Trama: Agosto 1977. Dopo settanta ore di viaggio e 1800 chilometri percorsi, Jon Hansen scende dalla corriera a Kasund, un villaggio della contea Finnmark, nell'estremo nord della Norvegia. Dice di chiamarsi Ulf e di essere un cacciatore. Gli abitanti del luogo lo ospitano nella capanna di caccia della comunità, senza fare troppe domande. Jon cerca un posto in cui nascondersi. Nella sua vita precedente lavorava come spacciatore di hashish e acidi per il Pescatore, uno dei signori della droga più feroci di Oslo. Un po' per pietà, un po' per disperazione, Jon ha tradito e ora è braccato. Lo strano paesino in cui si trova potrà offrirgli una possibilità di redenzione? Almeno fino all'arrivo di quelli che lo inseguono?
Non ho mai pensato di leggere Nesbo, autore molto acclamato dai lettori, soprattutto del genere.
Il caso mi ha portato a leggere questo breve libro.
Tutto inizia con un viaggiatore che si stabilisce a Kasund. E' misterioso, schivo, dice di essere un cacciatore alle prime persone che incontra, un sami di nome Mattis ed a Knut e Lea, madre e figlio del paesello. Il luogo non dispone di strutture ricettive e gli viene indicato un capanno di caccia che può utilizzare a suo piacimento.
Nei suoi giorni qui facciamo a salti incursioni nel suo passato (che ci suderemo perchè la narrazione salta apparentemente di palo in frasca), capiamo chi è Ulf, cosa ha fatto e perchè. Come mai sta rischiando la vita e sa che qualcuno sta venendo ad ucciderlo.
All'inizio mi stava molto antipatico e credevo fosse un delinquentello senza un principio, un pesce lesso che si è fatto fregare da squali più grandi di lui e forse è così. Tutta gente senza morale, se non distorta. Leggendo ho potuto e dovuto ricredermi. Quell'ingenuo, senza saperlo, ha sempre avuto un codice comportamentale e non è mai stato così sprovveduto, anticonformista e alla giornata come ha creduto.
E' apprezzabile lo svincolo narrativo per cui Ulf dice che la storia non sa bene quando sia iniziata perchè l'inizio potrebbe essere uno qualunque, ogni fatto avrebbe potuto portarlo dov'è ora o altrove.
L'altro aspetto che mi piace è quello religioso.
Ulf/Jon capita in un villaggio sami, composto da una comunità laestadiana e da alcuni individui sami che osservano il paganesimo. Entrambi esistono davvero, mi ha colpito più per questi ultimi (è una setta protestante) anche se non avrei dovuto perchè esiste anche da noi qualcosa del genere in ambito cattolico.
Ulf è un ateo e non si premura di nasconderlo. Lea cerca in tutti i modi di convincerlo a pregare, credere, pur senza additarlo mai o costringelo nè offendendo la sua mancanza di fede. Sono comiche le scene col Knut che praticamente gli dice che brucerà all'inferno per ognuna delle cose che fa secondo la religione.
Io capisco però questo pover'uomo che vede una società deprimente: canti e lamenti religiosi, persone chiuse e bigotte. Qualunque cosa può condurre un laestadiano a bruciare all'inferno : ballare, ascoltare certa musica, bere... Tutto è un potenziale pericolo. Cioè, buttiamoci a mare....
I pagani sono più libertini e naturali. Almeno la vita se la godono e vivono in armonia con i ritmi della natura.
E' interessante perchè in un certo senso tutti preghiamo, magari non sono preghiere, ma speranze eppure ci somigliano.
Non ho capito se Nesbo voleva fare un mini ingrandimento di stampo antropologico su sami e lastadiani o farci interrogare sulla preghiera e la religione in senso ampio e generico e non solo "tu di che corrente sei?". O ancora se volesse farci scoprire la sua nazione nella regione del Finnmark, tanto bello quanto alientante.
Questo volume si riconferma anche come un "romantico" perchè stranamente l'amore riesce a mettersi in mezzo. Insomma, questo focus tra Lea ed Ulf sarà mica casuale....
Ad un certo punto però è cominciata l'ansia. E pure tanta! Credevo, da metà alla fine, che ogni momento fosse buono per uccidere Ulf. Il bello è che non è un'ansia obiettiva, ma sottile, continua, insistente, incrementata da questo paesaggio surreale...
Un libro che si fa leggere senza fatica, scorrevole. Certo, ci sono scene piuttosto movimentate, ma non è un romanzo concitato. C'è tempo per l'azione come per la pura narrazione e per le riflessioni del lettore. E' un mix ottimamente riuscito a mio avviso.
Il caso mi ha portato a leggere questo breve libro.
Tutto inizia con un viaggiatore che si stabilisce a Kasund. E' misterioso, schivo, dice di essere un cacciatore alle prime persone che incontra, un sami di nome Mattis ed a Knut e Lea, madre e figlio del paesello. Il luogo non dispone di strutture ricettive e gli viene indicato un capanno di caccia che può utilizzare a suo piacimento.
Nei suoi giorni qui facciamo a salti incursioni nel suo passato (che ci suderemo perchè la narrazione salta apparentemente di palo in frasca), capiamo chi è Ulf, cosa ha fatto e perchè. Come mai sta rischiando la vita e sa che qualcuno sta venendo ad ucciderlo.
All'inizio mi stava molto antipatico e credevo fosse un delinquentello senza un principio, un pesce lesso che si è fatto fregare da squali più grandi di lui e forse è così. Tutta gente senza morale, se non distorta. Leggendo ho potuto e dovuto ricredermi. Quell'ingenuo, senza saperlo, ha sempre avuto un codice comportamentale e non è mai stato così sprovveduto, anticonformista e alla giornata come ha creduto.
E' apprezzabile lo svincolo narrativo per cui Ulf dice che la storia non sa bene quando sia iniziata perchè l'inizio potrebbe essere uno qualunque, ogni fatto avrebbe potuto portarlo dov'è ora o altrove.
L'altro aspetto che mi piace è quello religioso.
Ulf/Jon capita in un villaggio sami, composto da una comunità laestadiana e da alcuni individui sami che osservano il paganesimo. Entrambi esistono davvero, mi ha colpito più per questi ultimi (è una setta protestante) anche se non avrei dovuto perchè esiste anche da noi qualcosa del genere in ambito cattolico.
Ulf è un ateo e non si premura di nasconderlo. Lea cerca in tutti i modi di convincerlo a pregare, credere, pur senza additarlo mai o costringelo nè offendendo la sua mancanza di fede. Sono comiche le scene col Knut che praticamente gli dice che brucerà all'inferno per ognuna delle cose che fa secondo la religione.
Io capisco però questo pover'uomo che vede una società deprimente: canti e lamenti religiosi, persone chiuse e bigotte. Qualunque cosa può condurre un laestadiano a bruciare all'inferno : ballare, ascoltare certa musica, bere... Tutto è un potenziale pericolo. Cioè, buttiamoci a mare....
I pagani sono più libertini e naturali. Almeno la vita se la godono e vivono in armonia con i ritmi della natura.
E' interessante perchè in un certo senso tutti preghiamo, magari non sono preghiere, ma speranze eppure ci somigliano.
Non ho capito se Nesbo voleva fare un mini ingrandimento di stampo antropologico su sami e lastadiani o farci interrogare sulla preghiera e la religione in senso ampio e generico e non solo "tu di che corrente sei?". O ancora se volesse farci scoprire la sua nazione nella regione del Finnmark, tanto bello quanto alientante.
Questo volume si riconferma anche come un "romantico" perchè stranamente l'amore riesce a mettersi in mezzo. Insomma, questo focus tra Lea ed Ulf sarà mica casuale....
Ad un certo punto però è cominciata l'ansia. E pure tanta! Credevo, da metà alla fine, che ogni momento fosse buono per uccidere Ulf. Il bello è che non è un'ansia obiettiva, ma sottile, continua, insistente, incrementata da questo paesaggio surreale...
Un libro che si fa leggere senza fatica, scorrevole. Certo, ci sono scene piuttosto movimentate, ma non è un romanzo concitato. C'è tempo per l'azione come per la pura narrazione e per le riflessioni del lettore. E' un mix ottimamente riuscito a mio avviso.
Ciao! Si tratta di un autore molto famoso, ma a me manca. Questo romanzo mi sembra interessante, comunque!
RispondiEliminaComplimenti per il blog, molto carino! Da oggi farò parte dei tuoi lettori fissi :-)
Grazie ^///^
EliminaE' stato il mio primo approccio all'autore!