02/03/19

Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella

Trama: Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell’irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L’appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il “fratello di tutta una vita” le cambia l’esistenza per sempre. Rimanere lì, all’improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l’odissea dei migranti dall’Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.

Giuseppe Catozzella per mesi è entrato dentro la vita reale di Samia, e l’ha reinventata in una voce dolcissima, scrivendo un romanzo memorabile. Da quella voce, da quell’io leggerissimo che ci parla con fermezza e candore, si sciolgono la struggente vicenda di un’eroina dei nostri tempi, la sua fiaba, e insieme il suo destino. 


Questo libro lo avevo notato tempo fa, ma non mi aveva mai convinta fino in fondo, pur interessandomi agli argomenti che hanno a che fare con l'immigrazione.
Io però non amo assolutamente lo sport e questo aspetto mi ha frenato a lungo. Complice un gruppo di lettura, mi sono buttata.

La protagonista è Samia, giovane somala nata con la passione per la corsa. Purtroppo è nata in un paese in guerra, una sorta di maligna sorella maggiore, come viene denominata nel libro.
Non è facile allenarsi a Mogadiscio, città crepata e coi palazzi crivellati di colpi, dove l'Islam radicale cerca di affermarsi e vuole le donne coperte e sottomesse, certo non in pista a correre.
La giovane però non si arrende e Catozzella cerca di regalarci la sua storia attraverso le sue parole.

Ho letto velocemente questa biografia romanzata, ma fino a poco più di metà non mi aveva conquistata. Non amo troppo quando vengono messi troppi sentimenti e passioni in bocca/testa a qualcuno che non si può conoscere in nessun modo né quando si cerca di fare con chi la conosce, come i genitori o il suo migliore amico Ali. Mi sembra una grande libertà e non sapere se certamente corrisponde al vero mi irrita. Solo Memorie di Adriano mi ha convinto ed appassionato.
Del genere "conflitti e immigrazione "amo leggere per lo più reportage ed autobiografie, molto più coerenti, come Lacrime di sale di Pietro Bartolo.
Ovviamente si è parlato molto di corsa e questa, pur essendo la colonna portante del libro, mi ha molto annoiato.
Le cose si fanno interessanti quando la protagonista decide di fare il Viaggio perché il suo sogno sono le Olimpiadi del 2012 a Londra. Questa è la parte che mi fa imbestialire. Persone derubate di soldi e dignità, pronte a rischiare la vita e la salute per la possibilità di un mondo migliore. Sarà pure Catozzella a narrarci le vicende, ma è di un'atrocità incomprensibile leggere  cosa debba passare e subire chi scappa da guerre, desertificazione, povertà. Per i trafficanti sono hawaian, animali, come tali sono trattati, stipati, picchiati. Mi guardo attorno, in Italia, e vedo persone apertamente ostili agli immigrati, insensibili alle loro tragedie perché abbiamo già le nostre. Questo è pericoloso, apre alla disumanizzazione delle persone perché presto niente più ci smuoverà se saremo muti ai mali del mondo, mali di cui l'occidente è profondamente colpevole e di cui ora si lava le mani, girandosi dall'altra parte, se non addirittura ignorando la storia. E di storia qui ce n'è parecchia perché il ricordo dei coloni italiani in Somalia è ancora vivo.
Queste storie servono: per la memoria, per la sensibilizzazione, per conoscenza perché come dura lex sed lex, l'ignoranza, non permessa dalla legge, dovrebbe punire anche fuori dal campo legale e su più fronti. C'è troppa crudeltà al mondo.

Questo libro si legge in un battito. La scrittura non è erudita e presumo che in questo caso sia voluto perché si tratta di mettersi nei panni di una bambina, poi giovane donna, che non ha una grande istruzioni né genitori colti alle spalle. Un'atleta costretta a rimanere dilettante, a cui viene negato di dedicarsi con assoluta abnegazione e con assiduità alla sua passione. C'è sempre qualcosa di cui preoccuparsi: attentati al mercato, fondamentalisti in cerca di vittime o reclute, problemi di famiglia e lavoro, lotte tra clan. Non che le strade o lo stadio consentano di allenarsi e certamente è difficile, senza mezzi, avere l'attrezzatura adatta.
Samia dovrebbe diventare un mito perché combatte e non si arrende, a qualunque costo. E' dotata di uno spirito di sacrificio rarissimo al mondo, soprattutto dove si sta bene. Anche se non sempre concordo, mi fa capire perché chi arriva qui da più o meno lontano sia poi molto esigente nei confronti dei figli iscritti a scuola o alle attività sportive. Non si deve far ammattire i figli, ma per i genitori stranieri è prioritario non sprecare opportunità, più o meno quel che immagino si pensasse qui in Italia quando si è iniziato a comprendere che l'istruzione era un obbligo tanto quanto l'opportunità di alzarsi da condizioni misere, un privilegio su cui non sputare, da difendere e potenziare. Almeno un tempo era così, oggi l'impressione è diversa, ma sto andando fuori tema.

Questo libro, come molti del genere, fa discutere e riflettere, è grave se lascia indifferenti.

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