18/08/21

Recensione di Patria di Fernando Aramburu

 

Trama:Due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili nelle serate all’osteria e nelle domeniche in bicicletta. E anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni Settanta e Ottanta. Ma poi un evento tragico ha scavato un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato... Bittori se n’è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita, perché le vittime danno fastidio. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Passano gli anni, ma Bittori non rinuncia a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte.

Con la forza della letteratura, Fernando Aramburu ha saputo raccontare una comunità lacerata dal fanatismo, e allo stesso tempo scrivere una storia di gente comune, di affetti, di amicizie, di sentimenti feriti: un romanzo da accostare ai grandi modelli narrativi che hanno fatto dell’universo famiglia il fulcro morale, il centro vitale della loro trama. 

Non conosco il terrorismo basco, forse perché accaduto troppo tempo fa, ma non cosi tanto da non essere affrontato nei libri di storia.
Questo romanzo, invece, ne fa il cardine.

Le vicende ruotano attorno a due famiglie, quella di Bittori e quella di Miren. La prima è vittima dell'ETA, la seconda ha un figlio militante. Da quando il marito di Bittori è diventato un bersaglio, lei e la sua famiglia sono degli indesiderati, ancora di più alla morte dell'uomo perché le vittime urtano.
Va da sé che Miren, patriottica per via del figlio adorato, abbia chiuso i rapporti con loro.

La narrazione è complessa. Si alternano i fatti pre e post porte del marito di Bittori, passato prossimo, passato remoto e presente.
Molte sono le voci narranti, ogni tanto acquisiscono la prima persona dalla terza.
Parlano Xabier e Nerea, i figli di Bittori, il primo un medico, triste, serioso e rovinato dalla responsabilità; la seconda bella ed indomita eppure si fa piegare dove meno dovrebbe  perché desidera appoggio.
Hanno voce, oltre a Miren e Bittori, i mariti Joxian e Txato, il primo mite e pavido, il secondo deciso e generoso, entrambi amici prima del marchio dell'ETA.
Ascolteremo anche Arantxa e Gorka, i fratelli del terrorista Joxe Mari (che avrà le sue pagine, da bravo tonto fanatico), la prima razionale che nel presente è paralitica, il secondo pavido ma brillante letterato, entrambi incompresi dalla madre, Miren, troppo presa dal patriottismo e dalla gestione della casa, attenta a spendere pochissimo.

Questo romanzo è lungo e complesso, affronta tutti gli aspetti.
Ci troviamo nella famiglia del terrorista dove è apprezzato solo dalla madre, ma padre e fratelli la vivono diversamente.
Assistiamo anche a ciò che vuol, dire essere una vittima, a come vivono i sopravvissuti tra chi condanna (Bittori), chi protegge la amdre (Xavier) e chi anela alla normalità (Nerea).
Non manca il punto di vista dei terroristi, principalmente Joxe Mari che ci farà assistere alla sua crescita interiore.
Non meno importante la reazione della gente e del paese: fra codardi (comprensibilmente), simpatizzanti del terrorismo pronti a condannare chi si oppone e un prete ruffiano.
Le motivazioni erano anche nobili(l'identità basca), ma i mezzi orrendi e violenti, incncepibili nel '900.

Si amano e si odiano tutti (alcuni più di altri), però è stata una lettura istruttiva che mi potrebbe spingere a volerne sapere di più, sul terrorismo e su ciò che offusca la razionalità.
Il pregio del libro sono i capitoli brevi. La scrittura è un po' più complessa e richiede concentrazione.
Un'esperienza intensa, che non ripeterei, per stile e mole (circa 600 pagine), comunque valida ed utile.

PS: a fine lettura la copertina inquieta molto. Non guarderò più allo stesso modo gente con l'ombrello sotto la pioggia. Non se sola.

Finito il 09/02/21


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