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06/06/18

Recensione di Un attimo, un mattino di Sarah Rayner

Trama: È un lunedì mattina come tanti, sul treno che porta i pendolari da Brighton a Londra. Nei vagoni, visi assonnati, preoccupati, speranzosi. Qualcuno finisce di truccarsi, qualcuno legge, c’è chi chiacchiera e chi ascolta musica dall’iPod pensando alla giornata che lo aspetta. Per Karen e suo marito è una giornata felice: stanno andando a firmare per il mutuo della nuova casa, che accoglierà loro e i due figli. Lou, dal sedile accanto, li osserva e la loro evidente complicità la mette di buon umore, anche se prova un pizzico di invidia per quell’amore sereno e totale che a lei sembra negato. Anna, invece, qualche carrozza più in là, sogna di acquistare la giacca di cui ha visto la foto sulla rivista che sta sfogliando, e piega l’angolo della pagina per ricordarsene.

È tutto normale, è tutto tranquillo... ma poi qualcosa, di colpo, rimescola le carte della vita e quel mattino come tanti diventa il punto di svolta, l’inizio di una settimana drammatica. Legate da una tragica casualità, le tre donne affronteranno insieme i giorni seguenti e troveranno nella loro amicizia la forza per superare il dolore. Insieme scopriranno che, se davvero basta un attimo perché tutto vada in frantumi, la vita non si ferma e ci chiede di tenere il passo..

Letture del tutto impreviste per le challenge! Considerando che ultimamente manco volevo leggere un libro ambientato nel paese della Union Jack. Niente di personale, ma non ora e non di questo genere.
Ma dei libri a disposizione su quel paese era quello che mi attraeva di meno per la trama ed allo stesso tempo di più a pelle.

Il treno delle 7.44 in partenza da Brighton verso Londra è il più utilizzato dai pendolari. Un lunedì mattina come tanti però accade una terribile disgrazia: un uomo muore.

Per la maggioranza dei passeggeri tutto si riassume in shock e parellalmente in scocciatura per i disagi causati dall'incidente e l'imbarazzo per averlo pensato.
Ma per tre donne la vita subisce uno scossone: Karen, la moglie del defunto, Lou, quella che si accorge per prima del malore ed Anna, migliore amica di Karen, ma che si trova in un altro scompartimento.
Le tre si troveranno la vita rimessa in discussione perchè, ad eccezione di Lou, i cui fili del destino si intrecceranno prima con Anna, Simon, il marito di Karen era il pilastro delle altre due. Un uomo imperfetto, ma giusto e pieno di spirito.
Karen dovrà reggere il colpo, organizzare tutto quanto necessario (avvisare amici e colleghi, sistemare l'acquisto della nuova casa, predisporre il funerale, magari realizzare l'accaduto), comunicare la notizia ai bambini piccoli. Uno strazio perchè avrà il diritto di crollare, ma il dovere di assistere i figli. Un evento che per fortuna la maggior parte di noi non è tenuta a vivere.
Anna le è vicina, soffre anche lei perchè Simon era un caro amico, ma la sua morte la mette davanti all'evidenza dei forti problemi col compagno. Ammetto che certi suoi commenti tipo "la casa è mia" mi avevano infastidita ed ho pensato fosse molto materialista. Lo è, ma poi ho capito perchè a volte si esprimeva così con lui.
Lou è l'elemento esterno che però sarà fondamentale, per lei e per Karen ed Anna. Si influenzeranno a vicenda. E' gay, lo tiene nascosto alla madre da una vita e, non contenta, fa per passione l'educatrice in un plesso speciale con bambini e ragazzi difficili, espulsi dalle scuole perché ritenuti inidonei, pericolosi. Il suo compito è aiutarli a risolvere i loro problemi e poter rientrare in un comune percorso scolastico. Con alcuni però è più che difficile che con altri ed alcuni puntano come squali alla sua non dichiarata inclinazione sessuale, che lei in terapia non ha comunque la possibilità di discutere perchè contrario al rapporto paziente-terapeuta. Ciò la metterà privatamente in crisi.

Questo romanzo è tutto e niente al contempo.
Il registro utilizzato è leggero, i termini più che semplici. Eppure non è di completo intrattenimento, non è una schifezza e nemmeno un capolavoro.
A tratti lo stavo bollando come "niente di che", ma in alcune parti invece mi ha colpita. 
Mi sono immedesimata in Karen, spossata dal realizzare l'eventualità di un evento simile nella mia vita. Probabilmente ce la farei, ma è devastante anche solo pensare di viverlo.
Ho avuto affinità anche con Anna nel suo tener duro, essere pragmatica e forte, capace di accantonare i pensieri per andare avanti eppure sempre profondamente consapevole di problemi che conosce a menadito, ma che non sa come affrontare senza creare guai. Nessuno la conosce davvero, se non Karen.
Ho avuto un ottimo feeling anche con Lou, la repressione dei suoi veri sentimenti per non causare problemi in famiglia, la difficoltà nell'affrontare le tempeste emotive ed al contempo la dignità morale.
E' un romanzo che può parlare al cuore, quindi mi stupisco che non mi abbia tenuto sempre desta con attenzione e sentimenti. Non so se sia una caratteristica tipica dei romanzi contemporanei inglesi (l'autrice è britannica) o, più probabilmente, una mia errata percezione circa questo romanzo.
Avrei voluto che alcuni aspetti fossero analizzati di più, ad esempio le sedute con i ragazzi problematici ed invece l'argomento viene appena accennato.

Tutto sommato dunque posso dire che è un buon romanzo, abbastanza lungo, ma capace di intrattenere ed al contempo emozionare e far riflettere. 
Tutto ruota attorno a questo lutto, ma ogni situazione che viene presentata al lettore viene risolta, non ci sono domande vere e proprie in sospeso benché si capisca bene che le vicende proseguiranno anche senza di noi. Il lettore ovviamente potrà divertirsi ad immaginare come continueranno le vicende.

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