25/06/17

Recensione di Le madri di Brit Bennet

Trama: Nadia Turner ha diciassette anni, frequenta l’ultimo anno di liceo in un college di Oceanside, non lontano da San Diego, e porta nel cuore il peso insopportabile del suicidio della sua mamma, avvenuto pochi mesi prima. Nadia vive, o sopravvive, insieme al padre, uomo buono ma incapace di una relazione con lei. Nonostante tutto le ricordi il dolore e la colpa di sua madre, Nadia si ribella e guarda avanti, aspettando di sapere se è stata ammessa a una delle università cui ha fatto domanda e innamorandosi di Luke Sheppard, che proprio come lei ha qualcosa da dimenticare: figlio del pastore della chiesa che entrambi frequentano, era un campione nella squadra di football del college, ma una brutta frattura ha spezzato la sua gamba e la sua promettente carriera. La loro storia è emozionante e trasognata come tutti gli amori a quell'età, fino a che Nadia non rimane incinta, e le sembra che abortire sia la sola scelta giusta: è così facile, ogni ragazza oggi sa che è un diritto per il quale generazioni di donne hanno lottato. Nadia nasconde il suo segreto a tutti, compresa Aubrey, la nuova grande amica che condivide con lei il dolore di una madre perduta. Da giovani gli anni corrono veloci, senza quasi accorgersene Nadia, Luke e Aubrey diventano adulti: e quando Nadia torna a Oceanside per il matrimonio di Aubrey, l’ombra delle scelte compiute durante quella lontana estate in riva al mare cala improvvisamente su di loro come un debito da pagare, come una domanda che esige risposta. A narrarci la loro storia sono “le madri”, il cuore della comunità della Upper Room Chapel, che danno voce al coro senza tempo delle donne, a volte pettegole e spietate ma più spesso capaci di ascoltare le parole non pronunciate, di scrutare i segni dei tempi, di portare nel loro grande cuore il segno di un destino difficile. 


Ambientato nella comunità nera della California del Sud, il romanzo d’esordio di Brit Bennett è un libro sull'amore, sui desideri, sulle luci e le ombre – scandagliate senza retorica e con coraggio – dell’essere madri. Con una scrittura incredibilmente matura e al tempo stesso freschissima ci pone una domanda bruciante: quando diventiamo adulti, è possibile sfuggire al peso delle scelte compiute dai noi stessi più giovani che siamo stati?

Trovo Le madri un libro difficile da spiegare (anche perchè la trama ci fa un piccolo (?) spoiler.
Possiamo dire che la storia inizia con Nadia, orfana di madre, si butta tra le braccia di Luke, ragazzo dai sogni infranti ai seguiti di un incidente sportivo. Entrambi i ragazzi non sono pronti ad una relazione, si rifugiano l'uno nell'altra, senza di fatto parlarsi mai veramente. Le cose si complicano quando lei rimane incinta e sarà la rottura. Lei non vuole tenere il bambino, scottata dall'essere figlia non aspettata di una donna a sua volta giovanissima all'epoca della gravidanza, le cui ali sono state tarpate da questa figlia arrivata in anticipo, che forse è anche la causa della morte di questa ragazza dai sogni interrotti. Lei non vuole fare la fine della madre, vuole un futuro, la libertà, fare quel che sua mamma non ha potuto fare. Però ci rimane di sasso quando, dopo averle dato i soldi per l'intervento, Luke non la viene a prendere, quindi dopo l'intervento dovrebbe riposare, ma va in cerca del ragazzo, per trovarlo poi ad una festa dove, manco a dirlo, si ubriacherà e rovinerà il furgone del padre. Per ripagarlo dovrà fare da assistente alla madre di Luke, moglie del pastore, donna niente affatto simpatica né elastica mentalmente. Però non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti farà amicizia con Aubrey, ragazza dolce, riservata, disponibile ad aiutare tutti.
La vita va avanti, Nadia studia, si impegna, vale sempre più, torna raramente a casa, fino a che Aubrey non le rivela del matrimonio con Luke e dire che non le interessa non è esatto perchè la storia subisce una svolta, ma non avrà un finale. Certo, sapremo cosa accadrà, ma non è classificabile in "bello/triste/conclusivo".

La storia in questo romanzo conta, ma conta molto anche quello che vuol dire la Bennet.
Parliamo di una storia nella comunità nera, difficile già di per sè. E del fatto che non siamo tutti uguali nemmeno nella stessa "etnia" perchè, chissà, magari la storia di Nadia avrebbe subito una svolta se Luke non si fosse vergognato di Nadia perchè chissà cosa penseranno i suoi o la gente, lui è il figlio del pastore. C'è un appena percettibile razzismo anche tra neri, è "ironico".
Ci parla anche del fatto che tutto il mondo alla fine è paese e il cristianesimo (quel che nel bene e nel male conosco meglio) crea zizzania ovunque vada. Insomma, serve un comportamento decoroso, il resto è un optional! 
"Le madri", vera voce narrante della storia, raccontano i fatti. Spesso piene di giudizio, anche non conoscendo i fatti, crudeli, sicure della loro idea, per poi stupirsi e cambiare giudizio da sostenere, mai negando che loro possano aver sbagliato. Pronte a scandalizzarsi contro aborti e scostumatezza. Ma guardare la trave nel proprio occhio, mai? E infatti i casini sarebbero scoppiati lo stesso, ma le lingue lunghe aiutano, si sa.
C'è anche da dire che senza dialogo non si va da nessuna parte. I problemi si amplificano come sempre ed a dismisura col silenzio. Se qualcuno parlasse a volte si eviterebbero molti guai.
Si parla però anche di convinzioni "sbagliate". Prendiamo Nadia.. Un figlio un guaio, un impedimento, una rovina! In un certo senso si, ma tutto questo orrore le ha trasmesso la madre? Ovvio, si è ammazzata, quindi felice non era (magari con un uomo più comunicativo sarebbe stato meglio), ma tutto questo doveva regalare alla figlia? Non so, va bene mettere in guardia i figli, però temo che abbia esagerato. Anche perchè poi un velo di dubbio alla figlia resta, non si libererà mai di quel che ha fatto. La quale, inoltre, sa solo farsi del male perchè per seguire "la strada giusta", i suoi desideri, non si accorge di schiacciarsi o, almeno, me ne dà l'idea.
Ho trovato lenta la narrazione, pesante la scelta di saltare periodicamente da un punto di vista all'altro, da un tempo ed un luogo all'altro. Un pò disorientante, anche se ha senso perchè, anche se non sappiamo tutto al dettaglio, prima o poi, tutto torna.

In definitiva non posso dire che sia stata una brutta lettura. Mi ha comunicato sentimenti, rabbia, sconvolgimento, disappunto. Poca gioia, ma tanti pensieri che è un obiettivo che deve avere un libro secondo me: farmi rilassare, ma pensare senza angustiarmi. Scusate lo sproloquio, però non si poteva parlare del libro in tre righe.



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