31/05/18

Recensione di La misura eroica di Andrea Marcolongo

Descrizione: Giasone è solo un ragazzo quando, inesperto del mare e della vita, insieme ai compagni Argonauti salpa con la nave Argo, la prima costruita da mano umana, verso la remota Colchide alla ricerca del leggendario vello d'oro. Per poi, vittorioso, fare ritorno con l'amata Medea nell'Ellade, fra le paure, le tentazioni e le insidie proprie di ogni lunga navigazione in mare aperto.                                               Quella narrata da Apollonio Rodio nelle Argonautiche, e magnificamente ripresa da Andrea Marcolongo in queste pagine, è la storia universale e sempre attuale del delicato passaggio all'età adulta di un ragazzo e una ragazza, che trovano la «misura eroica» attraverso il viaggio e l'amore. Ed è il racconto della difficile arte di partire, abbandonando la terraferma e varcando quel confine che siamo chiamati a superare ogni volta che qualcosa di potente ci accade e ci cambia per sempre. Per diventare grandi, non importa quanti anni si abbiano.                                                                  Poiché, però, prendere il mare significa esporsi al pericolo di naufragare, ai versi del capolavoro della poesia ellenistica l'autrice affianca, in una sorta di controcanto, la prosa disadorna ma pregnante di How to Abandon Ship. Come abbandonare una nave, un manuale inglese del 1942 che qui, a dispetto del titolo, non rappresenta un manuale di fuga, ma un compendio di strategie per resistere e superare i naufragi della vita.                                                                                                                                           Dopo il best seller La lingua geniale, in cui ha mostrato quanto profonde siano le tracce lasciate dal mondo greco nella nostra contemporaneità, Andrea Marcolongo torna a scrivere per raccontare il suo personale viaggio verso quella agognata Itaca che è per tutti l'età adulta. Forse l'unico modo, sicuramente il più sincero, per rispondere alle domande dei suoi tanti lettori. C'è ancora posto per il passato nel nostro futuro? Perché la paura deve essere necessariamente un sentimento di cui vergognarsi? Perché non ci siamo mai sentiti così soli nella storia dell'umanità? Perché ogni giorno tutti noi - umani e contemporanei Argonauti - navighiamo attraverso i mari per diventare diversi da come eravamo quando abbiamo lasciato la riva?                                                                                  La misura eroica ci ricorda quello che ogni viaggiatore dovrebbe sapere. Qualunque meta non è mai il punto di arrivo, ma è innanzitutto il punto di svolta: il senso di qualunque scelta, di qualunque viaggio, non è il dove si arriva, ma il perché si parte.

E' passato poco tempo da quando ho letto "La lingua geniale - 9 ragioni per amare il greco" di cui mi sono innamorata.
Quindi, quando in biblioteca ho visto il nuovo volume mi sono precipitata a leggerlo!
Non sapevo cosa aspettarmi perché il tema, per quanto classico, non verte solo  ed esclusivamente sulla lingua, benché importante, ma sul mito di Giasone e degli Argonauti, dunque del viaggio, della crescita personale.
So che la storia insegna, che miti e leggende possono impartire lezioni (e raramente si applica quanto appreso!), ma, almeno su questi ultimi non ho mai riflettuto molto ed ho potuto verificare che questo racconto greco va oltre l'avventura.
Ora ho potuto apprezzarlo al meglio e conoscerlo perché a scuola la letteratura antica si fa al volo.

Ho ritrovato me e la vita, non sempre in positivo.
Questo mondo è sempre più veloce, ossessionato dalla fretta, iper connesso eppure dove tutti sono soli, sempre più povero di parole, pieno di fallimenti nascosti o illuminati a segnalare la vergogna di qualcuno, ricco di un'umanità a riva. Per quanto possiamo negarlo, ne siamo tutti, almeno un pò, succubi. Non me ne sottraggo.
La lettura de La misura eroica mi ha ricordato la ragazza di ieri che mi manca. Difficile, ma determinata, sono andata avanti senza tentennamenti per perseguire i miei obiettivi, con le voci contrarie sempre presenti, finché queste voci non sono diventate molto forti ed hanno parzialmente vinto. Certo, alla fine ho fatto sempre e comunque quello che volevo, ma ho anche ceduto su qualcosa d'importante. Infatti oggi mi riconosco poco ed ultimamente sto cercando di tirarmi di nuovo fuori, nonostante gli sforzi originari di non perdermi, riusciti solo in parte. Posso dire di aver iniziato un viaggio di imprevedibile durata, con alti e bassi, e mi auguro di arrivare al mio obiettivo, senza la pretesa di perfezione che avevo un tempo.
E mi chiedo: come ho fatto a cadere dopo aver passato l'uscita forzata da casa a quindici anni, una famiglia complicata e chiusa da sempre, degli anni scolastici dolorosi perché raramente i miei coetanei mi mostravano empatia? Forse sono solo  stanca, ma ho nostalgia di me.

Ho trovato riflessioni meravigliose, citazioni splendide e paragoni alla realtà odierna interessanti. Non riesco a capire chi si riferisce all'autrice come ossessionata dall'amore o manipolatrice di racconto e scrittura. O è una persona molto cinica o ha travisato il messaggio.
Ho recentemente letto un altro volume che vorrebbe analizzare i sentimenti, ma sciorinava luoghi comuni e riflessioni (peraltro spesso intricate e pesanti) all'interno di un romanzo che serviva al solo sfogo del proprio io. Non ci ho trovato un disegno, della logica. Solo un monologo incapace di catturare la mia attenzione ed il mio cuore.
Qui invece riflessioni, storia e delucidazioni, sentimenti sono perfettamente allineati.
Parlare di mito, storia, paragoni con la vita attuale e con la vita di Andrea, del significato delle parole (quest'ultimo molto importante perché ne so pochissimo, ma mi piace molto cercare di capire).
Io ci ho ritrovato la realtà, l'emozione, la determinazione.
Ad esempio, chi sapeva che xenofobia viene da xenìa e phòbos, rispettivamente ospitalità e paura? Termine coniato il secolo scorso perchè nell'antica Grecia queste due parole non sarebbero mai state associate. E non è forse attuale in questa Italia razzista? Altrimenti non si può definire questo paese negli ultimi anni.
Queste parole mi hanno fornito pace e fiamme, un'antinomia, ma è così che mi sento.
Oltre ad aver allungato la mia lista di libri o strumenti che desidero leggere/introdurre in casa :-)


2 commenti:

  1. Ciao! Io sono un'amante del mondo classico...questa lettura mi attira!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io! Andrea Marcolongo è una garanzia!

      Elimina