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12/08/19

Recensione di Nel silenzio delle nostre parole di Simona Sparaco

Trama: È quasi mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall’esterno, iniziano a divorare ciò che trovano.
Due piani più in alto, Alice scivola nel sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non trova il coraggio. È un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, tantomeno il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada, nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per tutti loro non c’è più tempo: un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare loro un nuovo significato.

Con una straordinaria sensibilità e una scrittura che diventa più intensa a ogni pagina, Simona Sparaco indaga i momenti terribili in cui la vita e la morte si sfiorano diventando quasi la stessa cosa, e in cui le distanze che ci separano dagli altri vengono abbattute dall’amore più assoluto, quello che non conosce condizioni.


Erano anni che non leggevo qualcosa di S.Spartaco.
L’ultima volta è stato con “Nessuno sa di noi”, feroce, brutale e sincero.
Ci ho voluto riprovare speranzosa.
Sono stata massacrata nuovamente, con gioia.
Le vicende sono ispirate a fatti reali, all'incendio della Grenfell Tower di Londra ed all'articolo scritto dal compagno Gramellini.
La Sparaco rende evidente la sua capacità di entrare nelle teste altrui, con precisione chirurgica, anche se sono molto diverse dalla sua.
Parla per bocca di un ex ballerina e neomamma, di un’anziana algerina, di una giovanissima turca lesbica e di una confusa ragazza italiana, ma anche dei loro congiunti più prossimi. Il tutto è ambientato a Berlino, facendo sembrare al lettore di essere lì e di vivere le 24 ore che portano al tragico incendio colposo di un vecchio condominio.

Si respira pura umanità.
Alice, l’italiana, sta cercando se stessa, lontano da una madre militaresca che però l’ha cresciuta con amore, e vive una storia con un giovane tedesco con libertà e gioia, pure se sentendo la nostalgia di un padre affine.
Naira, l’algerina è più difficile da inquadrare. La sua severità ha fatto allontanare un figlio che ama più di se stessa e soffre per la loro lontananza.
Heya invece è intraprendente, ha appena cominciato a capire chi è e le manca il coraggio per affermarsi ulteriormente nella sua famiglia turca e per avvicinare Polina.
Quest’ultima è la neomamma di origine slava che sta vivendo male la maternità. Crede di odiare o almeno di non essere dotata di istinto materno, invece non è stata educata ai sentimenti e soffre per aver dovuto lasciare la danza classica, la sua ragione di vita.
Quattro storie che hanno per oggetti gli inquilini del condominio. Un romanzo magistrale, dal registro e dal lessico semplice, ma confezionato su misura per ogni personaggio. Ci sono anche brevi, inquietanti paragrafi che fungono da spartiacque, che descrivono le fasi dell’incendio in maniera tecnica eppure ricca di presagio.
Eccezionale e spietata, ma va dritta al cuore.


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