Pagine

13/08/19

Recensione di Half bad di Sally Green - vol. 1

Trama: La magia esiste, ed è spaccata da una guerra millenaria. Appartenere a un fronte definisce il ruolo di ciascuno nel mondo, garantisce compagni e alleanze; ma soprattutto decide chi sono i nemici, che vanno giustiziati senza rimorso. Nathan vive in una zona grigia: figlio di una maga Bianca e dell'Oscuro più terribile mai esistito, cresce nella famiglia materna, evitato da tutti, vessato dalla sorellastra, perseguitato dal Concilio che non si fida di lui e anno dopo anno ne limita la libertà, fino a rinchiuderlo in una gabbia. La stessa guerra che divide il mondo della magia si combatte nel cuore di Nathan, in perenne bilico tra le due facce della sua anima, che davanti alla dolcezza di Annalise vorrebbe essere tutta Bianca, e invece per reagire alle angherie si fa pericolosamente Nera. Ma è difficile restare aggrappato alla tua metà Bianca quando non ti puoi fidare della tua famiglia, della ragazza di cui ti sei innamorato, e forse nemmeno di te stesso.

Half bad è il primo romanzo di una trilogia fantasy e opera prima di Sally Green.
La storia è trita e ritrita a livello di trama.
C'è Nathan, figlio mezzosangue di un Incanto Bianco e di un Incanto Nero, illegale per la società Bianca. E' un reietto e come tale viene trattato. Empatia zero.
Insomma, bene contro male, anche se i cosiddetti buoni fanno schifo. Sono perfidi, arroganti e superbi. Quel che leggiamo all'inizio è solo il minimo che il giovane dovrà sopportare, supportato solo dai fratellastri Arran e Deborah, più rudemente ed in maniera meno evidente dalla nonna. La sorellastra Jessica è crudelissima, così come la famiglia O'Brien, composta da Cacciatori di Incanti Neri e da Incanti Bianchi purissimi, tranne un componente che apprezza il giovane perseguitato.

Tutta la vita di Nathan è un errore, il suo unico obiettivo è raggiungere  i diciassette anni per ricevere i Doni che lo renderanno Incanto (ma di che tipo?). Sarà certamente un cammino duro ed improbabile.

E' una storia che ricorda Harry Potter per l'insistenza a dividere Incanti e Profani ovvero i non magici, ma che riporta a molti temi reali. Leggendo ho pensato alla dislessia di cui mi sembra soffrire Nathan, razzismo a livelli più o meno evidenti (bianchi contro neri nel senso classico del termine, ma anche in senso di categoria di appartenenza), bullismo (cosa non patisce Nathan), persecuzione culturale ed etnica (cosa fa il Consiglio).
Lo stile è scorrevole, grezzo,accattivante, non punta ad esercizi di eleganza narrativa.
Anzi, all'inizio confonde perché ci troviamo in un clou narrativo e la strada è lunga, tra avanti ed indietro, sino ad arrivare al punto zero, in cui gli eventi proseguono.
La storia è certamente narrata in maniera semplicistica, molte le zone oscure o non approfondite.
E' però zeppa di angoscia, rabbia, dolore, violenza. Gioia e risate? Gocce nell'oceano. Vi sono errori frequenti nei tempi verbali, spero voluti visto il disturbo di Nathan che pare tipico degli Incanti Neri. E io mi chiedo chi siano. Sono davvero il male? Perché sembrano non esistere? Dove vivono? Chi sono? Le risposte sono a malapena elargite.
Alcuni personaggi sono male abbozzati benché ricchi di potenziale, quando la storia entra nel clou.
Comunque una serie che si prospetta emozionante e che crea aspettative, benché verso la fine sembra che l'autrice voglia correre per arrivare alla fine, gettando avvenimenti qui e lì. Sono fiduciosa e presto leggerò i seguiti.


Nessun commento:

Posta un commento