22/02/18

Recensione de La macchina del tempo di H. G. Wells

Trama: Inghilterra, fine Ottocento. Quando ha raccontato agli amici di aver escogitato un marchingegno per viaggiare attraverso i secoli, nessuno l’ha preso sul serio. Il Viaggiatore del Tempo è un uomo eccentrico, un inventore: difficile prendere per buono tutto quello che la sua mente partorisce. Eppure, le cicatrici sul suo corpo sembrano supportare la veridicità di ciò che racconta: un viaggio in un futuro lontanissimo, in cui si è perso il ricordo del mondo conosciuto, popolato da creature fragili e pacifiche sottomesse a esseri crudeli e ripugnanti che si nutrono della loro carne. I Morlock – così sono chiamate le creature malvagie che abitano gli anfratti oscuri della Terra – hanno tenuto imprigionato il Viaggiatore nella loro dimensione temporale, un universo che nessuna intelligenza avrebbe mai concepito così desolante e inumano. È questa la meta cui conduce il genio più luminoso? È forse questo il destino riservato a coloro che osano superare i limiti di ciò di cui l’uomo è misura? Il viaggio più strabiliante che sia mai stato compiuto, l’avventura folle e visionaria che ciascuno, almeno una volta, ha sognato di intraprendere.

Amo i fantascientifici e stavolta classici e uno dei generi che apprezzo si sono fusi (sì, lo so che la fantascienza è piena di classici).
Ammetto la mia ignoranza. Conosco la "guerra dei mondi" grazie al film, così ora ho scoperto chi è l'autore del libro che a sua volta ha scritto anche questo.

Ho trovato prolissa, ma interessante l'introduzione...
Il romanzo è stato pubblicato nel 1985 ed ambientato in piena epoca vittoriana, epoca di cambiamenti enormi, strascichi a lungo termine, primi malcontenti della classe operaia, sconvolgimenti a livello coloniale e ciò si ripropone anche nella letteratura.

Protagonista della storia è questo fittizio Viaggiatore del tempo. Di lui sappiamo che è un membro dell'alta società, in ogni caso della borghesia.
Riunisce gli amici per parlare loro del suo progetto: studiare il futuro ed arrivarci tramite una macchina del tempo, di cui ha costruito un prototipo che incontra però ilarità ed incredulità, tranne in Hillier che è scettico, ma aperto alle possibilità. 

Il giorno dopo si ritrovano tutti li a sentire il racconto del Viaggiatore che sembra davvero partito e tornato. Il suo aspetto è misero e stravolto. Inizia dunque a raccontare e ci presenta una civiltà bucolica , debole e pacifica composta dagli Eloi, benestanti creature umanoidi delicate e fruttariane che vivono sopra ai Morlock, razza del sottosuolo ingegnosa con ben poco di umano, inizialmente scambiata per inferiore e svantaggiata.
Pensavo a più viaggi anzichè uno, come poi ho scoperto. Ma quell'uno è concentrato ed avventuroso.
Posso solo immaginare il senso di spaesamento, l'euforia delle scoperte in un futuro assai lontano (802.001!), le possibili ricostruzioni di cosa possa essere accaduto, le riconferme e le smentite, gli inevitabili pericoli...E la delusione prevedibile di non essere creduti. Così come anche la certezza di sapere cosa succederà fino alla fine dei tempi. O ancora il pensiero che il progresso prima o poi subirà un grande declino.
Sì, questo romanzo non ispira tanta fiducia nel futuro ne sentimenti particolarmente positivi XD Però l'ho trovato appassionante e coinvolgente, soprattutto per essere un classico di oltre un secolo fa. Temevo mi risultasse astruso e pesante. Invece si è fatto apprezzare e  mi ha mostrato un valido autore.


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