12/02/20

Recensione di After Dark di Haruki Murakami

Trama: Tokyo, un quartiere che inizia a vivere quando cala il buio, strade dove le insegne di bar e night club restano accese fino all'alba. Dalla mezzanotte alle sette del mattino, alcune persone sono casualmente coinvolte in una squallida vicenda di violenza. All'Alphaville, un love hotel gestito da Kaoru, un'ex campionessa di lotta libera, una giovane prostituta cinese viene picchiata da un cliente che poi fugge. In una caffetteria poco distante, Mari, una diciannovenne studentessa di cinese in cerca di solitudine, sta leggendo un libro; Takahashi, un giovane musicista jazz disinvolto e chiacchierone, vorrebbe attaccare discorso ma si scontra con la sua reticenza. Tuttavia, quando Kaoru cerca qualcuno che faccia da interprete alla prostituta ferita, Takahashi, che con il suo gruppo sta provando in uno scantinato vicino all'albergo, le suggerisce di rivolgersi alla giovane. Mari viene così a contatto con un ambiente a lei estraneo, ma paradossalmente riesce a comunicare con le persone che vi incontra in modo spontaneo e profondo: per la prima volta vince la riluttanza a parlare di Eri, la sorella maggiore, caduta in un letargo volontario dal quale non sembra volersi svegliare. L'immagine della bellissima ragazza che sta per essere inghiottita nel nulla attraverso lo schermo di un televisore apre un pericoloso spazio onirico nel quale rischia in ogni momento di scivolare la realtà. In bilico tra luce e tenebre - la soglia dove Murakami posiziona l'essere umano, sempre sul punto di essere fagocitato da qualche oscura forza malevola -, Mari parte dal difficile rapporto con la sorella per ritrovare un'affettività rimossa. E intanto scopre in Takahashi, ragazzo solido e sensibile, un valido interlocutore. Tra i due giovani nasce l'abbozzo di un sentimento delicato che nella torbida atmosfera di quelle ore ha una rincuorante freschezza. 

Ho letto questo romanzo in occasione del gruppo di lettura settimanale che, circa mensilmente, organizza Sam di Leggo quando voglio su Telegram.
In origine non pensavo proprio di leggerlo, ho letto altro di questo autore, ma non sono una fan e non conto di leggere tutti i suoi libri. Poi però, complice la piccola mole del libro, mi sono decisa a leggerlo.

La storia comincia con Mari, giovane studentessa di cinese, che occupa il tempo in un bar di notte. Cerca di parlare con lei Takahashi, un ragazzo che sta andando a suonare da quelle parti e che la conosce perché ex compagno di classe di Eri, sorella di Mari molto bella. Qui scopriamo che la sorella della giovane dorme senza svegliarsi pur non essendo in coma. La ragazza viene coinvolta, nelle ore successive, come interprete per una prostituta cinese che è stata appena picchiata e che non capisce il giapponese. Il suo nome è stato fatto da Takahashi che conosce Kaoru, la responsabile del love hotel (alberghi ad ore e per incontri d'amore giapponesi).

La struttura del romanzo è davvero particolare. Diciotto capitoli ambientati, a volte anche nello stesso capitolo, ad ore diverse della stessa notte.
E anche la struttura è strana. Si passa dai capitoli realistici di Mari e Takahashi, a quelli seri con Mari, Kaoru e la prostituta, a quelli onirici con Eri addormentata. In quasi tutti la visione è quella da telecamera del grande fratello (più quello di Orwell), dove tu non sai di essere osservato ed infatti siamo noi gli spioni.

I temi affrontati sono molti e incisivi. 
Il Giappone è un paese con un'immigrazione estremamente controllata e rigida, nel bene e nel male. Non ama molto i gaijin/stranieri, almeno come popolazione stabile (altrimenti, per esempio gli occidentali, sono "adorati"). Mi ha stupito leggere, per quanto sia immaginabile, di un traffico illegale di prostitute cinesi e di aree orientali limitrofe. Per cui si parla di immigrazione, di criminalità e mafia cinese, di prostituzione.
E' anche un romanzo che parla di depressione, di complessi, di mancanza di fiducia in sé stessi e dunque della sfera intima ed emotiva, in maniera molto particolare, soprattutto pensando ad un popolo riservato come quello giapponese.
Qualcuno, nel gruppo, diceva che Eri anziché suicidarsi si è autoindotta il sonno, pur non essendo in coma perché nessuno si è accorto del vuoto e del dolore che ha dentro, di lei tutti hanno sempre e solo visto la bellezza.
Si parla anche del duro mercato del lavoro e delle perversioni o dei comportamenti d'evasione che ricercano alcuni impiegati.

Il finale resta aperto, le risposte ricevute sono parziali sia per la parte realistica che per quella onirica/paranormale.
E' comunque stato un romanzo che ha catturato la mia attenzione e che leggevo rapita, oltremodo scorrevole e dal linguaggio semplice, capace di stimolare riflessioni.
Chissà come sono in realtà le cose. Inventarmi delle risposte un po' mi preoccupa.

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