26/09/19

Recensione di Amrita di Banana Yoshimoto

Trama: La famiglia di Sakumi è composta dalla madre con il compagno molto più giovane, il fratellastro Yoshio, una cugina e una amica. Su tutti loro pesa il ricordo di una sorella morta in un incidente stradale mentre guidava sotto l'effetto di alcol e barbiturici. Con lei Sakumi intrattiene un muto dialogo, che costituisce uno dei molti fili della narrazione.

L'interesse per l'occulto e il mistero, sempre presente nei libri di Banana Yoshimoto, diventa qui l'elemento portante della narrazione. Amrita però non è un romanzo fantastico, ma la storia di un gruppo di persone, legate da rapporti di parentela, amicizia, amore, delle loro difficoltà, aspirazioni,ferite, illusioni in un mondo reale del quale l'autrice cerca di illuminare la parte invisibile, sommersa. 


Questo è l'ennesimo libro che leggiamo con le Yoshimoto Girls su Telegram.
La lettura si è rivelata lenta a causa dei nostri impegni, ma è il libro finora più controverso.

E' la storia di Sakumi, giovane a cui è morta la sorella, suicida e che, tempo dopo, ha rischiato la vita e perso la memoria.
Nel mentre si inseriscono Yoshio, il fratellino sensitivo, e Ryuichiro, lo scrittore ex fidanzato di Mayu, la sorella defunta, nonché altri personaggi, di cui alcuni affini al mondo interiore di Yoshio.
Banana ha sempre la sua capacità di scrivere in modo da avvincere e trascinare nel suo flusso di scrittura, lento, denso e rassicurante. Non mancano le famiglie atipiche e però calde che la caratterizzano, come quella di Sakumi. E' chiaro che i problemi sembrano insuperabili, ma se ci sono amore, unione ed equilibrio (amore del dare, non del chiedere) tutto passa.
Resta la domanda sul suicidio. Mayu si capisce che alla fine sarebbe arrivata lì e che non c'era nulla da fare, ma a posteriori. Dunque tutte le domande tipiche: si poteva evitare? Oppure, come si evince dal testo, ormai non si poteva far più nulla? Perché? Perché lei era così?
Certamente l'essere umano è fragile, basta nulla per ferirlo fisicamente e mentalmente, anche se non è detto che tutto faccia male e subito. In ogni caso la nostra vita è un ciclo destinato a finire.Diciamo che è un miracolo non morire per niente e resistere dopo la morte di persone a noi  molto care. Gli eventi grandi ci cambiano molto. Quelli che sorprendono, invece, sono quelli inspiegabili che, almeno una volta nella vita, capitano.
Un segreto di vita è farsi domande su di essa, quasi come fosse una religione, ma occorre rispondersi con sincerità. Chiedersi se si è soddisfatti, essere sinceri nella risposta e nella motivazione. Una vita felice è una vita in cui non ci si sente tristi e mancanti di tutto, occorre però anche cambiare prospettiva.

Pensavo sarebbe stato il mio lavoro preferito, ma, all'ultima pagina, la delusione. Grande! E' un finale senza senso, totalmente! E Ryuichiro mi è caduto in basso, non che avessi un'opinione buonissima, per non parlare della reazione di Mayu e spesso delle reazioni che ha anche la madre che oscilla dalla maturità ad uscite anomale, ma sempre capace di esprimersi in maniera chiara e concisa.
Sono sconvolta dalle volte in cui il fratellino di dieci anni beve alcol, davvero!
Al di là di questi ultimi pensieri, non abbandono Banana, ma  nemmeno mi convince questo libro. E solo per la fine o sarei stata più generosa!

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