04/10/17

Recensione di Le Cosmicomiche di Italo Calvino

Trama: «Avevo preso l'abitudine di segnarmi le immagini che mi venivano in mente leggendo un libro per esempio di cosmogonia, cioè partendo da un discorso lontano dal meccanismo di immaginazione che mi è consueto.»
(Da un'intervista del 1965)
I grandi miti della fantascienza: astronavi, macchine futuribili, viaggi interstellari, rivisitati e trasformati da una fantasia ironica e intelligente.


E' la seconda volta quest'anno che mi capita di leggere Calvino quest'anno e mi sorprende sempre più. 
Lo apprezzo come persona, molto tollerante ed attivo nei propri propositi, parte del merito, se non molta, è della famiglia, piena di scienziati, che lo ha educato nel laicismo (scelta molto ardita nel 1934).
In questa raccolta di racconti, fintamente fantascientifica, lo scrittore si sperimenta. Legge molto e le letture gli suscitano idee che poi cerca di tradurre in racconti, non tutti finiti subito, alcuni ritoccati molto o appena, ma quell'appena vuol dire tutto.



Tutto parte da una base scientifica, certo, ma nei fatti sono racconti  nati dall'estro per quanto logici e basati su fatti di scienza.
L'ordine è piuttosto confusionario, ma di fatto parliamo di nascita dell'universo, della storia arcaica. Infatti per cosmicomiche Calvino intende il passato, il tentativo di mettersi in contatto con cose antiche, l'attitudine degli uomini primitivi di affrontare naturalmente le cose. Mentre per comiche s'intende l'atteggiamento dell'uomo moderno verso cose grosse da affrontare.

E' divertente leggere questi racconti. Si passa da quando la luna era vicina alla terra, alla nascita del Sole, dei pianeti, della materia, dei primi esseri viventi, dei molluschi, dell'estinzione dei dinosauri. Il materiale è ricco e variegato, pertinente e sensato, per quanto l'ordine degli avvenimenti sia quasi casuale.
I racconti poi hanno delle chiavi di significato ulteriori.
Ad esempio, quando si estinguono i dinosauri, c'è la paura dei nuovi uomini del loro ritorno. Un dinosauro sopravvissuto si trova a vivere con loro. Lui diffidente verso di loro  e questi ultimi verso di lui, la morale è che per quanto diversi siamo tutti uguali, con gli stessi bisogni e che ognuno ha pertinenza nelle proprie ragioni (i nuovi uomini erano terrorizzati dai cattivi dinosauri non capendo che era la loro natura e il dinosauro sopravvissuto riflette ora su cosa pensava chi non era un dinosauro ma una preda).
Oppure nel racconto "Tutti in un punto" sembra la parodia di un condominio. Lo spazio ancora non esiste, siamo tutti i e la mancanza di spazio si sente come una difficoltà e ci sono i soliti meccanismi di simpatie ed antipatie.

Insomma, Calvino è sempre una garanzia. Fa svagare e riflettere assieme. E' perfetto anche per chi non ama molto i classici perchè ha un modo di scrivere franco, spedito, privo di fronzoli. Non sembra il linguaggio lento e dettagliatissimo del secolo scorso, a tratti arruginito.

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