16/04/19

Recensione di L'amore non guasta di Jonathan Coe

Trama: Si direbbe che per Jonathan Coe il momento in cui si decide il destino di un individuo non sono i primi anni di vita, come suggerisce la psicoanalisi, ma quella sconfinata adolescenza e quel perpetuo fuoricorso che cominciano subito dopo aver lasciato il liceo e la famiglia e che corrispondono al vegetare dentro il calore debole ma protettivo di un'università di provincia, seguendo la trafila delle sessioni, degli esami, della laurea, di una tesi di dottorato sempre da scrivere e mai scritta. Robin si è laureato a Cambridge ma da oltre quattro anni sta preparando il dottorato a Coventry, cittadina rasa al suolo due volte, prima delle bombe tedesche poi dall'ultra liberismo della signora Thatcher. Un male oscuro sembra consumarlo, forse il ricordo di un amore lontano e mai dichiarato che tortura come il primo giorno. Intorno a questo "male" e alla misteriosa tesi di dottorato di cui nessuno ha visto un rigo, monta un clima di catastrofe imminente. Basterebbe un "tocco d'amore", forse. Forse l'amore non basterebbe. Ma è proprio lì che Robin si scopre muto, impotente. Jonathan Coe tesse in questo suo secondo romanzo i primi fili di quell'immensa tela che sarà La famiglia Winshaw. 

Eccomi al secondo appuntamento con Coe!
Questo scrittore è e continua ad essere una gradevole scoperta.

In questo volume assistiamo ad una piccola raccolta di racconti tutti strettamente interconnessi uno con l'altro perché poi andranno a costruire una trama più ampia.

Ted è un uomo molto bravo nel suo lavoro e ciò è dovuto al fatto che non lascia nulla al caso. Infatti, approfitta di un'occasione lavorativa per far visita a Robin, amico ed ex compagno di università che sta passando un duro periodo, su insistenza di sua moglie Kate.
Ciò che ne esce fuori è quel che accade tra due amici che non sono più amici. 
Ci si chiede: sono mai stati amici? Hanno vissuto la vita e le vicende in comune allo stesso modo o ognuno ha la sua personale versione dei fatti?
Il risultato è di invertire i ruoli. Se Robin sembrava un derelitto e Ted quello sano e giusto, all'improvviso quello brillante ci sembra sciapo ed ottuso, mentre quello da psicanalisi si rivela arguto, magari non si capisce se si concorda con lui, ma si sa che c'è altro nella sua persona.
Sin dal primo racconto, il filo conduttore passa dai taccuini con gli scritti di Robin che prenderanno vita uno in ogni capitolo.

Nel primo capitolo mi è piaciuta l'attenzione alle risposte già confezionate, date e ricevute in base all'interlocutore che abbiamo di fronte. Non penso parleremo mai con un anti abortista di aborto, se non per litigare, no? Si sacrificano onestà ed ideali, anche conflitti, per stare in pace.
Poi è sempre presente il tema politico, lo sento vicino all'autore che lo tratta con delicatezza eppure senza risparmiare nulla.
Si parla di Irlanda del Nord e dell'intervento militare inglese, della sua pertinenza e giustizia. C'è anche la questione della Libia, considerata fonte di terrorismo che per questo ha subito un attacco missilistico da parte di Reagan e delle reazioni del mondo, dell'Inghilterra stessa. Secondo l'articolo 51 del Trattato Onu non ci sarebbero stati gli estremi.
Un altro argomento importante è l'ambiente universitario. L'amica di Robin, Aparna, fa capire molto bene come ci siano gerarchie che resistono, non si fanno smantellare. Lei non riesce a laurearsi per le ostilità di un professore. Anche qui viene messo il dubbio. Ci vede giusto Aparna che si sente discriminata in quanto donna e indiana? Oppure davvero il suo lavoro è poca roba come lascia intendere il suo supervisore? E se il supervisore avesse delle mire...sessuali? Ho pensato anche quello. Poi ci sono quelle rivalità e frecciate tipiche dell'ambiente, tra professori, che nemmeno nelle grandi aziende... Così come l'ego dei professori che accusano gli studenti di poca serietà, di assenza di spina dorsale, nel caso di studenti stranieri anche di quelli che, di fatto, sono problemi di integrazione. Possono avere torto o ragione sia professori che studenti, anche se, nel caso del racconto, Aparna mi è sembrata una ragazza forte, di polso eppure quando il professore ha parlato mi è sembrato rigoroso anche lui ed è vero che gli studenti, quanto lo spesso sia soggettivo non saprei dirlo, perdono tempo e si impegnano poco.
C'è anche la questione della società inglese, ma a mio avviso anche centreuropea, molto protettiva. Le persone poi fanno le intellettuali, si permettono di giudicare, non avendo il coraggio di affrontare le cose ed entrando in un circolo vizioso in cui ci si crogiola nel passato, non si agisce e si continua a non agire. Il discorso è certamente più complesso di così, ma questo è il meglio che posso fare per un discorso filato.

Quel che è chiaro è che ognuno ha il suo punto di vista e le cose sono viste diversamente a seconda del luogo da cui si osservano i fatti. Il mio  punto di vista è diverso da quello del mio compagno, anche se viviamo gli stessi eventi e magari siamo d'accordo perché siamo due menti diverse. 
Altra verità è che vogliamo vedere le cose come garba a noi, influenzando ulteriormente i fatti. Ecco anche perché difficilmente il punti di vista è identico. Purché però si sia onesti e si sappia dentro di sé la verità, affermazione che mi spinge a capire il comportamento di Robin. Si è nascosto, ma poi la verità è uscita violentemente allo scoperto. Per lo meno è un'interpretazione del tutto libera.
Certo è che "l'amore non guasta" perché, quando c'è più amore, le sfide della vita si affrontano meglio. Quando manca, si sente subito.

La scrittura di Coe risulta comunque sopraffine, ricca, ricercata ed al tempo stesso scorrevole e un riposo per la mente e per gli occhi, facendo contemporaneamente lavorare il cervello.
Eccezionale!

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