16/08/19

Recensione di L'ultimo Carnevale di Paolo Malaguti

Trama: 19 febbraio 2080. Martedì grasso. C'è nebbia, sulla laguna deserta, i turisti non sono ancora arrivati. Affluiranno appena farà giorno, pagando il biglietto e passando dai tornelli: già, perché da quando Venezia è stata dichiarata non più agibile, evacuata e trasformata in Venice Park - la più pittoresca delle attrazioni italiane - non esistono più residenti. Solo il circo quotidiano dei visitatori e degli accompagnatori, oltre a un pugno di Resistenti che vorrebbe vederla tornare viva e abitata. In questo giorno d'inverno ci sono Michele e Sandro, guardiani che pattugliano la laguna. C'è Carlo, guida turistica appena promossa (e già in un mare di guai). C'è Rebecca, la combattiva attivista disposta a trasformarsi in assassina pur di non rassegnarsi alla morte della sua città. E c'è Giobbe, un vecchio che ha perso tutto: la moglie, la casa, la memoria... ma l'unica cosa che gli è rimasta, un segreto racchiuso in un mazzo di chiavi, può cambiare il futuro. Che infatti cambierà, nell'arco di un'indimenticabile giornata di Carnevale. Allucinazione e realismo, tenerezza e mistero sono le cifre di un romanzo storico diverso da ogni altro, capace di proiettare il passato in un futuro prossimo che somiglia vertiginosamente al nostro. La città d'arte più famosa al mondo fa da scenario a un'avventura dal passo di nebbia e di tuono, in cui si muovono quattro personaggi che in modi diversi dovranno scegliere tra se stessi e Venezia. 

Questo romanzo mi ha colpita dalla trama, altrimenti, raramente avrei letto un  altro libro di Paolo Malaguti che con Il mercante di stampe proibite non mi ha appassionata, anche se erudita sì.

E' un romanzo serio, non offre spazio a fronzoli e quel che lascia di stucco è l'abilità ad aver fuso presente e futuro, un futuro purtroppo possibile, di Venezia, ambientando il tutto nel 2080.
E' un distopico, anche se non escludo l'ucronia perché è un futuro ipotetico, un cambio di rotta benché in questo caso stia andando tutto "da programma"- La vera ucronia prevede l'ipotesi di un andamento diverso dei fatti rispetto al passato.


Nel 2080 Venezia sarà un parco, visitabile ricostruita  nella versione 2.0 presso la ex-Montedison in terraferma, ma anche vera per i danarosi che possono visitare quella originale, disabitata per ordinanza pubblica e pressoché tutta allagata, proibita agli abitanti, sorvegliata in maniera precisa e le multe per chi vuole infrangere le regole sono numerose. Insomma, passare dall'esodo veneziano, dai tornelli e dalla tassa d'ingresso a questo sembra un attimo... Pare tutto scomparso: Venezia, quella autentica ed abitata, i veneziani, il veneziano...Nessuno ricorda più.
Ma Giobbe non dimentica ed elabora un piano che dovrà mettere in atto prima che sia troppo tardi vista la sua età. Dunque si finge un turista e si reca a Venezia, scortato dalla guida Carlo, una nuova guida rossa della città, che non sa ancora a cosa sta andando incontro. Perché mica è finita qui, la loro strada verrà incrociata da quella di Rebecca, resistente del movimento veneziano, per puro caso tra l'altro, ma è una causa a cui sta dedicando l'anima. E' ora che qualcuno parli o agisca in difesa della Serenissima.

Leggendo mi si è stretto il cuore perché temo che diventi realtà.

Questo libro è scritto con un linguaggio ricco e curato, non esageratamente complesso e il ritmo è rilassato, si prende il suo tempo.
Ho apprezzato la capacità di cambiare registro a seconda del personaggio, ma anche quando venivano presentati articoli di giornale verosimili, allo scopo di avvalorare il realismo del romanzo. Sono proprio ben scritti e capaci di suscitare pensieri razionali ed emozioni, così come le vicende dei protagonisti.
Però ho odiato la giornalista dell'Indipendent (finta) che, in uno degli articoli, elogia i pregi ed elenca i pochi difetti del Venice Park, in maniera tipica degli influecer senza sentimenti, felice che Venezia sia libera e pulita, secondo lei si è salvata. A me sembra solo una "cliente soddisfatta dell'acquisto", qualcuno che non ama davvero la città.

Insomma, complimenti a Malaguti per aver scritto questo piccolo gioiello che andrebbe diffuso per far veramente qualcosa di concreto nei confronti della più famosa città lagunare.

Ps: unica nota agli editori è quella di inserire un vocabolario per chi non è veneto. Io capisco, bene ormai, ma chi non è di qui non capirà molto le parti in dialetto.


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