13/03/18

Recensione de Il profumo delle foglie di limone di Clara Sànchez

Trama: Spagna, Costa Blanca. il sole è ancora molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c'è nessuno, e l'aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgo nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell'inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mauthausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Sa bene che le loro mani sottili e rugose si sono macchiate del sangue degli innocenti. Ma ora, forse, può smascherarli e Sandra è l'unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. A leggere dietro i loro silenzi, i sorrisi, le parole dette non dette, i regali. Adesso Sandra l'ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché è impossibile restituire la vita alle vittime. Ma almeno fare in modo che tutto ciò che è successo non cada nell'oblio. E che il male non rimanga impunito. 

Ho questo titolo in wishlist da qualche anno. Non l'ho preso appena arrivato in biblioteca perchè all'epoca non avevo il tempo di prendere tutti i libri che avrei voluto (non che ora...).
E forse avrei fatto bene a lasciare la situazione invariata, ma è giusto fare anche "brutte" esperienze.

La storia parte da una semplice base. Juliàn è un ex internato di Mauthausen, ma anche ora che è in pensione non smette di dare la caccia ai mostri. Anche loro saranno ad un passo dalla tomba come lui, ma il desiderio di vendetta non riesce a farlo proprio morire.
I suoi ultimi obiettivi sono Karin e Fredrik Christensen, felici residenti di Dianium, in Costa Blanca e la pista gli è stata data dall'amico Salva che ormai non può più proseguire nell'inseguimento. 
Ciò che ignora è che i due vecchietti abbiano presto sotto la loro ala Sandra, giovane vacanziera incinta e che i Christensen non sono gli unici ex nazisti della zona. Non sarà facile convincere questa giovane innocente della verità benchè presto molti dettagli inizino a saltarle agli occhi.


Il difetto principale del libro è che accade tutto e niente. C'è spesso questa atmosfera di phatos, di inquietudine, di ansia (in questo la Sànchez è stata brava). Sì, poi "succede qualcosa", ma nulla di poco più che eclatante.
Il clima complottista è sempre alle stelle appena la storia entra più nei fatti, anche se ad un certo punto mi viene da dire basta perchè di teorie complottiste ne sento troppe nella vita vera e, se deve essere così anche nei libri, almeno che siano da adrenalina!
L'unico personaggio che apprezzo è Juliàn, vittima incompresa di un periodo storico buio e delirante che non dovrebbe nemmeno essere nominato se non per averne terrore, ma che andrebbe conosciuto per non ripeterne gli errori. Capisco ed appoggio il suo desiderio di vendetta. Lui e molti altri sono stati massacrati da esseri infernali e non umani che hanno sterminato un numero incalcolabile di uomini che avevano solo la colpa di essere i diversi del momento, infatti non solo ebrei.
Eppure nessuno lo capisce e tutti vorrebbero che lasciasse perdere.
I nazisti sì, possono essere ancora pericolosi, ma quelli giovani per le ideologie errate e non ai livelli del passato, quelli vecchi sono effettivamente alla fine (dubito ne vivano ancora molti), sono spauracchi del loro passato, sembrano animali in fin di vita che cercano invano di difendersi. Pericolosi, ma ancora per poco. Certo, sembrano innocui vecchietti, però dietro sono gli stessi di un tempo che rimpiangono il passato agli ordini di Hitler.
Sandra è la sempliciotta caduta nel nido di vipere. Aprirà gli occhi, ma mi è stata abbastanza antipatica. E' incinta, sta da sola in una località di vacanza, non pensa nemmeno al futuro nome del bambino, è in crisi esistenziale sull'amore, ignora il padre della creatura, non dice nulla ai genitori...E un pò di senso pratico che sto bambino nascerà forse col freddo senza nemmeno un pannolino! Mica piovono dal cielo! Poi, colpo di genio, vuol fare l'eroina e con un figlio in grembo! E ma sei cretina! Povero bambino, che ha già fatto di male... La tipica trentenne, non italiana almeno, che vive nelle indecisioni e nei dubbi. Non pretendo certezze granitiche, ma almeno due vaghe idee su cosa fare nella vita. Al posto del padre del bambino sarei già esplosa con lei!

Ho molto apprezzato l'intervista all'autrice che mette l'accento sulla tendenza umana ad essere attratta dal turpe e dal peggio e dalla capacità che gli psicopatici hanno di essere manipolatori, logici e dunque capaci di essere accattivanti. Da questi dettagli potrebbe venire la nostra inedia di fronte a dittatori o  comportamenti rivoltanti.
E c'è l'inquietante dettaglio del cattivo che vince sempre. Secondo me non è vero in senso assoluto, ma quanta violenza c'è nel mondo e quanti colpevoli pagano per le proprie azioni malvagie? Pochi, anzi magari prosperano. E' una prospettiva davvero terrificante.

Il romanzo sostanzialmente non mi è dispiaciuto. Non lunghissimo, ma mi è sembrato troppo prolisso nell'esposizione e questo mi ha pesato assieme al girare sempre attorno alle situazioni e metterci eoni per risolverle. Se quello che ho letto si chiama risolverle.
Però si impara qualcosa e senz'altro si riflette, quindi può valere il tempo speso. Sarà perfetto per persone più pazienti!

2 commenti:

  1. Ciao! A me era piaciuto molto ma io sono un caso umano: adoro le lunghe descrizioni ahahahahahahahahahah
    Mi è anche piaciuta la scelta di parlare dell'olocausto da un punto di vista diverso, senza riproporre le solite ambientazioni.
    Ora sono curiosa di sapere se leggerai il seguito! ;)

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    1. Io per le lunghe descrizioni non ho proprio passione XD
      La scelta di narrare l'olocausto da un punto di vista diverso però mi è piaciuta. Non è il solito effettivamente.
      Leggerò il seguito quando sarò più quieta XD

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