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10/05/19

Recensione di La famiglia Aubrey di Rebecca West - Vol. 1

Trama: Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune: una famiglia di artisti. Poveri ma molto uniti, fanno fronte alle difficoltà quotidiane con grande spirito. Si spostano in continuazione a seconda dell’impiego del padre, Piers: giornalista e scrittore molto stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco d’azzardo. 
È la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata, ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci, votate al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino minore, Richard, è adorato e coccolato da tutti; e infine c’è Cordelia, la figlia maggiore: molto bella e naturalmente non priva di velleità artistiche, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene. 

In questo primo romanzo, che copre un arco di dieci anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, fra vicende più o meno importanti i figli cominciano a prendere ognuno la propria strada e così anche i genitori. 
Personaggi indimenticabili, un senso dell’umorismo pungente e un grande talento per la narrazione rendono la trilogia della famiglia Aubrey un grande capolavoro da riscoprire.

Dopo una lunga attesa, ecco tra le mie mani La famiglia Aubrey che ero tanto curiosa di leggere.
Questa scrittrice è stata a lungo ignorata benché attiva nelle lettere e il figlio che ha avuto non fosse nato dalla relazione con un signor nessuno bensì con H.G. Wells.

Questa è la storia della famiglia Aubrey, un clan familiare irlandese-scozzese che vive nel  Regno Unito a cavallo tra '800 e '900 e quindi ha anche cavalcato tutti i cambiamenti tipici dell'epoca.
La famiglia si trasferisce dalla Scozia a Londra. Sono molto poveri, ma uniti e tutti artisti, ognuno  a modo suo. Il padre, Piers, è uno scrittore col vizio del gioco, Clare ormai è una casalinga, ma è stata una virtuosa musicista e sta trasmettendo questa inclinazione ai figli. Le più dotate sono Mary e Rose, Cordelia non è capace di mettere sentimento e talento nella musica, mentre il piccolo Richard Quin è ancora acerbo ma adorabile. Fa parte del "clan" Kate, cuoca e tuttofare di casa.


Non succede "niente" nel senso che sono le semplici cronache familiari di una famiglia atipica dell'epoca.
Un aspetto che mi è piaciuto particolarmente è la saltuaria comparsa del paranormale. All'inizio temevo di aver capito male, che fossero capitoli/periodi magari onirici. Invece è proprio così e ci stanno proprio bene. Ci sta bene un tocco tra l'esoterico ed il paranormale, a dire che tutto è possibile, anche se spesso ci si scontra con il bigottismo dei protagonisti, in particolare di Clare.
Su di lei ho cambiato molto il parere in lettura. All'inizio la capivo, una madre che fa il meglio per i figli, in difficoltà finanziaria, con un marito che agisce diversamente da lei e non ne comprende  i crucci. Il suo giubilo nel pagare in anticipo una spesa quando ci sarebbe tempo, tanta è la gioia di saldare prima che quell'importo diventi un debito. E' una donna sola, irrealizzata, sepolta da troppi pesi. Poi però ne esce la musicista che anche senza voler essere presuntuosa lo è. Tutto ha a che fare con la musica, solo lei ne capisce.  Alla fine ne esce come una persona assennata, ma mi ha urtata, come Rose che ha assimilato molto da lei, anche troppo. La presunta "franchezza" e l'ossessione musicale. All'inizio non sopportavo Cordelia, ma ben presto è diventata "la mia preferita". E' supponente, ma è l'unica capace di mettere i piedi per terra. Ha delle velleità? Si crede chissà chi? Pensa troppo all'apparenza (come oggi del resto)? Sì, ma se non altro per conseguire obiettivi ed allontanarsi dalla povertà. Non c'è nulla di male a non avere un centesimo ed essere presi male, ma snerva e logora sotto vari punti di vista. Non tutti la sanno "portare" bene e senza stress.
Importanti saranno presto anche Costance e Roasmund, parenti di Clare (moglie del cugino e figlia) che saranno sempre più presenti nella storia coi loro caratteri particolari.
Purtroppo  la realtà si abbatte a più riprese sulla famiglia, nonostante ci sia un buon equilibrio tra buone notizie e grandi batoste, come nella vita vera, insomma.
Sono comunque una famiglia come tante, con momenti comuni come il Natale passato assieme per quanto in povertà, ma ricco di gioia ed attenzioni per gli altri.

Questo romanzo parla di cambiamenti. Si entra nel nuovo secolo, il progresso avanza. Si prospettano nuovi equilibri sociali, la sempre più forte indipendenza richiesta dalle donne, nonché nuovi scenari politici e nessuna di queste notizie è accolta granché bene. Nonostante il progresso, temo che si voglia restare nel passato perché è sconvolgente immaginare donne libere e un mondo al collasso.
Contano anche le relazioni familiari ed i metodi educativi, le responsabilità che si pensa di essersi presi e quelle abbandonate senza pensare (infatti c'è un personaggio che mi ha fatto consumare lo stomaco per la rabbia dei suoi comportamenti: Piers! Se all'inizio pensavo fosse un cretino, il povero "uomo geniale ma incompreso" a detta della moglie, che inspiegabilmente lo porta in palmo di mano, sempre, alla fine si rivela qualcosa che non è educato nominare).
E' interessante che i genitori non vogliano mettere al corrente i figli dei guai di casa, quando in realtà  i ragazzi capiscono più del dovuto e magari si fanno preoccupazioni enormi dovute ai problemi di soldi ed ai tanti traslochi ed incertezze che hanno causato instabilità e timori.
Mi ha un pò scocciato la presunzione "d'origine" quando Clare, scozzese, fa riferimenti verso gli "inglesi" (che di sicuro faranno lo stesso) in quanto tali. Non la sopporto in genere, anche nella stessa Italia tra nord e sud, sembra una gara a chi è migliore anche quando non si insinua nulla.

Nonostante la mole si legge in fretta. Non è adrenalinico e non si avverte la spinta a terminare la lettura, pena atroci sofferenze nell'attesa, ma è gradevole, come venire ragguagliati da amici di famiglia o parenti circa i propri crucci e la propria vita.
La scrittura è fluida e scorrevole, ma non si ricorre all'espediente di un linguaggio semplicistico bensì a frasi eleganti e al contempo non astruse.
Leggerò, spero presto, il secondo volume da poco uscito per leggere degli Aubrey che stanno diventando grandi.

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