13/02/20

Recensione di Le voci della sera di Natalia Ginzburg

Trama: "Le voci della sera" è un breve romanzo del 1961, scritto durante il soggiorno londinese della Ginzburg e alla vigilia del ritorno in Italia. Con uno stile spoglio, fedele al rigore delle notazioni oggettive, la scrittrice esprime in questo romanzo il senso delle storie familiari, la presenza dei vecchi, il crescere doloroso dei giovani, l'allacciarsi e il mutare degli amori e delle amicizie. Della taciturna ragazza che scrive in prima persona il lettore soffre le speranze e le delusioni senza una riga di commento o giudizio o introspezione.


Natalia Ginzburg non è esattamente una signora nessuno del panorama letterario italiano, anzi, è una voce nota ed importante il cui destino è collegato a quello della casa editrice Einaudi.
Volevo leggere Lessico famigliare, ma prima conoscere la sua creatrice attraverso un volume marginale.


Questa storia parla di...niente.
Elsa, la protagonista, narra delle vicende della sua vita, del rapporto conflittuale con la madre,  facendoci intuire il suo carattere riservato ed apparentemente accomodante,raccontandoci anche fatti importanti del suo paese, a partire dal padre del suo amante Vincenzino, il Balotta, proprietario della fabbrica più importante e descrivendo poi i fatti salienti degli altri familiari.
Non è importante il contenuto, ma molte altre cose.
Innanzitutto lo stile di scrittura. Sembra semplice, di poco conto, trascurato quasi, con frasi elementari e molto discorso diretto, in prima persona. Invece è appositamente così e vale anche per l'utilizzo di termini dialettali piemontesi, terra d'origine dell'autrice, inseriti con naturalezza e senza sforzo per non scimmiottare il dialetto e rovinarne l'effetto.
Nella narrazione, ambientata in luoghi fittizi, si inseriscono la storia (con accenni alla guerra, ma ,principalmente, centrali sono il dopo guerra e il boom economico) e la politica vere benché non monopolizzino il romanzo.
Quel che conta è che questa è la vita, aggiungere troppo è falsarla, è sufficiente raccontare la quotidianità, le famiglie, la realtà.
Le donne sono forti, purtroppo vivono a margine, ma il romanzo è ricco di infelici, qualcosa di inedito e che le vecchie generazioni non comprendono. Si sotterrano i pensieri e ci si identifica nei gesti nelle parole, per poi non capire come ci si è trovati prigionieri del dolore, quel dolore che nasce quando si nascondono i cocci sotto al tappeto, ma si vive la vita normalmente.

Per quanto semplice, ho letto il romanzo a fatica, mi pare lento, ma è innegabile il talento della scrittrice.

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