19/03/17

Recensione de Il labirinto degli spiriti di Carlos Ruìz Zafòn

Trama: Barcellona, fine anni '50. Daniel Sempere non è più il ragazzino che abbiamo conosciuto tra i cunicoli del Cimitero dei Libri Dimenticati, alla scoperta del volume che gli avrebbe cambiato la vita. Il mistero della morte di sua madre Isabella ha aperto una voragine nella sua anima, un abisso dal quale la moglie Bea e il fedele amico Fermín stanno cercando di salvarlo. Proprio quando Daniel crede di essere arrivato a un passo dalla soluzione dell'enigma, un complotto ancora più oscuro e misterioso di quello che avrebbe potuto immaginare si estende fino a lui dalle viscere del Regime. È in quel momento che fa la sua comparsa Alicia Gris, un'anima emersa dalle ombre della guerra, per condurre Daniel al cuore delle tenebre e aiutarlo a svelare la storia segreta della sua famiglia, anche se il prezzo da pagare sarà altissimo. Dodici anni dopo L'ombra del vento, Carlos Ruiz Zafón torna con un'opera monumentale per portare a compimento la serie del Cimitero dei Libri Dimenticati. Il Labirinto degli Spiriti è un romanzo inebriante, fatto di passioni, intrighi e avventure. Attraverso queste pagine ci troveremo di nuovo a camminare per stradine lugubri avvolte nel mistero, tra la Barcellona reale e il suo rovescio, un riflesso maledetto della città. E arriveremo finalmente a scoprire il gran finale della saga, che qui raggiunge l'apice della sua intensità e al tempo stesso celebra, maestosamente, il mondo dei libri, l'arte di raccontare storie e il legame magico che si stabilisce tra la letteratura e la vita.

De Il labirinto degli spiriti non è possibile fare una recensione organica. Succede di tutto!
Certo, possiamo dire che la storia riprende da Daniel che vorrebbe risolvere il mistero della morte della madre e vendicarsene, ma non rende nemmeno l'idea.
Entra in scena Alicia Gris, spettro del passato e membro di un organo segreto che si occupa di casi particolari e scomodi, capeggiato da Leandro che è una sorta di padre per la giovane donna. Viene mandata ad investigare sulla scomparsa a Barcellona del ministro Mauricio Valls, presunto omicida della madre di Daniel. Ed ecco uno dei legami che la lega ai Sempere. Ad investigare con lei troviamo il capitano Vargas, uomo di polizia burbero ma anche ironico e di buon cuore. I siparietti dei due sono uno dei motivi che potrebbero giustificare la lettura del libro. Hanno entrambi una solida personalità (per chi conosce Alice Basso i due sembrano Vani Sarca e il commissario Berganza... ovvero una goth girl e l'uomo tutto d'un pezzo che stranamente hanno l'alchimia perfetta).
C'è un grande intreccio... Elementi dei libri precedenti, la storia di Fermìn che ci viene ancora una volta narrata nei capi che non ci sono ancora stati mostrati o chiariti del tutto come il suo arrivo a Barcellona, intrecci all'interno del libro stesso che alla fine è un impresa riallacciare ai fatti scatenanti. il mistero di capire chi abbia rapito Valls e perchè, i complotti del regime presenti più che mai, ombre che continuano a perseguitare i personaggi metaforicamente e non. E' una miscela esplosiva ed ogni volta che si arriva ad una conclusione c'è la rivelazione bomba che ci fa rimanere a bocca aperta o che ci fa capire che abbiamo travisato la situazione.
Mi aspettavo una presenza più forte di Daniel e Bea che invece sono quasi comparse. Alla fine è il libro di Alicia. Daniel passa dall'essere regredito ad un bamboccio dopo i notevoli progressi del primo libro a uomo collerico ed ombroso. Cioè ragazzo mio, datti una regolata. Bea è proprio una santa a sopportarlo!
Il finale, narrato da un Juliàn adulto (il figlio di Daniel e Bea),  l'ho trovato piuttosto spento e monotono. Bello, ma molto placido. Insomma, dopo tre libri al cardiopalma si nota la differenza.
Finalmente è stato chiarito il perchè della narrazione in una Barcellona sempre cupa. Certo, non ci può essere sempre il sole, ma era un'esagerazione che trova spiegazione nel clima che il Regime diffonde ovvero duro, violento, incerto. C'entra anche, dico io, l'industrializzazione. Ricordiamoci che Londra all'alba dell'industrializzazione si era ingrigita ancora di più.
Comunque, tirando le fila della lettura della serie posso solo dire che è fenomenale. Da molto non leggevo una saga così ben congegnata e complessa, ricca di colpi di scena e dove tutto sta in piedi.

Nessun commento:

Posta un commento