nel mondo, penso.
E' un libro che non fa assaporare adrenalina, ma lascia dolcezza e tepore e la sensazione che cercare piccoli miracoli sia davvero importantissimo.
Questo piccolo volumetto (106 pagine) racchiude una storia tanto piccola quanto magica e dolce.
Protagonista è Yuko, quattordicenne speciale. Ama disegnare e vede cose che gli altri sono incapaci anche solo di percepire. E' speciale il momento in cui lei e il maestro di disegno vedono le stesse cose nello stesso momento.
La giovane si innamora e punta dritto all'obiettivo anche se, chiaramente, Kyu, l'insegnante, si nega conscio che la questione non si può porre. Ma non si può negare che quell'istante c'è stato e secondo me la ragazza provava qualcosa pure prima, quando Kyu insegnava a lei ed alla classe a lavorare liberamente e ad assegnare un colore ad ogni stato d'animo o emozione.
Cosa saranno questi omini che vedono? L'ipotesi più plausibile è la pazzia, ma può anche essere sia possibile che i due siano più in contatto con la propria spiritualità e con la linfa vitale del mondo, rispetto ad altre persone.
Certo è che i due conoscono la sofferenza. C'è una certe differenza d'età, si nota, ma sanno cosa vuol dire genitori atipici (quando lei parla della madre che si dimentica di darle da mangiare se depressa o se presa da un libro ho pensato che quella donna è uguale a me, anche se non arrivo a quel livello!), sentirsi soli, soffrire. Per Yuko è atroce la lontananza dal padre, Kyu ci rivelerà cosa lo ha fatto soffrire, ma, come ammette lui, è veramente immaturo per la sua età.
C'è anche l'altro lato della medaglia perché, nella maggior parte dei casi, i genitori fanno il meglio che possono e si rendono conto a posteriori di non esserci riusciti o che avrebbero potuto agire diversamente.
Ci sono anche interessanti riflessioni come pensare alle relazioni come qualcosa di sbagliato se si considera l'altro qualcuno cui appoggiarsi ed un rifugio. Secondo me non è un male, purché non sia dipendenza totale.
Ma si parla anche di cose più leggere, come l'abitudine delle persone a mangiare alle inaugurazioni di vendite o mostre, avendo a malapena dato un'occhiata alle opere, magari anche quelle che hanno prenotato e comprato. Abitudini comuni nel mondo, penso.
E' un libro che non fa assaporare adrenalina, ma lascia dolcezza e tepore e la sensazione che cercare piccoli miracoli sia davvero importantissimo.
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