22/08/19

Recensione de I terribili segreti di Maxwell Sim di Jonathan Coe

Trama: 9 marzo 2009, Aberdeenshire, Scozia: commesso viaggiatore viene trovato nudo e in coma etilico nella sua auto, nel bel mezzo di una bufera di neve. Nel bagagliaio due scatoloni pieni di spazzolini da denti ecologici. Cos’è accaduto? Com’è arrivato fin lì? 
Torniamo indietro di poche settimane. Maxwell ha quarantotto anni e sta attraversando un periodo difficile, sembra aver toccato il fondo: appena separato, in cattivi rapporti con il padre, incapace di comunicare con la sua unica figlia, capisce che nonostante i suoi settanta amici su Facebook non ha nessuno al mondo con cui condividere i suoi problemi. Non avendo più niente da perdere, decide di accettare una curiosa opportunità di lavoro: un viaggio da Londra alle isole Shetland per pubblicizzare un’innovativa marca di spazzolini ecocompatibili. Si mette in macchina con mente aperta, le migliori intenzioni e la voce amica del navigatore come compagnia. Ben presto si accorge che il viaggio prende una direzione più seria, che lo porta nei luoghi più remoti delle isole britanniche, ma soprattutto nei più profondi e bui recessi del suo passato. 

Ormai ho capito che Jonathan Coe è un uomo molto eclettico. Questa ne è l'ennesima prova.

Maxwell Sim è la storia di un uomo solo, depresso, incapace di agire ed essere incisivo, proprio come il padre. Cercando di uscire dalla depressione e per una serie di coincidenze, comincia a lavorare per una ditta di spazzolini da denti ecologici. Si tratterà di un lavoro come agente viaggiatore e questo viaggio gli farà  affrontare demoni e segreti della sua vita.

Come sempre Coe si mostra eccelso.
Giuro che fino alla fine ho pensato che la storia fosse carina, che facesse riflettere, scoprisse l'animo umano e ci facesse scoprire un pò di più il mondo inglese, come è stato, ma comunque niente di che. E invece, ecco il numero di prestigio perché nelle ultime pagine (circa 5) ha smontato UN INTERO ROMANZO con non chalance assoluta. Della serie: "Scusa, ti ho distrutto più di 300 pagine di lettura? Ops!".
Per tutto il tempo ha mostrato a sua abilità con vari virtuosismi, come il modo di Max di rivolgersi al lettore e di dirsi incapace a descrivere, per esempio l'abbigliamento, la presenza di una lettera e di un piccolo manoscritto redatti da due diversi personaggi.
La narrazione è scorrevole e semplice , ma con periodi articolari o, comunque, non banali.
C'è modo di riflettere sui rapporti di coppia, sulle amicizie, su come la propria vita porti all'isolamento e perché, su sogni e desideri, rimpianti e rimorsi, condizionamenti sociali...il ventaglio è ampio e tutto parte dl divorzio di Max dalla moglie Caroline, voluto da lei (io due domane me le sarei fatte da anni di astinenza coiniugale che qualcosa vorranno pur dire) ed il traballante rapporto con la figlia Lucy, una spietata pre-adolescente.

Una lettura fuori dalla mia comfort zone, ma tutto tempo ben speso, ricco di piccola storia inglese (Donald Crowhurst, esistito veramente!) e di richiami sia al passato più recente (2009), che ci sembra quasi alieno per certi versi, che a quello leggermente più vecchio (anni '60).

2 commenti:

  1. non ho ancora letto nulla di questo autore, ma questo libro ora mi ispira parecchio

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    1. Jonathan Coe è tutto particolare, l'ho conosciuto con dei gdl mesi fa e ci stiamo facendo tutta la sua produzione. Poiché siamo arrivate tardi, noi ritardatarie, alcuni suoi libri li leggeremo quando avremo terminato quelli attualmente in corso col Gdl, quindi tra qualche mese.

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