21/01/21

Recensione de Solo il tempo lo dirà di Jeffrey Archer

 

Trama: L'epica storia della vita di Harry Clifton inizia nel 1920, con le parole «Mi è stato detto che mio padre è stato ucciso durante la guerra». Harry non ha mai conosciuto suo padre Arthur, scaricatore del porto di Bristol, se non attraverso le parole dello zio Stan, che si aspetta che il ragazzo si unisca a lui nel cantiere navale dei Barrington, una volta finita la scuola. Ma grazie a un dono inaspettato Harry vince una borsa di studio in un prestigioso collegio, e la sua vita cambia per sempre. Diventato adulto, continua ad interrogarsi su suo padre, la cui morte non smette di tormentarlo e lo spinge a scavare senza sosta per scoprire una verità che appare sempre più sfuggente. È davvero figlio di Arthur Clifton? Perché sua madre gli ha mentito? E per quale motivo tutti si rifiutano di dirgli cos'è successo veramente? Ambientato tra il 1920 e il 1940, «Solo il tempo lo dirà», romanzo introduttivo della saga dei Clifton, conduce il lettore dalle banchine della classe operaia alle trafficate strade di New York City, dalle devastazioni della Grande Guerra allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale, in un viaggio al termine del quale il protagonista si troverà di fronte a un dilemma che non avrebbe mai immaginato di dover affrontare.

Inizio sempre con diffidenza i romanzi ambientati nel '900, volendo anche '800, se ci sono i conflitti mondiali peggio che peggio. Ma partecipando alla challenge di saghe familiari de La libreria di Ciffa , credo che ne leggerò un po' perché, di solito, il '900 è il secolo di riferimento.

Ho scelto questo libro per primo solo per caso e per logiche di restituzione in biblioteca.
Il mio timore eterno è la noia e leggere un libro di un autore nato nel 1940 lo mette subito alla prova, ma mi sono sbagliata di grosso.

Il primo libro de La saga dei Clifton cattura dalla prima pagina.
E' un romanzo narrato da più punti di vista, il più importante è quello di Harry Clifton, il protagonista.
Le vicende di questo volume raccontano l'infanzia e l'adolescenza di un bambino inglese, nato in una comune famiglia senz'arte né parte negli anni '20/'30. Come molti, è orfano di padre, ma lui non sa perché. Sa che quel che gli è stato detto non è la verità. Quindi, niente di speciale fin qua. Non fosse che viene fuori che il bimbo ha una voce fuori dal comune e, vincendo una borsa di studio, inizia un percorso impegnativo che gli permetterà di cambiare vita.

Ho adorato tutto di questo libro.
E' narrato in terza persona singolare, ad eccezione dei capitoli all'apertura in prima singolare. Entrambe rapiscono e non rendono possibile staccarsi dalla lettura.
Mi è sembrato di essere lì. Ho respirato questo secolo, questi anni pieni di cambiamenti.
La povertà è forte, molte persone sono ancora analfabete come i nonni, lo zio e la madre di Harry e si crede che vada bene così. Perché migliorare le proprie condizioni se tutti n famiglia sono stati bene così prima di allora? Almeno è ciò che crede Stan, zio di Harry e fratello di sua madre, che non nasconde il fastidio per il percorso del ragazzo che giudica inutile e solo fonte di spese e grilli per la testa.
La scuola di Harry ci mostra invece la ricchezza, il lato fortunato della medaglia, quello di chi non conosce preoccupazioni e guarda spesso con sdegno a chi è sotto per condizioni sociali. Chi vive di borse di studio, come Harry e l'amico Deakins, deve faticare di più, sopportare più vessazioni, dimostrare di più.
L'unica eccezione è Giles Barrington, giovane di una famiglia di nuovi nobili e proprietaria del cantiere navale dove lavora Stan. E' un ragazzo gentile, simpatico e premuroso, anche se non una cima a scuola, ma un buon amico che non è cosa da poco.

Si respira eccitazione ed aria di cambiamento, sostituita alla fine dall'inquietudine del conflitto in arrivo nel 1939.
Harry  è delizioso e coscienzioso, forse troppo, perfino per quegli anni.
E' d'ispirazione leggere quel che può ricompensare il duro impegno. Quello di Harry, come quello della madre, Maisie, che sacrifica molto per dare delle possibilità al suo talentuoso figlio. E non sono soli perché il signor Holcombe, maestro delle elementari di Harry, e il vecchio Jack, presunto vagabondo, lo sostengono ulteriormente benché più in formazione che in ambito economico.

Pur nella finzione e nelle sfighe e colpi di scena cosmici, è un romanzo realistico e scritto magistralmente, capace di ispirare grandi ideali e di far affezionare ai personaggi come fossero di famiglia, oltre che a covare rancore per i più spregevoli.

Lo trovo scritto in maniera semplice e lo vedo adattabilissimo ad essere trasformato in serie tv, per la tipica struttura, anche se un piccolo ostacolo è costituito dal ripetersi delle vicende rivissute dai personaggi quando prendono la parola, pur aggiungendo quel che vivono e provano, apportando il loro.
Scene, dialoghi, luoghi e fatti mi si sono spesso praticamente svolti davanti agli occhi.

Ho fatto una scoperta eccezionale e conto di leggere l'intera saga entro l'anno, complice anche il doppio colpo di scena finale.

Finito il 16/12/2020


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