23/08/21

Recensione di La donna orso di Karolina Ramqvist


 Trama: Il 16 aprile 1542, una giovane nobildonna francese di nome Marguerite de la Rocque si imbarca assieme al suo tutore Jean-François Roberval su una delle prime spedizioni coloniali nel Nuovo Mondo. A causa di uno scandalo sessuale a bordo della nave, viene abbandonata per punizione insieme al suo amante e a una domestica su un'isola desolata e deserta al largo della costa canadese. Marguerite è incinta e si trova all'improvviso in balia di animali selvaggi e di una natura inclemente. Incredibilmente, contro ogni previsione, a costo di prove durissime, Marguerite riuscirà a sopravvivere a questa esperienza terribile. Secoli dopo, un'autrice contemporanea – madre di tre bambini, a sua volta alle prese con un inverno rigidissimo e un clima culturale ancor più gelido – si imbatte in alcuni testi che raccontano questa storia. In breve, la "donna orso" diventa per lei un'ossessione e, a poco a poco, la sua vita finisce per intrecciarsi con quella di Marguerite. Karolina Ramqvist ha saputo creare un delicato equilibrio tra saggistico, autobiografico e immaginario, dando vita a un romanzo storico che non è come gli altri romanzi storici, e nel quale la protagonista centrale è l'autrice stessa e il suo rapporto appassionato con l'inafferrabile e straordinaria Marguerite de la Rocque. La donna orso non è solo una storia di sopravvivenza, ma anche una potente meditazione sulla femminilità e sull'atto di scrivere che trascende i secoli, una narrazione affascinante e complessa sulla vita, la morte, il corpo, l'anima, la femminilità, il potere, il denaro, il passato e il presente, la genitorialità, la verità, le bugie e il modo in cui la scrittura si lega al racconto della verità.

KarolinaRamqvista è una nota femminista svedese che non conoscevo.
Da una chiacchierata con un'amica viene a conoscenza di una donna, Marguerite de la Rocque, che nel 1542 viene abbandonata su un'isola deserta nei pressi del Canada. ll suo tutore Jean-François de la Rocque de Roberval decide di punirla così in seguito ad uno scandalo sessuale a bordo. A farle compagnia solo una domestica ed il suo amante.
E' così che questa donna diventa un tarlo per la scrittrice che inizia una ricerca molto impegnativa e dilungata nel tempo perché questa giovane sembra essere stata cancellata dalla storia.

Così le due storie si intrecciano e il testo diventa una via di mezzo fra saggio, auto-biografia e romanzo.
Le informazioni storiche e gli studi sono pochissimi, dunque molte sono le supposizioni che deve fare la scrittrice.

Quel che salta all'occhio è come il sesso sia un problema per le donne che lo scontano sia volontario che subìto. L'unica, eventuale, salvezza nel passato era rappresentata dal matrimonio, un ibrido tra protezione e proprietà.
Parla molto delle donne, le rende protagoniste attive, Margherita di Navarra, importante regina francese durante i disordini religiosi tra cattolicesimo e calvinismo. La regina, il cartografo Thévet ed uno scrittore sono gli unici che conoscono qualcosa dei fatti, ma nessuno parla chiaro e non si sa chi sia la fanciulla abbandonata.
La sovrana è  anche una scrittrice interessante, ma ignorata dalla storia in quanto donna e in quanto allontanatasi dai canoni di scrittura. Le sue novelle però sono importanti per il testo. Ufficialmente sono state scritte per onorare Boccaccio (si chiamano Héptameron anziché Decameron) e per allietare il fratello malato, in realtà rompono le regole narrative e  parlano della violenza subìta dalle donne, anche dalla regina stessa.

La Ramqvist fa varie riflessioni su maternità, società e scrittura in relazione a sé, alla giovane ed alla sovrana in particolare,
Con le sue riflessioni però mi sembra più una donna razionale che una femminista incallita senza se e senza ma. E' anche una persona che si mette in dubbio nelle sue scelte ed idee ed in relazione ai suoi pensieri su Marguerite de la Rocque.
Ad esempio è naturale per una donna avere figli, ma negarlo è giusto per andare contro questo destino, dettato dal determinismo biologico tipico della società maschilista, o è un'esagerazione, comunque naturale in reazione alla società che schiaccia le donne e le vuole madri e sottomesse, quindi va comunque bene?
In più riconosce che ha vissuto troppo per la scrittura, strumento utile per indagare l'animo umano e per guardare senza essere guardata.
Poi si lamenta che tutto le riesce ormai difficile per scrivere o leggere, tra le varie cose.
Le piacerebbe anche conoscere il parere della figlia maggiore, pur riconoscendo che lei ha spesso trattenuto il suo e  non può lamentarsi troppo che la ragazza prenda pareri copia incolla dal web, quindi forse sono pilotati o copiati o li condivide poco.

E' stata una lettura strana e difficile, ma istruttiva e chissà che in futuro non la riprenda, complice anche lo stile scorrevole e colloquiale.
Stimola riflessioni interessanti e mi ha fatto guardare sotto un'ottica speciale Margherita di Navarra.

Ringrazio ancora sentitamente Mondadori che mi ha inviato la copia omaggio. La conservo con cura.

Finito il 29/03/21


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