26/01/19

Recensione di L'orizzonte ogni giorno un pò più in là di Claudio Pelizzeni

Trama: Nella vita non esistono scelte giuste o sbagliate. Esistono solo quelle scelte che ci portano ad una certa latitudine e longitudine in un determinato momento. Le mie mi hanno portato a realizzare un giro del mondo in 1000 giorni, attraversando 44 paesi senza mai prendere un aereo. L'ho fatto perché volevo riappropriarmi delle distanze, attraversare i confini, le frontiere, osservare le culture e le popolazioni cambiare, entrare in contatto profondo con le realtà locali. Ho mollato la mia vita, il mio lavoro, la mia zona di comfort per mettermi in discussione, alla ricerca della felicità e di un orizzonte in costante mutamento. L'ho fatto perché quando viaggio nel mondo, cammino tra le sue strade, mi arrampico sulle sue rocce, nuoto tra le sue acque, tutto mi appare molto più chiaro. 

Ho preso d'istinto questo libro perché ne ho sentito parlare in un articolo sui settimanali che seguo.
Inoltre ammiro chi prende e parte. Con problemi di diabete, poi, ancora più rispetto!
Certo, leggendo, Pelizzeni non ha preso e via. Si è trattato di un percorso interiore. La vita di oggi schiaccia e uccide l'animo, è vero che viviamo in un mondo che ha un meccanismo malato. Si lavora per avere denaro, veniamo resi insoddisfatti ed infelici, desideriamo cose per cui ci sfianchiamo per avere i soldi necessari e daccapo siamo nuovamente scontenti. L'autore si  è reso conto in tempo dell'abisso in cui stava precipitando e, avendone le possibilità, ha preso il largo. Il suo obiettivo? Il giro del mondo in mille giorni senza aerei.

Il percorso non è semplice. Ci sono momenti facili e gioiosi che si alternano ad altri critici (ad esempio visti difficili da ottenere e viaggi difficili da intraprendere in alcuni giorni dell'anno o anche fatti davvero tragici che non immaginava potessero accadergli).
Il regalo di quest'esperienza sarà però eterno perché, anche se lo scrittore è umano e tende talvolta a ricadere negli errori, ha capito quali sono, ha ormai chiaro cosa lo fa stare bene e difficilmente, immagino, ricadrà dritto dritto nella routine sfiancante , deleteria e priva di senso che seguiva prima.
Io francamente non saprei immaginarmi in questa situazione. Purtroppo non ho la possibilità di viaggiare, nemmeno in piccolo. Ho anche faticato per avere le piccole certezze che ho ora, il lavoro dei miei genitori mi ha fatto detestare gli spostamenti continui (pur non viaggiando con loro, ma è stato fonte di guai per più ragioni) e non credo che starei mai via più di un mese. Il massimo rispetto per chi lo fa. 
Una mia amica e vecchia compagna di scuola da un paio di anni è in giro per il mondo, è un progetto che ha sognato e che sta realizzando assieme al marito come stile di vita. Non è certamente semplice, si mantengono con lavoretti in giro e si fermeranno, prima o poi, dove staranno bene.
Sono dei grandi, ma personalmente per me è terrificante. Certo, mi piacerebbe essere più libera. Se la vita non fosse così cara, mi basterebbe sapere che gli introiti di casa non sono pochi. Qui affitto e due bollette e si è al limite. Non mi fa schifo la bella vita, ma almeno una normale vita senza affanno la gradirei molto ,pur se limitata nel resto. Ma in giro per il mondo... come stile di vita... non riesco neanche a figurarmici.
Un'avventura del genere è certamente affascinante. Si viene a contatto con molte culture e si capisce che i confini sono puramente mentali.
Ho appreso, per esempio, che gli indiani sono molto ospitali, anche gli argentini, verso chi non conoscono. Noi difficilmente ci fideremmo di estranei. Facciamo bene? Spesso. A volte no. Facciamo male? Sì, un clima più aperto sarebbe certamente apprezzabile e porterebbe benefici. Un'altra  caratteristica, presumo non solo indiana, è quella di accettare la morte come ciclo naturale. In occidente soffriamo molto e sicuramente soffrono anche loro, ma non c'è il dolore che sommerge gli occidentali (spesso non sappiamo proprio accettare la cosa, stamattina ho perfino letto di chi clona il proprio animale domestico perché non ne sopporta la perdita!).
Ho apprezzato le considerazioni dell'autore sulla religione. Crede, benché non si identifichi in nessuna religione. Tutte le religioni hanno principi di buon senso, purtroppo vengono strumentalizzate (e si ha a che fare coi bigotti che vanno dietro a chi li comanda a bacchetta!). Io non seguo culti, sono atea, ma credo nei cicli naturali e nei buoni comportamenti.  Non riesco a credere nelle divinità, certo non nei monoteismi, con cui, anzi, ho parecchi problemi, soprattutto ora che ho figli e la religione viene fatta pesare in un modo o nell'altro. Non mandi i figli a catechismo? Sei strano.
Torniamo al libro..Le esperienze personali sono state numerose a livello culturale, per non parlare delle bellezze paesaggistiche, alcune delle quali davvero esclusive, ma anche davvero difficili da raggiungere. Sono stati premi che Pelizzeni si è guadagnato a fatica.
Dalle sue parole noto come al giorno d'oggi sia così terrificante per le persone pensare di mettere su famiglia. Occorre avere soldi, mutuo, quarant'anni, ci si vuole divertire, avere successo a tutti i costi (per un lavoro che magari regala soldi e pure gastrite a pacchi) e ancora le persone non si sentono pronte. Ad un figlio occorre affetto ed un genitore capace di avere testa sulle spalle. Credo sia una conseguenza di questa società. Magari fare un figlio a quindici anni o se non si ha di che comprare un litro di latte anche no, però è per tare mentali che chi pensa di farne ne aspetta ben oltre i trentacinque. Non si è mai pronti consapevolmente, ma si è capaci, più che capaci. Ho sentito spesso questo argomento nel testo. Questo è l'aspetto che mi ha colpito di più forse perché sono una mamma giovane che ha voluto presto una famiglia. Non è facile, la società non aiuta, però non mi sono arresa al comune decorso delle cose.

Però mi è piaciuto? Non lo so, soprattutto alla fine che mi è sembrata molto frettolosa. Come a dire... Il viaggio è finito, ho imparato molto, arrivederci.
Si vede che l'autore non è uno scrittore di professione, infatti lo stile di scrittura non mi è sempre risultato fluido, ma a volte un pò costruito, come se certe frasi dovesse dirle i quel modo per renderle corrette.

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